Economia

Chi ha inventato il price cap?

Economista e docente della University of Massachusetts Amherst, Isabelle Weber ha proposto l’idea di un tetto al prezzo del gas ben prima dello scoppio della guerra
Credit: Marzena Skubatz/via: spiegel.de
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20 ottobre 2022 Aggiornato alle 19:00

Isabelle Weber, economista e docente alla University of Massachusetts Amherst, è stata la prima a parlare della possibilità di istituire un tetto al prezzo del gas. Questo concetto - noto anche come price cap - è una misura europea pensata negli ultimi mesi, quando lo scoppio della guerra in Ucraina ha reso evidente quanto l’Europa dipenda dalle forniture russe. Ma, in realtà, è stato teorizzato ben prima da Weber.

Il 29 dicembre 2021 l’economista ha scritto sul Guardian un articolo intitolato Could strategic price controls help fight inflation? (“Un controllo strategico dei prezzi potrebbe aiutare a combattere l’inflazione?”). Nel testo, realizzato prima dello scoppio del conflitto, è stata analizzata per la prima volta l’ipotesi di mettere sotto controllo il prezzo dell’energia. La crisi del gas, infatti, era già in corso.

Le banche centrali del mondo hanno promesso di intervenire sull’inflazione, ma stanno sottovalutando l’esplosione dei profitti che si sta verificando tra le società che vendono energia. Quando si presentano situazioni eccezionali o uno shock esterno colpisce l’economia così forte da non far funzionare più il gioco della domanda e dell’offerta, lo Stato deve regolare il prezzo dei beni, come è successo con la pandemia (che ha fatto crollare le catene di approvvigionamento) o accade ora con la guerra (e il prezzo dell’energia sta cambiando). In situazioni simili bisogna innanzitutto valutare una strategia di controllo dei prezzi, come è successo dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando l’amministrazione Roosevelt impose un controllo rigido e istituì un ufficio per l’amministrazione dei prezzi.

Sempre nel suo articolo, Isabelle Weber, parlando di inflazione, fa una divisione degli economisti in 2 gruppi: team transitory e team stagflation. Il primo crede che non ci si debba preoccupare dell’inflazione perché è un fenomeno passeggero che finirà in poco tempo, mentre il secondo esorta al contenimento fiscale e all’aumento dei tassi d’interesse. Ma c’è anche una terza opzione: il governo potrebbe colpire i prezzi specifici che causano l’inflazione.

Una delle principali critiche ricevute per il price cap sul gas è che una diminuzione del prezzo potrebbe disincentivare le persone a passare alle energie rinnovabili. Isabelle Weber, quindi, controbatte prendendo come esempio lo stesso modello ma applicato all’elettricità, adottato dalla Germania a febbraio. Una famiglia riceve la quantità necessaria (di elettricità, in questo caso) da parte del governo al di sotto dei prezzi di mercato e, qualora venga superata, paga l’eccesso al prezzo corrente. Così facendo, le persone sono più inclini a risparmiare. E il piano di Weber è quello di seguire lo stesso schema con il gas.

A dicembre scriveva: «Per usare una metafora: se la vostra casa è in fiamme, non volete aspettare che il fuoco si estingua e nemmeno distruggere la casa allagandola. Un vigile del fuoco abile spegnerà il fuoco dove sta bruciando per evitare il contagio e salvare il resto. La storia ci insegna che un approccio così mirato è possibile anche per l’aumento dei prezzi».

9 mesi dopo la pubblicazione dell’articolo - che le è valso un attacco dal premio Nobel Paul Krugman - con numerosi governi che seguono le sue indicazioni, l’economista è stata chiamata in qualità di esperta dal Congresso degli Stati Uniti, dalla Commissione Finanza della Germania e, qualche settimana fa, ha partecipato alla prima riunione della Commissione per il gas tedesca. Dove, per l’appunto, ha consigliato cosa fare.

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