Economia

Cosa c’è nella Nota di aggiornamento del Def

Crescita del Pil rivista al rialzo al 3,3% ma nel 2023 rallenta a +0,6%, complice il rialzo dei tassi di interesse. Inflazione in discesa entro fine anno e deficit in calo (5,1%). Ritardi sui fondi europei del Pnrr
Credit: Egor Myznik/Unsplash
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
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29 settembre 2022 Aggiornato alle 20:00

Nella giornata di ieri il Consiglio dei ministri ha approvato la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (Nadef), lo strumento col quale il Governo aggiorna le previsioni economico-finanziarie sulla base dei dati relativi al primo semestre, rivedendo gli obiettivi programmatici in vista della manovra di bilancio che deve essere approvata dal parlamento entro fine anno.

“L’economia italiana ha registrato sei trimestri di crescita superiore alle aspettative”, sottolinea la nota diffusa da Palazzo Chigi, ma “le prospettive adesso risultano meno favorevoli in ragione del marcato rallentamento dell’economia globale e di quella europea, principalmente legato all’aumento dei prezzi dell’energia, all’inflazione e alla situazione geopolitica”.

Stima di crescita del Pil per il 2022 rivista al rialzo del 3,3% rispetto al 3,1% programmatico del Def di aprile “grazie alla crescita superiore al previsto registrata nel primo semestre e pur scontando una lieve flessione del Pil nella seconda metà dell’anno”. Nel 2023 rallenterà invece al +0,6%, contro il 2,4% previsto in primavera, per poi risalire a +1,8% nel 2024 e +1,5% nel 2025.

Sul piano del deficit, l’indebitamento netto tendenziale scende dal 7,2% del 2021 al 5,1% nel 2022 a fronte dell’obiettivo del 5,6%. Questo, spiega il comunicato diffuso dalla Presidenza del Consiglio, “per effetto del positivo andamento delle entrate e della moderazione della spesa primaria sin qui registrati quest’anno”.

Buone notizie all’orizzonte per l’inflazione, che subirà un ulteriore rialzo nell’immediato ma secondo la Nota visionata dall’Ansa dovrebbe “iniziare a scendere entro la fine di quest’anno”. Molto dipenderà anche dalle scelte compiute dal nuovo esecutivo che dovrebbe insediarsi tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre.

Nel 2023 “permarranno gli effetti del rialzo dei tassi di interesse”, si aggiunge nella Nota di aggiornamento, spiegando che la spesa per interessi sarà pari al 3,9% del Pil. Inoltre il rialzo di tassi e rendimenti avrà un impatto marginale sul Pil del 2022 ma “molto significativo sul 2023 e rilevante sugli anni successivi”.

“Il rialzo dei tassi di interesse rende più complesse le prospettive economiche anche per la rapidità con cui è stato attuato e avrà un impatto depressivo sull’attività economica e sui mercati immobiliari”, ha avvertito il ministro dell’Economia Daniele Franco.

L’auspicio è che, in un contesto di graduale riduzione del deficit e del debito pubblico, la ripresa economica avviata dopo la crisi pandemica prosegua e si consolidi, sostenuta da investimenti privati e pubblici, da tassi di occupazione più alti e da una dinamica della produttività più elevata”, ha aggiunto il responsabile del Mef.

Ritardi sui fondi europei. Dei 191,5 miliardi assegnati all’Italia, solo 21 saranno effettivamente spesi entro la fine di quest’anno “per il ritardato avvio di alcuni progetti che riflette, oltre i tempi di adattamento alle innovative procedure del Pnrr, gli effetti dell’impennata dei costi delle opere pubbliche”. Restano quindi circa 170 miliardi da spendere nei prossimi 3 anni e mezzo.

“I prossimi mesi saranno complessi, alla luce dei rischi geopolitici e del probabile permanere dei prezzi dell’energia su livelli elevati – afferma il testo –. Le risorse a disposizione del Paese per rilanciare gli investimenti pubblici e promuovere quelli privati, sia in nuovi impianti sia in innovazione, non hanno tuttavia precedenti nella storia recente e potranno dar luogo a una crescita sostenibile ed elevata, così da porre termine alla lunga fase di sostanziale stagnazione dell’economia”.

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