Economia

La Germania viaggia da sola

È stato riattivato il Fondo per la stabilizzazione dell’economia, a causa dei rincari energetici e l’inflazione. Ma per vivere in armonia all’interno di una comunità (quale l’Ue) bisognerebbe evitare queste manovre da solista
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz durante la Bundeswehr conference of the German Armed Forces, il 16 settembre 2022
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz durante la Bundeswehr conference of the German Armed Forces, il 16 settembre 2022 Credit: EPA/CLEMENS BILAN
Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 4 min lettura
4 ottobre 2022 Aggiornato alle 06:30

Paese che vai, governo che trovi. Quello della Germania, per esempio, ha dato uno scossone agli equilibri europei, annunciando la riattivazione del Fondo per la stabilizzazione dell’economia. Voluto nel marzo 2020 dall’allora governo composto da Spd, Verdi e Fdp, era stato disposto per far fronte alle conseguenze economiche della pandemia, ma era poi stato chiuso prima dell’estate. Sotto un profilo di politica economica, questo del fondo è un escamotage geniale per evitare che i 200 miliardi di manovra previsti vadano a gravare sulla gestione del bilancio.

Una manovra azzardata? Del resto, la Germania si trova ad affrontare una serie di fattori in grado di creare la tempesta perfetta: l’inflazione nel mese di settembre è salita al 10%, i prezzi dell’energia sono cresciuti quasi del 44%, l’approvvigionamento energetico è reso particolarmente complesso dal fatto che, tra i Paesi europei, oltre metà del gas importato provenisse proprio dalla Russia. A ciò si aggiunga la recessione alle porte.

Per la Germania, 200 miliardi corrispondono circa al 5% del Prodotto Interno Lordo. Come verranno utilizzati questi fondi? Accanto a un impegno preciso per sostenere le energie rinnovabili e diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, la misura prevede un tetto sia per il prezzo dell’elettricità che per quello del gas che saranno applicati alle famiglie e alle imprese, con un taglio dellIVA sul gas che passerà dall’attuale 19% al 7%. Al contempo, saranno tassati gli extra profitti di quelle aziende energetiche che, pur non essendo state massicciamente colpite dallaumento del costo del gas, stanno accumulando profitti che, prima di questa congiuntura, sarebbero stati del tutto imprevedibili.

Io corro da sola

Liniziativa di Berlino è una fuga in avanti della Germania, che ha voluto mostrare la propria forza non solo economica, ma anche di bilancio. Tutto questo è stato possibile, infatti, solo grazie ai conti pubblici in ordine e a un rapporto del debito pubblico sul PIL pari al 68% (l’Italia viaggia serenamente sopra il 150%, per avere una misura di paragone).

Ma per una convivenza serena all’interno di una comunità, come lo è l’Unione Europea, queste iniziative solitarie sono tendenzialmente da evitare. Anche perché sono numerosi i Paesi membri (tra cui l’Italia) che stanno spingendo per ottenere un tetto comune al prezzo del gas, ipotesi peraltro delineata già un anno fa dall’allora Premier Mario Draghi. Ma complessa è la trattativa con la Commissione Europea, che non disdegna l’ipotesi, ma vorrebbe che il tetto venisse applicato unicamente al gas proveniente dalla Russia.

Quali possono essere le conseguenze della mossa tedesca sugli altri Paesi europei? Prevedibilmente, un’ulteriore spinta verso l’alto dei prezzi del gas, anche se il Ministro delle Finanze tedesco ha affermato che le loro previsioni, al contrario, ruotano attorno a una riduzione complessiva dell’inflazione.

Non siamo come il Regno Unito

Nel corso della conferenza stampa con la quale è stata presentata la misura, Christian Lindner ci ha tenuto a sottolinearlo: «Non stiamo seguendo l’esempio del Regno Unito», intendendo che la spesa extra per la Germania non comporterà la creazione di nuovo debito. Ma cosa aveva annunciato esattamente la Prima Ministra britannica Liz Truss?

Lo scorso 23 settembre aveva lanciato un pacchetto di incentivi record, definito come il più radicale dal 1972, che prevedeva il taglio di 5 punti percentuali dell’aliquota massima dell’imposta sui redditi più elevati, ovvero quelli superiori alle 150.000 sterline l’anno (che era al 45%), riducendo al contempo l’aliquota di base dal 20% al 19%. Questa manovra fiscale sarebbe stata finanziata a debito per un ammontare di 45 milioni di sterline. Ecco perché l’annuncio ha causato così tanto clamore ed ha determinato il crollo della sterlina ai minimi storici sul dollaro e un aumento dello spread dei Btp.

La congiuntura è complessa e i governi sono nervosi. Ma per affrontare la tempesta occorre calma e sangue freddo. Ed è necessario comprendere che nessuno si salva da solo.

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