Culture

Addio Rosetta Loy, voce della storia italiana

Famiglia, guerra, responsabilità: erano alcuni dei temi cari alla scrittrice. Nata Provera a Roma nel 1931, è morta sabato all’età di 91 anni
Rosetta Loy in uno scatto inedito di Mario Dondero
Rosetta Loy in uno scatto inedito di Mario Dondero Credit: Archivio della Fototeca Provinciale di Fermo
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
3 ottobre 2022 Aggiornato alle 22:00

«Dimenticare l’orrore delle persecuzioni antisemite e il suo spaventoso finale può essere molto pericoloso. È come essere miopi e buttare via gli occhiali».

Parlava così in un’intervista alcuni anni fa la scrittrice Rosetta Loy, morta il primo ottobre all’età di 91 anni nella sua casa romana nel quartiere Flaminio. Quell’esternazione saggia, profonda e dirompente ha probabilmente fatto da filo conduttore a tutta l’età adulta della letterata e caratterizzato buona parte delle sue opere.

Nata nella capitale nel 1931 con il nome di Rosetta Provera, firmava i suoi libri con il cognome del marito Giuseppe Loy, fratello del regista Nanni. Scrisse il suo primo racconto all’età di 9 anni anche se, come spesso ricordato da lei stessa, la vera vocazione per la scrittura arrivò verso i 25 anni. Dovrà però aspettare di compierne 43 per salutare il suo esordio letterario, avvenuto nel 1974 con il romanzo La bicicletta, che le valse premio Viareggio Opera prima. Ambientato in una grande casa di campagna, racconta la vita di una famiglia dell’alta borghesia italiana durante gli anni della guerra e del dopoguerra.

Famiglia, guerra, storia, consapevolezza e assunzione di responsabilità sono stati i temi più cari all’autrice, presenti in quasi tutte le sue opere. Le strade di polvere del 1978, forse la più nota, vincitrice di diversi premi, racconta le vicende di persone comuni vissute tra la fine del Settecento e gli anni dell’Unità d’Italia, in un intreccio indissolubile tra la vita quotidiana che continua mentre la storia si compie.

Storia che fa spesso da sfondo alle sue narrazioni e in particolare al dittico dedicato al racconto degli effetti delle leggi razziali e dell’Olocausto sulla società, composto da Cioccolata da Hanselmann del 1995 e La parola ebreo del 1997. Quest’ultimo è un libro autobiografico che mette nero su bianco ciò che avvenne nella sua famiglia borghese e cattolica, che pur non aderendo mai al fascismo fu testimone oculare di episodi drammatici legati alle leggi razziali, verso i quali non si oppose.

In particolare, Rosetta Loy fa riferimento a compagne di banco ebree che da un giorno all’altro furono costrette a fare lezione da casa e alla sparizione di alcuni amici e vicini di casa dei genitori, come i Levi e i Della Seta.

«Se vado indietro nel tempo e penso a come la parola ebreo è entrata nella mia vita, mi vedo seduta su una seggiolina azzurra nella camera dei bambini», affermò parlando della sua infanzia. Lo scritto rappresenta una presa di coscienza dell’autrice, che a distanza di decenni si è chiesta se e cosa avrebbe potuto fare per impedire certe atrocità, nonostante fosse solo una bambina, condannando quell’immobilismo-assenso che accomunò una fetta importante della borghesia ai tempi del rastrellamento del Ghetto di Roma del 16 ottobre 1943, che non si schierò con il fascismo ma ne accettò le leggi senza averne troppa coscienza.

Mentre la storia avanza, cambia pelle e si trasforma, non smette di affascinare Rosetta Loy, che nel suo Gli anni fra cane e lupo. 1969-1994. Il racconto dell’Italia ferita a morte fa un quadro altrettanto preciso di un altro periodo centrale per l’evoluzione del nostro Paese, gli oltre vent’anni che vanno dalla strage di Piazza Fontana a Milano alla prima vittoria elettorale di Silvio Berlusconi, fino alle dimissioni dalla magistratura di Antonio Di Pietro.

Nel 2017 per la scrittrice arrivò anche il Campiello alla carriera, una consacrazione che precedette di un anno la pubblicazione della suo ultimo libro, Cesare, edito da Einaudi e dedicato al critico Cesare Garboli, con il quale ebbe una lunga relazione extra coniugale mai negata.

La fama di Rosetta Loy superò anche i confini nazionali grazie alle traduzioni dei suoi libri in tantissime lingue, che le valsero la stima e l’ammirazione di un pubblico vastissimo che annovera tra gli altri i registi belgi Jean Pierre e Luc Dardenne, che titolarono Rosetta il loro film Palma d’oro a Cannes nel 1999.

I funerali si svolgeranno domani alle 10:30 nella Chiesa di Grottarossa Santa Maria Immacolata (Roma). La salma sarà poi tumulata nel cimitero di Mirabello Monferrato (Alessandria), paese d’origine del padre dell’autrice nel quale è ambientato Le strade di Polvere.

Leggi anche
Libri
di Chiara Manetti 3 min lettura
libri
di Maria Michela D'Alessandro 3 min lettura