Ambiente

La vera alternativa al gas russo sono le rinnovabili

Parola dell’ad di Terna. Per la società, le richieste di connessione di impianti a fonti pulite sono quasi 4 volte gli obiettivi nazionali. Allora cosa aspettiamo a sburocratizzare e accelerare?
Credit: David Cristian
Tempo di lettura 3 min lettura
28 settembre 2022 Aggiornato alle 19:00

Mentre il mondo si interroga sulle strane perdite di metano del gasdotto Nord Stream, quello che rifornisce l’Europa partendo dalla Russia, avanzando sia le ipotesi di incidente sia di sabotaggio da parte dei russi, e mentre la questione energia e caro bollette potrebbe essere una delle prime da affrontare per il nuovo governo, dall’Italia arriva un nuovo e importante assist alle fonti rinnovabili.

A parlare, in modo esplicito, è stato l’amministratore delegato di Terna Stefano Donnarumma che, prima dal palco della Federazione nazionale dei cavalieri del Lavoro e poi dai suoi profili social, si è detto «convinto che le rinnovabili siano la vera alternativa al gas russo».

Secondo l’ad non solo tecnologie e innovazione per una svolta centrale a favore dell’energia pulita esistono, ma sono i dati a fornirci l’interesse generale nel puntare sulle energie rinnovabili e l’abbandono dei combustibili fossili.

Citando i dati Terna, Donnarumma ha spiegato infatti che «le richieste di connessione alla rete di impianti fonti rinnovabili sono arrivate a 280GW, circa 4 volte gli obiettivi nazionali al 2030. Realizzare quanto previsto dal piano europeo #Fitfor55 (quindi 70GW) porterebbe a un risparmio di gas di oltre 26 miliardi di metri cubi, sostanzialmente quanto il nostro Paese ha importato dalla Russia negli ultimi 12 mesi. Bisogna quindi accelerare il più possibile i processi di autorizzazione degli impianti eolici e fotovoltaici», ha ribadito il manager.

«I 18 miliardi di euro per le infrastrutture elettriche che Terna SpA prevede nei prossimi 10 anni sono fondamentali per abilitare lo sviluppo delle rinnovabili e porteranno benefici non solo per il clima e per l’ambiente, ma anche per l’economia e l’occupazione, con un impatto sul PIL italiano di circa 500 miliardi di euro», ha aggiunto.

Durante il convegno Donnarumma ha parlato anche dell’andamento nello sviluppo delle rinnovabili: «Considerate che il fabbisogno 2030 è stimato intorno al 70 GW. E che la velocità di implementazione negli ultimi anni è stata di circa 1 GW all’anno. Forse quest’anno, grazie ai provvedimenti attuati dal governo nei mesi passati, potrebbe essere doppia, o qualcosa in più, raggiungendo i 3 GW. Ovviamente siamo però molto lontani dalla necessità che ne vuole almeno 7-8 GW all’anno».

Dunque, oltre a sburocratizzare, è necessario accelerare il più possibile, anche «considerato che il costo effettivo dell’energia prodotta a esempio da un impianto solare è di circa 5 volte più basso del valore registrato nei primi sei mesi dal Pun», il che avrà peraltro «importanti ricadute economiche e occupazionali: un recente studio ha evidenziato come, nel loro complesso, tutti gli investimenti previsti in Italia per raggiungere gli obiettivi al 2030 potranno avere un impatto sul PIL pari a circa 500 miliardi di euro».

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