Diritti

TikTok ruba le donazioni alle famiglie siriane?

Un’inchiesta della Bbc rivela come gli sfollati nei campi profughi ottengano solo una piccola parte delle offerte ricevute durante le dirette sulla piattaforma, che si terrebbe il 70% dei proventi
Credit: Istantanea da video "Hamid helps families go on TikTok live"
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 6 min lettura
12 ottobre 2022 Aggiornato alle 19:00

In uno dei campi profughi del nord-ovest della Siria, all’interno di una tenda, Mona Ali Al-Karim e le sue sei figlie si collegano ogni giorno su TikTok per ore e ore. Ripetono le poche frasi che conoscono in inglese per chiedere una donazione per poter operare Sharifa, una delle bambine, che è cieca: «Please like, please share, please gift». Tradotto: “Per favore metti mi piace, condividi, dona”.

Un’inchiesta della Bbc ha indagato su quanti soldi finiscano effettivamente nelle mani di Mona e di tutte le persone che, come lei, ogni giorno, trascorrono le giornate online a fare l’elemosina. Spoiler: pochissimi. TikTok ha dichiarato che prenderà provvedimenti immediati contro lo “sfruttamento dell’accattonaggio”, e che questi contenuti non sono consentiti sulla piattaforma.

Abbiamo provato a cercare queste dirette online dopo l’uscita dell’inchiesta, perché la società ha detto di aver bandito tutti gli account dopo essere stata contattata dalla Bbc. Ma è bastato digitare l’hashtag “Syria” per trovarne 5 nel giro di pochi minuti. Yusef e suo figlio guardano la telecamera e leggono i commenti in continuazione. Ringraziano i donatori ripetendo «Shoukran! I love you!», chiedono «How are you?» e urlano «I love you» quando qualcuno manda molto denaro. Mentre guardiamo la diretta siamo circa 1.400 spettatori.

In un’altra live ci sono più di 6.000 persone che si collegano per vedere Ayham e sua figlia, una bambina che avrà circa 6, 7 anni, indossa una felpa scolorita con il viso della principessa di Frozen e due fermagli azzurri le raccolgono in due trecce i suoi lunghi capelli scuri. I loro occhi fissano lo schermo, dalle loro bocche non esce neanche una parola. In un’altra live 3 bambini, forse fratelli, mandano baci alla telecamera. Alcuni utenti li salutano, vengono dal Canada e dal Brasile. Potremmo andare avanti per ore, perché le dirette si susseguono continuamente.

Secondo l’organizzazione per i diritti digitali Access Now, questi live streaming sono contrari alle politiche di TikTok che dovrebbe «prevenire il danno, il pericolo o lo sfruttamento» dei minori sulla piattaforma. Ma quando la Bbc ha utilizzato il sistema in-app per segnalare 30 account con bambini che chiedevano l’elemosina, TikTok ha affermato che non c’era stata violazione delle sue politiche in nessuno dei casi. La società, spiega Access Now, «afferma chiaramente che gli utenti non sono autorizzati a sollecitare esplicitamente regali, ma solo condividere le loro storie online per cercare di cercare supporto e simpatia, quindi questa è una chiara violazione dei propri termini di servizio, nonché dei diritti di queste persone».

In genere i tiktoker si rivolgono agli spettatori che assistono alla diretta, che spesso decidono di mandare soldi attraverso regali virtuali (che possono essere tramutati in denaro e prelevati dall’app), sotto forma di emoticon animate: rose che equivalgono a pochi centesimi, chitarre da 99 gettoni d’oro virtuali, shuttle da 20.000, leoni che si traducono in offerte da 500 dollari. Spesso vengono raggiunti i 1.000 dollari all’ora. Secondo la Bbc, che ha indagato e seguito queste dirette per 5 mesi, TikTok si terrebbe una commissione di circa il 70% del totale. La piattaforma ha rifiutato di confermare l’importo esatto.

Ma sono state le stesse famiglie ad ammettere di ricevere solo una piccola parte del ricavato, e le indagini dei giornalisti l’hanno confermato: hanno inviato dalla redazione di Londra regali del valore di 106 dollari, e alla fine dello streaming il saldo era di circa 33 dollari. Manca un buon 69%. Ma non è tutto: anche ai cosiddetti “intermediari di TikTok” va una parte del denaro, circa il 35% di ciò che rimane. E, così, alla famiglia restano 19 dollari.

Gli “intermediari di TikTok” forniscono alle famiglie i telefoni e le attrezzature per poter trasmettere in diretta. Lavorano con agenzie affiliate alla piattaforma in Cina e in Medio Oriente che consentono loro di accedere agli account e avviare le dirette. Sono agenzie che fanno parte della strategia globale di TikTok per reclutare livestreamer e incoraggiare gli utenti a trascorrere più tempo sull’app, che paga loro una commissione in base alla durata dei live streaming e al valore dei regali ricevuti. Hamid è uno degli intermediari: ha raccontato alla Bbc di aver venduto il suo bestiame per pagare un telefono cellulare, una scheda telefonica e una connessione Wi-Fi per lavorare con le famiglie su TikTok. Ora trasmette con 12 famiglie diverse.

Le donazioni non sono un fenomeno legato esclusivamente a TikTok: anche su Twitch gli streamer possono ricevere denaro in pochi click, così come su Instagram. Su Twitch si tratta di soldi inviati dai follower per premiare gli sforzi realizzati per produrre contenuti e il guadagno va direttamente nelle tasche di chi avvia la diretta. Se il pagamento arriva da PayPal, il sistema addebita una commissione del 2,89% per transazione.

In alternativa, però, si possono inviare beni virtuali che possono essere acquistati in pacchetti poi inviati da Twitch sotto forma di denaro reale. I bit donati valgono 0,01 dollari, ma il sistema chiamato “Twitch Bits”, si prende una mancia dalla donazione, che si traduce in una riduzione del 30% circa. Si tratta, infatti, di un discorso diverso rispetto ai regali: ogni donazione su Twitch è soggetta a tassazione in quanto viene considerata come una vera e propria fonte di reddito e non come un regalo. Su Instagram vale lo stesso discorso, ma con i badge: i fondi vengono calcolati alle fine di ogni mese e pagati circa 30 giorni dopo. Instagram non trattiene alcuna commissione.

Esiste anche la possibilità di creare vere e proprie raccolte fondi: lo strumento Twitch’s Charity “ti consente di dare soldi in beneficenza tramite PayPal o carta di credito. Questo rende il processo molto più semplice, più trasparente e deducibile dalle tasse”. Tra le faq, però, compare una domanda lecita: “Cosa devo fare se penso che uno streamer stia raccogliendo donazioni di beneficenza in modo fraudolento?”. Risposta: “Twitch non ha la possibilità di indagare se gli streamer mantengono la loro promessa di donare entrate a un ente di beneficenza. Tuttavia, se disponi di prove che suggeriscono che uno streamer ha commesso una frode, invia una segnalazione utente”.

Per quanto riguarda le raccolte fondi su Instagram, la società esplicita di non trattenere niente per sé: “Tutti i soldi guadagnati andranno alla no profit che sceglierete”, scriveva nel 2020 il Ceo Adam Mosseri. Quando si avvia una diretta con questo scopo, bisogna cliccare l’opzione “raccolta fondi” e selezionare l’ente a cui destinare le offerte ricevute. Tra quelle disponibili ci sono Unicef, Emergency e Croce Rossa: i fondi arrivano direttamente nelle loro casse.

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