Culture

Ci vuole coraggio a essere Annie Ernaux

Piccola guida per leggere, conoscere e amare la nuova Premio Nobel
Credit: Ulf Andersen/Aurimages via ZUMA Press
Tempo di lettura 4 min lettura
8 ottobre 2022 Aggiornato alle 06:30

Ci sono donne che hanno il dono di illuminarci e di indicarci una strada, con il solo potere di raccontare i fatti della loro esistenza in un modo così universale da darci l’illusione (o la complicità) di averli vissuti anche noi.

La scrittrice francese Annie Ernaux ha vissuto intensamente, e lo ha ancora meglio narrato in una forma autobiografica unica, personalissima, tagliente al limite dello scientifico. Ora il premio Nobel per la Letteratura appena conquistato all’età di 82 anni la consegna alla Storia.

Da dove partire, per raccontarla? Dal sesso (tantissimo) che alla soglia dei 50 consuma con un amante russo più giovane, con il quale vive una passione totale - un amore che oggi forse chiameremmo tossico - descritto come angoscioso diario di un’ossessione sentimentale senza mai scrivere con “sentimento”? Si intitola Se perdre (in Italia verrà tradotto e pubblicato nel 2023 da L’Orma con il titolo Perdersi), è un memoir di 300 pagine della discesa all’inferno della scrittrice dal 1988 al 1990.

Una presa diretta, giorno per giorno, della straziante e affamata attesa dell’amante, del tempo sospeso tra un incontro e l’altro, dell’agonia per il corpo di S, bellissimo, tatuato, con il quale non ha nulla di anagrafico né di intellettuale da condividere: solo e sempre sesso raccontato nei dettagli, rivissuto ed elaborato nella scrittura. «È un libro febbrile che parla della tortura di vivere seguendo i desideri e del contrasto tra ciò che si vuole e ciò per cui ci si accontenta. È uno di quei testi sulla solitudine che, in ogni pagina, ti fa sentire meno solo» ha scritto The Atlantic in occasione della traduzione di Se perdre in America (appena pubblicata col titolo Getting lost).

O forse, per raccontare Annie Ernaux, basterebbe leggere La donna gelata, capolavoro di onestà femminile sul tema della maternità e della realizzazione personale: un libro-verità sulle disuguaglianze uomo donna dentro le mura di casa negli anni Cinquanta, ma mai così eterne anche oggi. Ernaux mette nero su bianco il disincanto dopo il matrimonio, i doveri sociali di madre, la gabbia dell’accudimento totale e del dovere di abnegazione per i figli. La perdita del sé donna, intellettuale, lavoratrice e l’impossibilità di rompere lo schema del maschio alfa («Hai capito? Io lavoro, lavoro, lavoro!» le dice il marito, indispettito perché il bambino piange). Soffriamo con Annie dentro quella casa, le sue memorie sono anche le nostre, anche se lei non cade mai nel vittimismo: Ernaux ragiona, astrae, riflette su di sé e sulla condizione della donna. E magicamente anche noi riflettiamo su di noi: sono passati almeno 60 anni da quei fatti, e quante sono ancora lì, in quella cucina, a soffocare.

È brava da dare fastidio, Annie Ernaux, con quel suo dono di biografarsi con coraggio, senza vergogna, scavandosi dentro in modo oggettivo, scrivendo i fatti anche più tragici della sua vita prendendosi un lunghissimo respiro per attutirne il dolore e l’emozione. Così anche un aborto, un lutto, una violenza, un amore bruciante possono essere narrati senza giudizio morale, per quello che sono stati: eventi della sua storia personale che però lei trasforma in momenti di storia collettiva, legata ai mutamenti sociali, politici, economici del mondo in cui viviamo.

Si è tanto parlato del libro L’evento, diventato anche un film premiato con il Leone d’Oro a Venezia, ma tra i suoi titoli c’è solo da scegliere: dalla perdita della madre bottegaia (Una donna), alla morte della sorella (L’altra figlia) alla biografia sociale Gli anni, riconosciuto come il suo capolavoro, studiato anche nelle scuole francesi. Insieme a un altro testo “sacro” di un’altra grandissima autrice francese vissuta in un’epoca precedente, anche lei capace di intrecciare storia personale a una ben più tragica storia universale: Suite Francese di Irene Némirovsky (da non perdere, anche un suo piccolo gioiello sulle madri crudelissime e le figlie vendicative, Il Ballo). Sono certa che una volta incontrate entrambe, le amerete fino a non lasciarle mai.

Leggi anche
Ritratto di Anie Ernauz, Premio Nobel per la Letteratura 2022
Premio Nobel
di Redazione 2 min lettura
Jouwen Wang
censure
di Maria Michela D'Alessandro 4 min lettura