Diritti

Qatar: i prossimi mondiali color petrolio

Alla vigilia della Coppa del Mondo 2022 cresce l’indignazione per l’impatto ambientale della manifestazione. E le condizioni di lavoro per la costruzione di stadi e infrastrutture hanno causato oltre 6500 morti
Credit: EPA/ENNIO LEANZA
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17 ottobre 2022 Aggiornato alle 15:00

Più di 6500 lavoratori sono morti per costruire gli stadi e le infrastrutture in Qatar da quando il Paese ha vinto il diritto di ospitare la Fifa World Cup del 2022.

I dati governativi pubblicati dal Guardian rivelano che i migranti sfruttati in condizioni disumane erano provenienti da Paesi come India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka, e questo conteggio non include le vittime di altri Stati che inviano un grande numero di lavoratori in Qatar, come le Filippine e il Kenya.

Secondo quanto riportato dal giornale inglese, “un documento proveniente dallo stesso gruppo legale del governo qatariota raccomandava di commissionare uno studio sulle numerose morti per arresto cardiaco dei lavoratori migranti, e di emendare una legge che permettesse di fare autopsie in tutti i casi di morti improvvise o inaspettate sul lavoro, ma nessuno di questi provvedimenti è stato adottato dal governo. Il numero delle vittime non è stato smentito dal governo, ma è stato affermato che fosse proporzionale al numero totale di lavoratori, e che nel numero fossero compresi i cosiddetti “colletti bianchi”, morti in “modo naturale” dopo aver vissuto tanti anni in Qatar. Secondo quanto affermato da fonti governative, solo il 20% dei migranti provenienti dagli Stati menzionati in precedenza era coinvolto nelle attività di costruzione, e la percentuale di morti per incidenti sul lavoro relativa a questo gruppo era inferiore al 10%”.

Ghal Singh Rai, ragazzo ventenne del Nepal, era uno di questi lavoratori, impiegato come addetto alle pulizie in uno dei quartieri di uno stadio in costruzione.

La sua famiglia pagò l’equivalente di 1300 dollari a un’agenzia di impiego per trovargli questo lavoro, ma dopo una settimana dall’inizio dell’attività arrivò la notizia che era stato trovato impiccato nella sua stanza, secondo quanto riferito dai colleghi. «C’era un segno sul suo collo, ma non abbiamo ricevuto ulteriori spiegazioni e dobbiamo credere a quello che ci hanno detto», ha riferito suo padre alla piattaforma giornalistica Blankspot.

Eric Cantona, icona calcistica del Manchester United e della Francia negli anni ‘90, ha dichiarato che non guarderà la Coppa del Mondo poiché riguarda solo i soldi, e per il modo orribile in cui hanno trattato le persone che hanno costruito gli stadi: «Non mi interessa della prossima Coppa del Mondo, un conto è organizzarla in paesi in cui c’è la possibilità di sviluppare e promuovere il calcio, come in Sudafrica (2010) o negli Usa (che ospitarono i mondiali nel 1994). Il calcio è adesso lo sport femminile più popolare negli Stati Uniti, in Qatar è stato fatto solo per interessi economici, sfruttando lavoratori in condizioni insostenibili non ci sarà una vera eredità per il Paese».

In un’intervista al The Athletic, l’ex calciatore ha sostenuto che non avrebbe mai fatto come David Beckham, che ha siglato un accordo con il Qatar per promuovere il Mondiale, ma non ha ritenuto che fosse giusto condannare i giocatori che parteciperanno all’evento, cosa che andrebbe invece fatta per chi sta ai vertici delle organizzazioni promotrici.

Il Presidente della Fifa, Gianni Infantino, ha affermato, come riportato dall’Ansa, che «ospitare la Coppa del mondo di calcio in Qatar ha contribuito a mettere il Qatar sulla mappa internazionale, innescando un significativo miglioramento dei diritti dei lavoratori nel Paese».

Il numero 1 della Fifa ha fatto riferimento alla rimozione degli elementi più problematici del sistema della kafala e alla creazione di salari minimi come due cambiamenti-chiave in Qatar.

Ha anche menzionato innovazioni come le tute stay cool che riducono significativamente la temperatura corporea per i lavoratori.

Gianni Infantino ha inoltre sottolineato come la Fifa, insieme all’Organizzazione Mondiale della Sanità e al ministero della Salute Pubblica del Qatar, utilizzerà la Coppa del mondo per inviare messaggi al pubblico mondiale di oltre cinque miliardi di persone sull’importanza dell’esercizio fisico.

Più di recente, il quotidiano francese Le Monde ha dedicato un ampio dossier sui Mondiali in Qatar 2022 in cui ha avanzato dubbi sui metodi di aggiudicazione del torneo, inchieste e accuse sulle condizioni lavorative nei cantieri degli impianti, per le conseguenze sul clima generate dalla manifestazione.

Il giornale ha voluto sottolineare anche come la Francia sia in prima linea nei dubbi e nelle contestazioni di quest’edizione: a Parigi, per esempio, è stato deciso di vietare aree tifosi e maxi-schermi per seguire l’evento, anche in segno di protesta per il mancato rispetto dei diritti umani e dell’ambiente da parte dell’Emirato, accusato di attuare sportwashing per migliorare la propria immagine e il proprio ruolo nel mondo.

Un’altra forma di protesta è arrivata dallo sponsor tecnico della maglia della Danimarca (Hummel), che nasconderà il proprio logo e lo stemma della nazionale danese dalla divisa per la Coppa del Mondo: “non vogliamo siano visibili durante un torneo che è costato la vita a migliaia di persone. Sosteniamo fino in fondo la nazionale danese, ma non il Qatar come Paese ospitante. Crediamo che lo sport debba unire le persone. E quando non lo fa, vogliamo prendere posizione”.

Non è da ignorare inoltre la questione ambientale. Secondo la Fifa si calcola che le emissioni saranno pari a 3,6 milioni di tonnellate di anidride carbonica, ma alcune Ong ambientaliste sostengono che in realtà sarebbero almeno cinque volte superiori. Altro tema è quello legato ai diritti umani. Le donne e le persone Lgbt+, continuano a subire discriminazioni.

Le autorità locali hanno fatto sapere che durante il torneo, le leggi anti Lgbt+ saranno sospese.

Per questo motivo, varie inchieste si sono susseguite in Svizzera, negli Usa e in Francia.

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