Futuro

Gen Z e social: rischio fake news. O forse no

I nati a cavallo del nuovo secolo spesso si informano sui new media. Ma, nella maggior parte dei casi, mettono in atto anche la “lettura laterale”. Ovvero la verifica dei fatti tramite schede di ricerca secondarie
Credit: visuals/unsplash
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10 ottobre 2022 Aggiornato alle 06:30

Una tipica mattina del 2012 iniziava con un caffè, un giornale e un’occhiata alle notizie in televisione. Una tipica mattina del 2022 inizia con un caffè, un giornale e lo sguardo rivolto verso i “nuovi media”: Instagram e TikTok.

È proprio in quei canali che la Generazione Z, (i nati tra la metà degli anni ’90 e gli inizi del 2000), trae molte delle informazioni riguardo alle tematiche di proprio interesse. I cosiddetti nuovi media presentano ampi benefici: un canale di informazione e comunicazione gratuito, ampio, immediato, con pochi filtri.

Ma se questi filtri fossero davvero troppo pochi?

Negli Stati Uniti i social media sostituiscono i motori di ricerca come Google e la consultazione di giornali e periodici. Questo dato, si tramuta facilmente in un forte rischio di disinformazione.

Da questo fenomeno, non sono esclusi i giovani e le giovane italiane. La fruizione di video e social come fonte di informazione espone alla possibilità di incappare in articoli poco autorevoli o in pubblicità nascoste sotto forma di recensioni e consigli.

Le elezioni del 25 settembre 2022 hanno ulteriormente evidenziato il ruolo cruciale nei nuovi media. In tal senso, risulta infatti che il 62% degli italiani si sia informato su Facebook, il 50% su Instagram, a seguire YouTube, Twitter, fino ad arrivare al 14% di TikTok.

I rischi che sono stati rilevati negli Stati Uniti riguardano però, anche altri ambiti. Molte ragazze e ragazzi appartenenti alla Gen Z usano sempre più TikTok per trovare recensioni di prodotti da acquistare, ricette, consigli domestici o di investimento.

Questo dato può portare a un effetto catastrofico: accade infatti molto spesso di trovare diete alternative, teorie della cospirazione su temi come la pandemia da Covid-19 e informazioni mediche errate.

Il Wall Street Journal ha messo in luce tramite svariate inchieste come TikTok, a differenza di Google, non favorisca in una ricerca i risultati più autorevoli, provenienti da fonti istituzionali, ma quelli più popolari.

Di recente, proprio Google ha condotto un’indagine su la “lettura laterale”. Di cosa si tratta?

Per lettura laterale si intende l’apertura di una serie di schede, tramite l’esecuzione di ricerche contestuali per la verifica di fatti, fonti e affermazioni nell’ambito dell’argomento di cui ci si occupa. Riguardo questa capacità, è stato segnalato come la Generazione Z adotta questa tecnica più di qualsiasi generazione precedente.

Lo stesso studio, però, conclude che rimane probabile che i giovani pensino di aver condiviso involontariamente informazioni false o fuorvianti, trovandosi infatti spesso spinti a condividere rapidamente contenuti emotivi. Allo stesso tempo, risulterebbero comunque più abili nell’utilizzo di tecniche avanzate di verifica dei fatti. Che cosa significa tutto questo?

Che la Gen Z si trova in una terra di mezzo piuttosto fragile e insidiosa, che la espone a un enorme accesso all’informazione, ma anche alla disinformazione. In tal senso la lettura laterale si presenta come il miglior alleato per l’informazione online e non solo.

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