Diritti

Gli States non fanno più sognare

Tra disuguaglianze di reddito e una cultura politica fratturata, oggi del sogno americano sembra essere rimasto ben poco. Tanto che gli Usa sono scesi al 41° posto nella classifica Onu per lo sviluppo sostenibile
Credit: Maarten van den Heuvel
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
18 ottobre 2022 Aggiornato alle 13:00

Nella sua classifica globale, l’Ufficio dell’Onu per lo sviluppo sostenibile ha portato gli Stati Uniti al 41° posto nel mondo (nella classifica precedente, erano al 32°). Secondo le 17 categorie analizzate, o meglio obiettivi, molti dei quali incentrati sull’ambiente e sull’equità, gli Stati Uniti si collocano tra Cuba e la Bulgaria.

Ma anche un’altra serie di indici e di analisi collocano gli Usa più vicino ai Paesi in via di sviluppo o alle democrazie fallate, svelando cosa rimane del “sogno americano” e della “democrazia più grande del mondo”: un tasso di mortalità materna delle donne afroamericane quasi il doppio di quello delle donne in Siria, 1 adulto su 10 schiacciato dai debiti medici, il record di morti per overdose e un impressionante il numero di persone povere e senzatetto.

Ma perché, per dirla con le parole del Guardian, “gli Stati Uniti sono diventati un posto così brutto in cui vivere?”.

Razzismo sistemico, povertà, tossicodipendenza da oppiacei ormai epidemica, ma anche crisi profonde, come quelle della California che da terra dei sogni non riesce più a dare una casa ai suoi abitanti: l’America non sogna più.

Le classifiche dell’Ufficio delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile sono focalizzate sulle esperienze della gente comune, inclusa la loro capacità di godere di aria e acqua pulite, che sulla capacità di uno stato di creare ricchezza. A bilanciare le dimensioni enormi dell’economia americana c’è quindi l’accesso ineguale alla ricchezza che produce. La disuguaglianza di reddito negli Stati Uniti è aumentata notevolmente negli ultimi 30 anni, al punto che, secondo la misurazione dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, quello degli Stati Uniti è il più grande divario di ricchezza tra le nazioni del G7.

Si tratta di un divario talmente enorme che, dice il Financial Times, gli Usa – così come il Regno Unito – dovrebbero essere indicati come «Paese povero con alcune persone ricche». Se la risposta alla domanda «Dove preferiresti vivere? In società in cui i ricchi sono straordinariamente ricchi e i poveri molto poveri, o una società in cui i ricchi sono semplicemente molto benestanti ma anche quelli con i redditi più bassi godono di un tenore di vita dignitoso?» è “la seconda”, il luogo adatto non sono gli Usa, ha spiegato John Burn-Murdoch.

Negli States, infatti, «i ricchi sono eccezionalmente ricchi: il 10% più ricco ha il reddito disponibile con il decile più alto del mondo, il 50% in più rispetto ai loro omologhi britannici. Ma l’ultimo decile lotta con un tenore di vita peggiore di quello dei più poveri in 14 Paesi europei».

Anche l’ascensore sociale degli Usa sembra essersi rotto: secondo uno studio del Pew Research Center, la classe media si è contratta sempre di più e, sebbene dal 1970 abbia migliorato il proprio reddito, non è stato abbastanza per stare al passo con il segmento più ricco della popolazione: “la classe media si è arricchita ma non quanto i più ricchi che hanno visto le proprie risorse aumentare del 69% durante lo stesso intervallo di tempo, da 130.008 a 219.572. Peggio è andata alle classi più povere che sono passate da 20.604 nel 1970 a 29.963 nel 2020, ovvero il 45%. Tutto ciò si traduce in un aumento della disuguaglianza”.

Ma c’è di più: non è solo il sistema socioeconomico degli Usa a essere fallato, ma anche quello politico. Secondo il Democracy Index dell’Economist, infatti, gli Stati Uniti sono ora considerati una “democrazia imperfetta”. Con un punteggio complessivo che la colloca tra Estonia e Cile, quella americana non è all’altezza di essere una “democrazia piena”, principalmente a causa di una cultura politica fratturata e nei percorsi divergenti intrapresi tra stati repubblicani e democratici.

A minare la democraticità sono anche il negazionismo elettorale – secondo il sondaggio solo il 55% degli americani crede che Biden abbia vinto legittimamente il 2020 elezioni, nonostante nessuna prova di una diffusa frode elettorale – e l’accesso alle cure riproduttive, che variano da stato a stato e danneggiano la valutazione dell’uguaglianza di genere negli Stati Uniti.

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