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Cos’è Cop27?

Dal 6 al 18 novembre l’Egitto ospiterà la Conferenza delle parti sul Clima targata Onu. Quali saranno i temi centrali?
Credit: Ukcop26.org
Tempo di lettura 6 min lettura
11 ottobre 2022 Aggiornato alle 13:00

Fra poche settimane a Sharm El-Sheikh (Egitto) si terrà la Conferenza delle parti sul clima, il grande meeting delle Nazioni Unite dedicato alla crisi climatica, Cop27.

Quest’anno, il vertice che si svolgerà dal 6 al 18 novembre sul Mar Rosso, sarà particolarmente fragile: si terrà nel bel mezzo di una crisi globale dell’energia e in un momento di estrema tensione geopolitica a causa dell’invasione russa in Ucraina, con le conseguenti ripercussioni sul gas e le fonti di energia, proprio alle soglie dell’inverno per l’emisfero nord.

Allo stesso tempo, il continente dove andrà in scena Cop, dovrà essere motivo di forte riflessione: l’Africa, nonostante sia responsabile solo del 4% delle emissioni climalteranti globali, sta attraversando un periodo tragico tra eventi meteo estremi, siccità e fame, con condizioni sempre più critiche per milioni di persone, futuri rifugiati climatici che presto diventeranno un tema di discussione per le politiche europee.

Anche per questo, alcune delegazioni spingeranno per chiedere che venga finalmente affrontata la questione del loss and damage, le perdite che i Paesi subiscono a causa del clima e i fondi necessari (in arrivo dai Paesi più ricchi e inquinanti) per ripartire.

Alla vigilia della Cop, crescono le polemiche per i timori che il governo egiziano reagisca con fermezza a possibili manifestazioni di protesta e dissenso, ma anche per la sponsorizzazione di alcuni marchi che sembrano profumare di greenwashing. Sembrano essere poche le premesse e le certezze sul tavolo dopo il lascito dell’ultima Conferenza, quella del 2021 a Glasgow, da cui non si è usciti con punti fermi poi rispettati.

Cos’è?

È il vertice di 2 settimane (la 27° edizione dal 1995) in cui i leader mondiali, politici, scienziati, esperti e decisori si confronteranno per discutere sulla crisi globale del clima e non solo. 197 parti firmatarie avranno il compito di svolgere «un lavoro immenso, tanto quanto l’impatto climatico che stiamo vedendo in tutto il Pianeta», ha spiegato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.

Seguendo le indicazioni dell’ultimo rapporto Ipcc (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici) realizzato dagli scienziati e ripartendo dagli eventi disastrosi degli ultimi mesi - dalle ondate di calore negli Usa, in Cina ed Europa sino alle devastanti alluvioni del Pakistan - i leader mondiali (sono attesi 90 capi di stato) dovranno dunque prendere decisioni cruciali su come rispettare gli Accordi di Parigi, finanziare i Paesi in difficoltà e affrontare una crisi del clima che oggi corre parallela a quella energetica.

Come funziona?

I negoziati entreranno nel vivo il 7 e l’8 novembre con un primo grande vertice: nella settimana iniziale sono attesi i principali leader mondiali che si siederanno per un primo confronto sui temi del clima, dei finanziamenti, della mitigazione e adattamento, la decarbonizzazione e l’agricoltura.

Nella seconda, spazio anche a temi quali crisi dell’acqua e della biodiversità. Negli ultimi giorni, poi, sono previste dichiarazioni e possibili accordi finali che potrebbero richiedere più tempo del previsto, come accaduto a Glasgow. Il tutto si svolgerà allo Sharm El-Sheikh International Convention Center (Shicc).

L’evento sarà diviso in 2 zone, una “blu” per le trattative ufficiali e una “verde” con alcune iniziative aperte al pubblico.

Le speranze

Fra i desideri, c’è quello che Cop sia una Conferenza “africana”, svolgendosi in Egitto, e che quindi tenga di fatto al centro la questione delle fragilità del continente e dei finanziamenti necessari.

Altra speranza cruciale è quella dei fondi (i famosi 100 miliardi di dollari l’anno) da destinare ai Paesi meno abbienti (da parte di quelli economicamente più forti). Chiave è infatti la questione del loss and damage: finora solo la Danimarca ha promesso e agito per i finanziamenti in tal senso, per esempio nei confronti dei territori Sahel.

Ancora, si spera in un avanzamento rispetto a quanto ratificato nella Cop26: impegni in direzione della decarbonizzazione e deforestazione oltre che alla diminuzione delle emissioni di metano, tutte volontà importanti ma che secondo il Climate Action Tracker, per quanto deciso finora, ci lasciano ancora lontani dalla strada che ci eviterà di arrivare a +2,4° C.

I timori

Per molti aspetti, restano alte le paure: quella che i finanziamenti siano ancora rimandati (a dopo il 2023) e che le parole e gli accordi non siano sufficienti ad arginare i fatti, vista l’escalation della crisi climatica.

Poi c’è una questione tutta relativa all’Egitto, criticato per essere un Paese con scarsi risultati sui diritti umani. Human Rights Watch e altre associazioni - tra cui Amnesty International - temono che i diritti di chi vuole esprimere il proprio dissenso non saranno rispettati. Sarà interessante capire se le proteste, come quelle dei gruppi dell’onda verde - dai Fridays For Future sino a Extinction Rebellion - saranno o meno tollerate e se ci sarà spazio per dare voce a questi movimenti.

Inoltre, tra i problemi di questa Cop27, c’è la preoccupazione per quanto sta avvenendo in Ucraina, per le tensioni internazionali che potrebbero frenare - in cerca di energia immediata - il cammino intrapreso per la decarbonizzazione.

«La guerra in Ucraina sta mettendo in secondo piano l’azione per il clima mentre il nostro Pianeta sta bruciando», ha detto Guterres temendo una ricaduta all’indietro nel settore privato sui combustibili fossili.

Da parte sua, Fatih Birol, direttore esecutivo della International Energy Agency, riconoscendo la delicatezza del momento ha comunque auspicato che le misure emergenziali di oggi possano trasformarsi in «piani concreti di investimento sulle energie rinnovabili».

Infine, fra le preoccupazioni, c’è anche il fatto che la Conferenza delle parti possa includere occasioni di greenwashing: negli ultimi giorni è infatti cresciuta la polemica per alcuni colossi industriali, non in linea con gli sforzi richiesti anti emissioni e anti inquinamento, che saranno sponsor della Cop. Aspetti delicati tanto quanto quelli delle presenze dei grandi capi di stato o monarchi, che con la loro partecipazione potrebbero rafforzare il valore dei negoziati: 2 i personaggi su cui si discute di più e per cui restano aperti i dubbi, il neo re Carlo III e il presidente americano Joe Biden, la cui presenza non è ancora assicurata.

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