Futuro

Libiam, nei tech calici!

Il consorzio Cavit ha creato PICA, un portale informatico con i dati di circa 6.600 ettari di vigneti. Per rendere la viticoltura più smart e (il più possibile) zero waste
Credit: Matthias Mitterlehner/unsplash
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
29 settembre 2022 Aggiornato alle 14:15

Una sorta di bussola che consente di mettere “in rete” i vigneti e condividere informazioni preziose per una viticoltura di precisione. Ecco cos’è PICA, Piattaforma Integrata Cartografica Agriviticola.

A partire dal 2010, Cavit - consorzio che riunisce 11 cantine sociali e oltre 5.250 viticoltori locali che coprono il 60% della superficie vitata trentina - ha sviluppato nel tempo una strumentazione tecnologica innovativa, oggi indispensabile supporto al lavoro degli agronomi e dei soci in vigna.

Le informazioni raccolte dai software di gestione dei soci del consorzio includono una superficie complessiva di circa 6.600 ettari di vigneti, nelle 5 macro-aree viticole – dal Campo Rotaliano alla Valle di Cembra, dalla Valle dell’Adige alla Vallagarina, sino alla Valle dei Laghi, compreso l’Alto Garda – che sono la culla dei migliori vini trentini.

Vengono integrate con quelle delle banche dati di interesse agrario (Carta dei Suoli del Trentino e Atlante meteo-climatico) offrendo agli agronomi un’analisi a tutto tondo, correlate anche dai modelli previsionali messi a disposizione dalla rete di ricerca d’eccellenza, che coinvolge la Fondazione Edmund Mach, la Fondazione Bruno Kessler con il suo spin-off MPA Solutions e il CNR di Firenze.

Per ciascun vigneto, è possibile avere un’idea precisa, a cominciare dalla scelta del vitigno più adatto a ogni terreno e a ogni clima. Ciò consente, dunque, di ottimizzare il lavoro sul campo senza sprechi di risorse. Attraverso delle proiezioni si incrociano le caratteristiche del terreno con le previsioni meteorologiche: in base all’esito, si programmano interventi mirati di irrigazione o di protezione da specifiche patologie.

Il bagaglio di conoscenza condivisibile con gli altri viticoltori è potenzialmente infinito: per esempio, il momento ideale per effettuare la vendemmia, pratica che spesso in Trentino viene eseguita ancora esclusivamente a mano, nel rispetto della natura e dell’ambiente.

«In Trentino - commenta Andrea Faustini, Enologo e Responsabile Scientifico del Team Agronomico Cavit e coordinatore del progetto PICA - dove le zone coltivate sono fortemente parcellizzate e distribuite su superfici estremamente eterogenee tra loro per esposizione climatica, conformazione dei suoli e altitudini, è molto importante conoscere al meglio ogni singola zona di coltivazione. Se so che vitigno piantare in quella specifica area, avrò dei benefici in termini di qualità del prodotto».

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