Diritti

Angelina Jolie come Amber Heard: colpevole senza appello (per la rete)

Dopo l’ennesimo episodio di violenza rivelato dall’attrice americana da parte dell’ex marito Brad Pitt, l’opinione pubblica si è schierata quasi tutta a favore di quest’ultimo
Credit: James Devaney/WireImage
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
11 ottobre 2022 Aggiornato alle 18:00

Denunciate, parlate, fatevi sentire. Ogni volta che una nuova storia di violenza su una donna finisce sotto il megafono dei media, partono come mantra queste affermazioni.

Teoricamente ineccepibili se non fosse che una donna che si espone raramente viene creduta e il più delle volte si insinua il dubbio che qualcosa non torni nel suo racconto e le responsabilità non siano solo da una parte.

Succede sempre, anche quando le prove sono pressoché schiaccianti. Anche quando ti chiami Angelina Jolie.

Il divorzio Jolie-Pitt è uno dei più chiacchierati a Hollywood, un po’ per la portata dei due protagonisti, i belli e impossibili dello showbiz che fecero sognare con il loro amore glamour, e un po’ perché di tutto quello scintillio alla fine è rimasta solo una lunga scia di violenze.

A denunciarle ripetutamente Angelina Jolie, che come documentato per primo dal New York Times, la scorsa settimana ha aggiunto un nuovo tassello alla vicenda, con una deposizione inerente alla battaglia legale in corso tra i due per la proprietà del castello con vigneto in Francia che acquistarono in comune e nel quale si sposarono.

Le nuove accuse

Jolie sostiene che Pitt nel 2016 in un viaggio aereo dalla Francia agli Stati Uniti avrebbe stretto le mani al collo di uno dei figli, colpito in faccia un altro e versato birra e vino su di loro e su colei che allora era sua moglie.

Un’accusa pesante che il sex symbol di Hollywood, pur ammettendo di aver abusato di alcol in passato e di essersi macchiato di episodi discutibili, ha respinto al mittente.

A stabilire da che parte stia la ragione sarà il tribunale di Los Angeles ma come avvenuto nel recente caso che ha coinvolto Johnny Deep e Amber Heard, quello della rete e dell’opinione pubblica sembra aver già emesso il verdetto: Angelina mente.

Il verdetto della rete

Basta farsi un giro sui social, Twitter e YouTube in testa ma non solo, per rendersene conto.

Sotto ai post o video che parlano della vicenda si sta scatenando la guerra dei fan, soprattutto statunitensi, che prendono le difese dell’uno e dell’altra. Inutile dire che la bilancia penda in modo netto dalla parte di Brad Pitt, con Angelina Jolie definita dai più una bugiarda vendicativa.

Il tutto nonostante, come fu per Heard, esistano molte prove a sostegno della tesi dell’attrice: la richiesta di divorzio pochi giorni dopo il famoso volo aereo, il rifiuto dei figli di vedere Pitt e l’affermazione di un agente dell’Fbi secondo il quale esisterebbero tutti gli estremi per accusarlo penalmente.

Tutto ciò però non basta e in molti casi a dare il via a messaggi del tipo «mi dispiace ci siano donne così», «Brad ha bisogno di assumere lo studio legale che rappresentava il caro Johnny Depp», «I bambini sono grandi, ormai hanno capito che la madre li sta manipolando», «Ragazza la tua era è finita, la stella di Brad brillerà per sempre», sono gli stessi media, come Tmz che scrive testualmente che Aneglina Jolie sarebbe impegnata in una campagna diffamatoria contro l’attore.

Come agisce il victim blaming

Dicono che la storia non si ripeta mai uguale a se stessa ma in questo caso a pochi mesi di distanza dall’altra causa miliardaria, e mentre le ultime notizie parlano di una Amber Heard che vaga in stato confusionale in Spagna, sembra di vivere in un déjà vu.

Non si tratta però purtroppo di una stranezza, di un evento da confinare nelle pagine di gossip o di un affare tra star ma di ciò che accade a quasi la totalità delle donne che denunciano una violenza, ancora di più se perpetuata da un uomo di potere.

E non importa che anche la donna lo sia, il victim blaming, ovvero la colpevolizzazione della vittima, non lascia mai scampo. Sostenere che chi subisce un reato, una violenza o qualsiasi altra circostanza negativa ne sia almeno in parte responsabile insinua il dubbio e ribalta i ruoli, trasformando chi denuncia in potenziale carnefice e imponendo non solo nell’opinione pubblica ma anche nella sua mente, l’idea di essere in torto.

Teorizzato per la prima volta nel 1971 dallo psicologo statunitense William Ryan è un meccanismo talmente ricorrente che non è esagerato dire che sia proprio il suo spauracchio a tenere molte donne lontane dalla denuncia, ancora di più dopo il caso Deep-Heard che ha reso esplicita la sua potenza, aprendo la strada a successivi processi per abusi nei quali gli uomini potenti saranno quasi sempre inquadrati come vittime quando le donne oseranno anche solo provare a difendersi.

Dal Me Too i cambiamenti sono pochi

Sono passati esattamente 5 anni dal Me Too e fa riflettere il fatto che in un’intervista al The Guardian l’anno scorso Jolie abbia affermato che anche dopo aver detto a Pitt che Harvey Weinstein l’aveva quasi violentata, lui continuò a lavorare con il produttore. E ancor di più scoprire che al momento l’attore stia producendo un film sul giornalismo che ha dato vita al movimento, e che sia tra i produttori di Blonde, il recente biopic su Marilyn Monroe acclamato dalla critica ma anche accusato di misoginia e fortemente criticato per ritrarre la Monroe in una condizione di perenne subordinazione agli uomini che si alternarono nella sua vita.

Sembra quasi che da quegli anni Novanta che gli diedero la fama il divo non voglia allontanarsi ma anzi continui ancora oggi a recitare, fuori dal set, l’eterno quanto ormai imbarazzante, ruolo dell’uomo che non deve chiedere mai, al quale tutto è concesso e dovuto.

L’opinione pubblica al momento sembra dargli ragione ma in attesa di sapere cosa penserà il giudice è bene ricordare che non è la prima volta che Jolie parla di violenza domestica da parte dell’ex marito e che si sia spesso spesa in campagne di sensibilizzazione sul tema. Un impegno probabilmente mal digerito da chi la accusa di essersi mossa tardi e solo per convenienza, di essere una manipolatrice e di soffrire di problemi mentali. Come Amber Heard e tante donne meno note che sotto il peso di accuse simili troppe volte sprofondano.

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