Culture

Bialiatski, Memorial e Centro libertà ucraine, i Premi Nobel per la Pace 2022

Il comitato norvegese ha premiato l’attivista per i diritti umani bielorusso Ales Bialiatski, l’associazione per i diritti umani russa Memorial e l’organizzazione per i diritti umani ucraina il Centro per le libertà Civili
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7 ottobre 2022 Aggiornato alle 12:40

«Quest’anno i premiati rappresentano la società civile nei loro Paesi, hanno per molti anni promosso il diritto di criticare il potere e proteggere i diritti fondamentali dei cittadini».

Con queste parole si è espresso il comitato dei Nobel di Oslo nella motivazione per il Premio per la Pace 2022. «Hanno fatto un sforzo straordinario per documentare i crimini di guerra, gli abusi dei diritti umani e gli abusi di potere - ha aggiunto - insieme dimostrano il significato delle società civili per la pace e la democrazia».

Il riconoscimento non è contro Vladimir Putin, ma in favore del rispetto dei diritti civili, ha spiegato il Comitato Nobel norvegese dopo aver annunciato il conferimento del Premio, fra gli altri, all’organizzazione russa per i diritti umani Memorial che il Presidente russo ha prima dichiarato come ‘agente straniero’ e poi costretto a chiudere.

Il Nobel di quest’anno a Memorial, Ales Bialiatski e al Centro per le libertà civili ucraine ha voluto riconoscere lo «sforzo coerente per i valori civili, contro il militarismo e il rispetto della legge», in Bielorussia, Ucraina e Russia, ha spiegato Berit Reiss-Andersen, presidente del comitato norvegese. «Hanno dato nuova vita alla visione per la pace e la fraternità fra i Paesi più necessaria che mai oggi».

Ales Bialiatski l’attivista per i diritti umani bielorusso vincitore del premio Nobel per la Pace 2022 è detenuto dal 2020 senza processo. Nella motivazione del Premio viene descritto come «uno degli iniziatori del movimento per la democrazia emerso a metà degli anni ‘80 in Bielorussia, che ha dedicato la sua intera vita a promuovere la democrazia e lo sviluppo pacifico del suo Paese».

Nel 1996 ha fondato l’organizzazione Viasna, che significa “primavera”, che poi si è trasformata in un’ampia organizzazione per i diritti umani che documenta e protesta contro il ricorso alla tortura sui prigionieri politici. «Le autorità governative hanno ripetutamente cercato di mettere a tacere Bialiatski che dal 2020 è in prigione senza processo - continua la motivazione - nonostante le tremende difficoltà personali, Bialiatski non ha ceduto di un passo nella sua lotta per i diritti e la democrazia in Bielorussia».

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