Diritti

Russia: la minaccia nucleare si concretizza

Un treno russo con armamenti nucleari si dirige verso il confine con l’Ucraina. La Nato avverte i suoi membri e Kyiv distribuisce pillole di iodio
La rappresentazione di Vladimir Putin, parte di una mostra contro la guerra in King's Square, Bucarest, nell'aprile 2022
La rappresentazione di Vladimir Putin, parte di una mostra contro la guerra in King's Square, Bucarest, nell'aprile 2022 Credit: EPA/ROBERT GHEMENT
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4 ottobre 2022 Aggiornato alle 17:00

Secondo il Times, Putin è pronto a dimostrare la sua volontà a utilizzare armi di distruzione di massa con un test nucleare ai confini con l’Ucraina.

Un treno merci, associato alla divisione armata nucleare segreta del Ministero della Difesa russo, è in movimento verso il fronte ucraino.

La notizia è apparsa la prima volta nel fine settimana su un canale filorusso.

Il treno è collegato alla dodicesima direzione del Ministero della Difesa, specializzata nello stoccaggio, la manutenzione e la fornitura di armi nucleari.

Intanto evolve la questione sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, che è in mano russa da marzo. Dopo la visita dell’Iaea - International atomic energy agency – la situazione non sembra essersi “raffreddata”.

Nel rapporto, pubblicato a inizio settembre, sulla situazione della centrale nucleare, Rafael Grossi, il direttore dell’Iaea, ha proposto la “santuarizzazione” della centrale, e come “segno tangibile di stabilità e trasparenza” due ispettori sono rimasti nella centrale per monitorare costantemente quello che accadeva.

L’11 settembre alle 03:41, ora italiana, anche l’unità 6 della centrale nucleare, l’ultima attiva, è stata scollegata dalla rete elettrica e sono cominciate le fasi per il raffreddamento e il trasferimento allo stato freddo sicuro.

L’Iaea ha specificato che resta attivo il collegamento alla linea elettrica di riserva per fornire energia elettrica necessaria per il raffreddamento del reattore e altre funzioni di sicurezza.

Ma la situazione è degenerata: Ihor Murashov, il direttore della centrale di Zaporizhzhia, è stato rapito, bendato, è portato in una località sconosciuta lo scorso venerdì da una pattuglia russa.

Come dice Iaea, il direttore della centrale ha un ruolo chiave perché è il responsabile principale ed esclusivo della sicurezza nucleare e delle radiazioni nell’impianto.

Su Telegram, Petro Kotin, presidente della Società energetica statele Energoatom, come citato da Ukrinform, dichiara che «la sua detenzione rappresenta un pericolo per il funzionamento della più grande centrale nucleare europea».

Fortunatamente nel pomeriggio di ieri il direttore generale dell’Iaea ha confermato la sua liberazione.

Ciò nonostante, sul fronte nucleare la situazione resta allarmante: un ingegnere della centrale da alcune settimane ha un’interlocuzione protetta con Fabio Tonacci e racconta che la situazione è pessima perché ci sono continui bombardamenti.

L’ingegnere nucleare racconta delle pressioni psicologiche volte alla “russificazione” perché anche se costruito in epoca sovietica, l’impianto ha subito numerosi ammodernamenti che i russi non conoscono e in più a oggi non hanno personale a sufficienza per gestire il complesso.

Basti pensare che regolarmente nella centrale di Zaporizhzhia lavorano 11.000 persone e oggi, sempre stando a quanto raccontato dall’ingegnere, ci sono solo 7.000 dipendenti e molti di loro, per evitare il clima di intimidazione permanente, lavorano in centrale solo un giorno su tre.

Inoltre, aggiunge che «le autorità russe si presentano con dei fogli: se li firmiamo diventiamo dipendenti Rosatom, l’agenzia russa. Hanno personale russo adesso nella centrale, ma non è sufficiente. Tra poco dovremo scegliere se prendere il passaporto di Mosca o lasciare il lavoro. Conoscendo i miei colleghi, per Putin non sarà facile russificarci».

A questo si aggiunge la questione delle annessioni russe, festeggiate il 1° ottobre, a seguito dei referendum, dichiarati “farsa” dalla comunità internazionali: da allora la regione della centrale nucleare è per Putin un suo territorio.

Il Cremlino dunque, molto probabilmente, nazionalizzerà la struttura, tagliando i legami con l’operatore ucraino Energoatom, anche se non è ancora chiaro se l’agenzia russa per l’energia nucleare, Rosatom, diventerà il nuovo operatore.

Non solo per i dipendenti della centrale ma anche per i residenti delle regioni di Zaporizhzhia, Kherson, Lugansk e Donetsk, il Ministro degli esteri russo, Sergej Viktorovič Lavrov, ha dichiarato che entro un mese ogni cittadino delle regioni annesse dovrà accettare o rifiutare la cittadinanza russa, senza specificare se ci saranno rischi per gli abitanti in possesso della cittadinanza ucraina.

Ciò nonostante, l’Iaea e la comunità internazionale continueranno a considerare Zaporizhzhia dell’Ucraina, mentre secondo Andrea Baklitskiy, esperto russo presso Unidir – United Nations Institute for Disarmament Research – il governo russo potrebbe istituire una uova società per gestire la centrale.

Qualcosa di simile accadde con l’annessione della Crimea nel 2014 al reattore di ricerca presso l’Università nazionale per l’energia e l’industria nucleare di Sebastopoli; l’Iaea lo considera ancora ucraino e non sono stati accettati i tentativi russi di porlo in regime di garanzie su base volontaria, che prevederebbe di fatto il riconoscimento dell’Agenzia Onu dell’impianto come parte del territorio della Federazione russa.

Poche ore fa però, sul canale televisivo Rossiya-24, sono state riportate delle dichiarazioni del direttore della centrale Murashov che è stato espulso dopo aver confessato in un video di avere legami con i servizi segreti ucraini (Sbu): «Ho comunicato con Igor Viktorovich Kazemirsky, un dipendente dello Sbu, tramite messaggistica istantanea. L’essenza della comunicazione era che trasmettevo informazioni sullo stato attuale delle cose nella centrale nucleare».

La situazione sul fronte nucleare sta diventando davvero esplosiva e a conferma di ciò il Consiglio comunale di Kyiv riferisce che sta fornendo ai centri di evacuazione pillole a base di ioduro di potassio in preparazione di un possibile attacco nucleare alla capitale.

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