Futuro

Le startup che ti aiutano a trovare lavoro

Da 80.000hours a Escape the City, sono sempre più le imprese emergenti che permettono di individuare la propria strada per una carriera sostenibile (tanto in senso economico che valoriale). Scopriamole insieme
Credit: Vlada Karpovich/ Pexels
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4 ottobre 2022 Aggiornato alle 14:20

Siamo abituati a pensare che ci siano i lavori veri remunerativi e con possibilità di carriera e i lavori utopistici, nel sociale, non pagati o pagati molto meno rispetto a quelli “for profit”.

E così la percezione generale è che quella a impatto sociale è una non-carriera, un salto nel buio che prelude a un futuro fatto di stenti e risentimento. Niente di più sbagliato.

Oggi è possibile - se non per tutti, quantomeno per tanti - conciliare aspirazioni e carriera, secondo la ben nota filosofia di Ikigai.

Per raggiungere questo obiettivo ci aiutano sia l’esplosione di aziende benefit e b-corp che incorporano l’impatto sociale nella propria mission aziendale e sia startup e piattaforme nate apposta per aiutare i candidati a trovare lavoro in aziende a impatto sociale.

Secondo una recente ricerca di Deloitte il 77% dei lavoratori si aspetta che la propria azienda abbia un impatto positivo. Soprattutto tra i giovani la scelta di un’azienda in base viene fatta in base a temi quali la sostenibilità, l’impatto sociale e i valori di riferimento.

Il punto è che non è per nulla chiaro come misurare l’impatto di un’azienda o quello di uno specifico lavoro. 80.000hours è una startup no profit che ci aiuta a misurare e a calcolare l’impatto del proprio lavoro. Si ha più impatto a fare il neurochirurgo in un ospedale di Londra oppure il medico volontario sul fronte di guerra? Domanda sciocca per qualcuno ma rilevante per qualcun altro che invece vede nelle circa 80.000 ore (ecco perché si chiama 80.000hours) che dedicherà al lavoro la grande occasione per migliorare il mondo, fare la differenza, dare un senso al suo passaggio su questo pianeta.

Lo scopo di 80.000hours è aiutare capire come misurare e valutare il proprio impatto in un mondo che si sta trasformando.

Sul sito si trova l’elenco di alcune delle tematiche più scottanti del nostro tempo, che a qualcuno potrebbero sembrare minori ma che viste da vicino rappresentano chiaramente le grandi sfide dell’umanità: convivere con l’intelligenza artificiale che potrebbe prendere il nostro posto sul lavoro, affrontare il rischio di ulteriori e devastanti pandemie in un mondo capillarmente connesso, portare valori positivi in contesti difficili e polarizzati come quelli digitali. Per questi e molti altri problemi 80.000hours ha sviluppato una sorta di graduatoria che misura l’impatto, la scala del problema, le aziende che lo affrontano e le posizioni aperte a cui candidarsi.

Se 80.000hours punta soprattutto sul “aprire la mente” di chi sta cercando un lavoro a impatto sociale, altre piattaforme nascono proprio per mettere in contatto domanda e offerta.

Bwork per esempio indicizza le opportunità di lavoro disponibili nelle aziende b-corp, ovvero le imprese che hanno ottenuto la certificazione di imprese ad alto impatto sociale e sostenibilità. Opera sulla stessa falsa riga GoogdGigs che permette di cercare lavoro in imprese sociali e organizzazioni non governative.

Seguendo la logica innovativa di 80.000hours, potremmo cambiare punto di vista e invece di ragionare su aziende ad alto impatto, potremmo piuttosto iniziare a pensare a lavori ad alto impatto a prescindere dall’azienda. È questo il taglio della startup Escape the City, che aiuta i candidati a costruire una carriera a impatto.

Insomma se la sostenibilità è oggi un punto fermo dell’economia, allora lo deve essere anche per le risorse umane, per le piattaforme di recruiting, per chi fa selezione del personale. Riflettiamoci con un esempio. Oggi sempre di più le etichette alimentari raccontano, oltre al prezzo e alle promozioni, le caratteristiche nutritive degli alimenti e rispondono al crescente bisogno di “salute” delle persone. Lo stesso a breve dovranno fare le aziende di selezione del personale.

In aggiunta alla Ral (retribuzione annua lorda), dovranno fornire al candidato le metriche di impatto della propria professione.

La cosa incredibile è che questo nuovo approccio potrebbe frenare la famosa emorragia di personale che dagli Stati Uniti sta contagiando l’Europa, che va sotto il nome di: “The great resignation”. Chissà se è proprio l’assenza di senso, scopo e impatto a spingere milioni di persone a lasciare il lavoro, anche in assenza di chiare alternative.

Modelli innovativi e modelli tradizionali dovranno convivere per un po’ di tempo. E molte persone, nonostante la volontà di contribuire a cause sociali e ambientali non possono lasciare il lavoro, soprattutto in questo momento drammatico.

Per queste persone motivate, ma la cui carriera è comunque costretta in aziende tradizionali, è nata Netimpact, che si rivolge a chi un lavoro ce l’ha - ma che allo stesso tempo ha tempo e competenze che possono servire e far la differenza in progetti di sostenibilità.

Si tratta di una sorta di banca del tempo che fa incontrare competenze e progetti sostenibili.

È un modo anche questo per sposare la filosofia Ikigai, di unire passioni, utilità per gli altri e tempo a disposizione.

Insomma i valori della sostenibilità oggi sempre di più permeano le scelte lavorative di milioni di giovani e grazie alle nuove piattaforme di recruiting sostenibile trovare la strada per una carriera sostenibile (tanto in senso economico che valoriale) non è più un’utopia impossibile. Buona ricerca.

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