Futuro

Spostare il limite del possibile

Gli umani sanno deviare i corpi celeste e costruire macchine che calcolano la forma tridimensionale delle proteine. Eppure vivono sull’orlo dell’autodistruzione
Credit: DeepMind
Tempo di lettura 4 min lettura
13 ottobre 2022 Aggiornato alle 06:30

Gli umani sono in grado di modificare la traiettoria dei corpi celesti. Lo hanno fatto in questi giorni.

Una nave spaziale lanciata quasi un anno fa è arrivata a schiantarsi sull’asteroide Dimorphos che a sua volta orbita intorno a un asteroide più grande chiamato Didymos.

L’impatto ha provocato una deviazione della traiettoria di Dimorphos, sicché l’orbita che era di 11 ore e 55 minuti si è accorciata di circa 30 minuti. È la prima volta che qualcosa del genere viene fatta.

La missione era chiara: provare che gli umani potrebbero deviare la traiettoria di un asteroide che dovesse essere diretto contro la Terra. E la missione ha avuto un successo insperato: gli scienziati ipotizzavano che Dimorphos avrebbe accorciato la sua orbita di soli dieci minuti.

La notizia fa venire le vertigini. Gli umani spostano i corpi celesti.

In effetti, nel corso di questo 2022 hanno ottenuto altri risultati sorprendenti con la loro scienza. Per esempio, hanno preparato una macchina in grado di ricostruire la struttura a tre dimensioni di circa 200 milioni di proteine. L’azienda DeepMind, di Google, insieme allo European Bioinformatics Institute, ha realizzato Alpha Fold e ha potenzialmente risolto un problema di enorme importanza per l’analisi del funzionamento del corpo umano e per la progettazione di cure contro diversi malfunzionamenti: i metodi precedenti erano molto lenti e avevano consentito agli scienziati di ricostruire le strutture a tre dimensioni di soltanto 200 mila proteine.

L’intelligenza artificiale rende certe attività routinarie molto più veloci.

Il limite del possibile si sposta inesorabilmente. Corollario: anche ciò che gli umani non sanno di non sapere, a sua volta, si sposta, a causa dell’enorme complessità che si apre di fronte agli occhi degli umani che allargano i loro orizzonti. È un vantaggio, se si sanno cogliere le opportunità. Ed è un valore se si sa come regolarsi di fronte alle scelte possibile.

Il problema è proprio questo.

Più gli umani riescono a vedere le connessioni tra i fenomeni, più si accorgono dell’impossibilità di prevedere razionalmente le conseguenze delle loro scelte, più preferiscono decidere in base all’intuizione e non alla razionalità. La paura e l’orgoglio sfidano il ragionamento. E spesso vincono. Alimentando peraltro ancora di più la complessità.

E mentre la conoscenza degli umani si allarga all’incredibile grandezza dell’universo, mentre gli umani si rendono conto della straordinaria complessità dei loro problemi fondamentali, come l’emergenza climatica, in proporzione i loro conflitti perdono legittimità e nobiltà, riducendosi ad assomigliare alle beghe di un condominio.

Se le capacità della tecnologia e della scienza espandono la mente collettiva degli umani dallo spazio gigantesco dell’astronomia alle dimensioni microscopiche della biologia molecolare e danno loro la capacità di intervenire deviando le orbite dei corpi celesti e modificando le strutture fondamentali della vita, perché non arrivano ad aiutare gli umani a comprendere come superare presto l’emergenza climatica e a imparare in fretta a chiuderle le guerre che li spingono all’orlo dell’autodistruzione?

Evidentemente non è stato questo il compito della scienza finora.

La potenza del pericolo che corre l’umanità potrebbe chiedere alla scienza un salto di paradigma? Se si sposta sul serio il limite del possibile, si può immaginare di conciliare la libertà e la ragione, la dimensione collettiva e la felicità individuale, il desiderio e la scienza che serve a conoscere le conseguenze delle proprie azioni?

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