Futuro

Le renne di Babbo Natale esistono, ma non si sentono molto bene

Dedichiamo l’articolo d’apertura del sabato mattina a una notizia che potete leggere ad alta voce ai vostri bimbi e nipotini, perché è scritta per loro. Partiamo da un pezzo sul climate change.
Credit: Marcus Lofvenberg / Unsplash
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8 gennaio 2022 Aggiornato alle 08:00

I grandi non sono tutti convinti dell’esistenza di Babbo Natale. In fondo, non l’ha mai visto nessuno, o allora proprio in pochissimi. Ad alcuni piace pensare che Babbo Natale esiste e premia i nostri sforzi. Altri preferiscono pensare che non ci sia, così in caso di birbonata non si ritrovano la casa piena di carbone, e i regali se li fanno da soli. Altri ancora non credono a Babbo Natale ma in tante altre cose bellissime. Siccome però i grandi sono spesso cocciuti e irragionevoli, preferiscono darsele di santa ragione piuttosto che spiegarsi e accettare che gli altri la pensino diversamente da loro. Ma la sai una cosa? Si dorme bene anche quando le cose non si sanno.

Una cosa però la sappiamo, e i grandi non possono farci niente. Le renne di Babbo Natale esistono davvero, e non se la passano per niente bene. Le renne vengono dalla Siberia, una provincia freddissima della Russia: quando guardi una mappa del mondo, guarda su in cima, vicino al bianco del Polo Nord. È lì che si trovano la Siberia, le renne, la tundra, la taiga, la neve e i ghiacci.

Ma qui sta il problema: quest’estate, in Siberia, ci sono stati 38°, che è una temperatura altissima per un paese freddo. È come se la Siberia avesse avuto un febbrone. Purtroppo non è solo la Siberia a essersi ammalata: tutto il pianeta non è in gran forma. Lo abbiamo lasciato scoperto a lungo e adesso dobbiamo prendercene cura. In Siberia i ghiacci si stanno sciogliendo e il mare, che è rimasto scoperto, diventa caldo.

I grandi, quando sono cocciuti e irragionevoli, sono spesso anche avidi. In Siberia, sotto il ghiaccio, si nasconde un tesoro di oro e risorse naturali. Ora che il ghiaccio si scioglie e che non bisogna essere degli avventurieri o Babbo Natale per arrivare fino in Siberia, in molti pensano di poter acchiappare questo tesoro. Pensano che perché una cosa è a portata di mano, allora vuol dire che è loro. Là dove le renne andavano a pascolare, ora si costruiscono porti. Lungo le strade dove le renne e i caribù facevano le loro migrazioni, hanno asfaltato delle strade per le macchine e i camion, cacciando via gli animali. Per estrarre l’oro serve un veleno, il cianuro, che finisce in acqua. Insomma, un mare di guai, un mare caldo di guai!

Le renne e i caribù sono molto sensibili ai cambi di temperatura – sono come certi nonni! – e tutto questo nostro ciacciare ha fatto sì che le renne passassero da 5 a 2 milioni in poco tempo. Dimentica i milioni e guardati la mano. Prova a mangiare le patatine o a scaccolarti usando solo due delle tue cinque dita: l’anulare e il mignolo. Una gran fatica, vero? Per le renne è uguale: sono rimaste in pochissime. E in pochi si combina meno che in tanti.

Per fortuna non tutti i grandi sono cocciuti, irragionevoli e avidi. Ci sono anche un sacco di grandi che studiano le renne, i ghiacci e la natura e che si preoccupano per loro. Invece di litigare sulle cose che non sappiamo, adesso bisogna stare a sentire chi ha studiato tanto e ha a cuore gli animali e la natura. Ci guadagneranno tutti: noi, la neve, il mare, le renne e – se c’è – anche Babbo Natale. Dopotutto, anche lui si merita un regalo.

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