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Manuale d’istruzioni contro il vaiolo delle scimmie

In Italia si sono registrati più di 800 casi (contro i 20.000 europei), ma non allarmiamoci. Piuttosto capiamo come ci si ammala, quali sono i sintomi e come curarsi
Credit: Noah Buscher/unsplas
Tempo di lettura 4 min lettura
7 ottobre 2022 Aggiornato alle 15:00

Dopo la prima segnalazione in Italia del 20 maggio scorso, il vaiolo delle scimmie si è portato con sé i fantasmi della pandemia da Covid-19, suscitando ansie e timori tra le persone. Ma bisogna davvero preoccuparsi così tanto?

Procediamo con ordine. Il vaiolo delle scimmie, conosciuto anche come monkeypox, è un’infezione zoontica, che si trasmette quindi dagli animali all’essere umano ed è causata da un virus della stessa famiglia del vaiolo (poxviridae). Tuttavia, rispetto a quest’ultima, si differenzia per la minore trasmissibilità e gravità della malattia che provoca.

Il nome deriva dalla prima identificazione del virus, scoperto in un laboratorio danese nel 1958 in alcune scimmie, ed è diffuso particolarmente tra primati e piccoli roditori, prevalentemente nel continente africano, mentre come patogeno umano viene identificato per la prima volta nel 1970 nella Repubblica Democratica del Congo.

Come avviene il salto della specie? Nelle aree endemiche, ossia in quelle zone dove la presenza del virus è costante in una popolazione, con l’alternarsi di diminuzione e aumento dei casi osservati, il virus viene trasmesso alle persone attraverso morso o contatto diretto con sangue, carne, fluidi corporei o lesioni cutanee di un animale infetto.

Qual è la situazione in Italia?

Attualmente in Italia si sono registrati 851 casi, con una maggiore incidenza che si registra in Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto; in Europa, invece, i casi sono, nel complesso, circa 20.000.

Come reso noto dagli Infettivologi della Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS e dalla Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica, l’età media dei contagiati si aggira intorno ai 37 anni e quasi tutti sono di sesso maschile.

Ma il virus non si trasmette facilmente da persona a persona: la trasmissione umana, infatti, avviene principalmente tramite il contatto con materiale infetto proveniente dalle lesioni cutanee o con oggetti contaminati (come per esempio lenzuola o vestiti), oppure tramite il contatto prolungato faccia a faccia, compresa l’attività sessuale. Non è però ancora chiaro se il virus possa essere trasmesso sessualmente attraverso i fluidi genitali.

Inoltre, ulcere, lesioni o piaghe della bocca possono essere infettive e il virus può diffondersi attraverso il contatto diretto con la bocca. Può anche diffondersi da una donna in gravidanza al feto, dopo la nascita attraverso il contatto pelle a pelle, o da un genitore infetto a un neonato o bambino per contatto stretto.

Quali sono i sintomi?

La sintomatologia include diverse manifestazioni, come febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi ingrossati, stanchezza e presenza di vescicole, pustole e piccole croste.

Generalmente, i sintomi si risolvono spontaneamente nell’arco di 2-4 settimane, con adeguato riposo e senza terapie specifiche ma, laddove necessario, possono essere somministrati degli antivirali.

Fino a questo momento, la maggior parte dei casi ha avuto sintomi lievi con un decorso benigno; tuttavia, non è da escludere la degenerazione in una malattia più grave soprattutto in alcuni gruppi fragili, quali bambini, donne in gravidanza e persone immunodepresse.

Esiste un vaccino?

Fino agli anni Settanta la vaccinazione contro il vaiolo era obbligatoria e questo ha aiutato a debellare la malattia: «Anche i vaccini contro il monkeypox che vengono offerti oggi alle categorie a rischio sono di fatto vaccini contro il vaiolo che danno una copertura dell’85-90% contro questa malattia – spiega Simona Di Giambenedetto, ricercatrice di Malattie Infettive dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – E comunque chi da ragazzo ha ricevuto la vaccinazione, anche in caso di infezione da monkeypox presenta quadri “blandi” che vanno a guarigione nel giro di pochi giorni, senza bisogno di terapia».

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