Futuro

Cina: il 16 ottobre si apre il Congresso del Partito comunista

Durerà una settimana e coinvolgerà circa 2.300 delegati. Con ogni probabilità, verrà confermato Xi Jinping nel ruolo di segretario
Il presidente Xi Jinping insieme ad altri membri del Politburo Standing Committee durante una cena di benvenuto alla Grande Sala del Popolo, il 30 settembre.
Il presidente Xi Jinping insieme ad altri membri del Politburo Standing Committee durante una cena di benvenuto alla Grande Sala del Popolo, il 30 settembre. Credit: AP
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11 ottobre 2022 Aggiornato alle 12:10

Domenica 16 ottobre si aprirà il XX Congresso nazionale del Partito comunista cinese (Pcc), che per circa una settimana riunirà circa 2.300 delegati in una serie di incontri a porte chiuse nella Grande Sala del Popolo in Piazza Tienanmen per ratificare l’elezione dei dirigenti tra cui il segretario generale del partito e il capo della Commissione militare centrale.

Attualmente entrambi i ruoli sono ricoperti dal presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping, che con ogni probabilità verrà riconfermato per il suo terzo mandato da leader di partito e del Paese, in deroga alla norma adottata dai suoi due predecessori di dimettersi dopo 10 anni o 2 mandati completi.

Nominato alla guida del partito nel 2012, nel 2018 Xi ha abolito il limite costituzionale del doppio mandato presidenziale accentrando sempre più potere intorno alla sua figura politica. Questo ha fatto sì che il suo profilo fosse paragonato a quello del fondatore della Repubblica popolare Mao Zedong, e alcuni si chiedono se Xi riprenderà il titolo di Presidente del partito, dismesso nel 1982 in favore di quello di segretario a garanzia di minori poteri.

Il presidente della Repubblica popolare viene nominato nel Congresso nazionale del popolo che si terrà a marzo 2023, ma per il momento non ci sono indizi di un possibile successore. Nel decennio della sua leadership, Xi ha epurato i suoi principali avversari politici e represso il dissenso con punizioni esemplari.

Il Congresso, che si tiene ogni 5 anni, arriva in una congiuntura storica delicata per la Cina. I ripetuti blocchi imposti dalle politiche zero-Covid, infatti, hanno avuto ripercussioni drammatiche sulle finanze del Paese, indebolito anche dalla crisi del settore immobiliare, che rappresenta il 30% dell’economia cinese.

Il Paese aveva fissato l’obiettivo di crescita del Pil nel 2022 al 5,5% – una percentuale che avrebbe segnato il dato peggiore degli ultimi 30 anni – ma a settembre la Banca mondiale ha rivisto al ribasso le previsioni della seconda economia al mondo, stimando il Pil al 2,8% contro l’8,1% del 2021, sebbene sia prevista una crescita del 4,5% nel 2023.

Un altro tema riguarda il possibile successore del premier Li Keqiang, il cui mandato scade a marzo del prossimo anno. I principali candidati, secondo quanto riferisce Reuters, sono Chen Min’er, attuale segretario del partito nella regione di Chongqing, insieme a Wang Yang, presidente della Conferenza consultiva politica del popolo cinese (Ccppc) e al vicepremier Hu Chunhua.

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