Starlink salverà l’Iran?
”Activating Starlink”. Con queste parole, twittate in risposta al Segretario di Stato americano Anthony Blinken, il miliardario Elon Musk si è impegnato ad attivare la sua costellazione satellitare per fornire Internet dallo Spazio anche all’Iran e contrastare la censura del governo di Teheran. Ma il proprietario di Space X potrà mantenere la sua promessa?
Facciamo un passo indietro: in Iran finora sono morte 76 persone durante le proteste scoppiate dopo la morte in una caserma di una giovane donna curda, Mahsa Amini, arrestata dalla polizia morale iraniana per non aver indossato correttamente il velo e aver violato il codice di abbigliamento musulmano conservatore del Paese.
Le autorità non hanno rilasciato dati ufficiali, ma si pensa che siano migliaia - circa 1200 - le persone arrestate nella maggior parte delle 31 province totali. Le autorità, esprimendo “preoccupazioni per la sicurezza”, hanno introdotto le più severe restrizioni a Internet in tutto l’Iran dalle proteste del novembre 2019, scoppiate in seguito a un improvviso aumento del prezzo del carburante. In quel caso ci fu un’interruzione totale della Rete per quasi una settimana, con siti web locali fuori uso, uffici governativi e banche offline.
A differenza del 2019, stavolta le autorità stanno trovando modi diversi per limitare l’accesso a Internet: i siti e i servizi locali sono rimasti online per non influenzare l’economia nazionale, e alcuni fornitori di servizi internet, soprattutto le aziende private, sono stati meno colpiti di altri. Per chi utilizza i maggiori provider del Paese, invece, è diventato più difficile utilizzare il cellulare e accedere a Internet da casa. La connessione è limitata dalle 16 fino a dopo la mezzanotte, proprio quando si svolgono le proteste.
Come spiega il quotidiano Financial Times, la scorsa settimana le autorità iraniane hanno interrotto l’accesso a Instagram e WhatsApp, prima che il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti annunciasse l’allentamento delle restrizioni che avevano impedito sia ai servizi Internet che alle reti di comunicazione di operare nel Paese: il tweet di Anthony Blinken che annunciava la decisione di “promuovere la libertà di Internet e il flusso libero di informazioni” agli iraniani è arrivato venerdì. Poi è arrivata la risposta di Musk, e a pochi giorni di distanza l’autorizzazione del governo Usa ad attivare Starlink.
Ma, come ha spiegato lo stesso Musk al Financial Times, «ci sarebbe bisogno di qualcuno che compri effettivamente i terminal e li porti di contrabbando in Iran, ma correrebbe un rischio, perché il governo non sarà contento». Per l’Iran, infatti, Starlink è una minaccia alla sicurezza del Paese, ed è per questo che ne impedirà l’ingresso nel Paese.
Inoltre, posto che migliaia di terminali vengano introdotti clandestinamente in Iran (l’emittente Al Jazeera stima che ci vorrebbero pochi milioni di dollari), Starlink è un servizio satellitare privato e, come tale, per funzionare regolarmente avrebbe bisogno di una licenza legale o violerebbe le norme internazionali. La settimana scorsa, riporta Al Jazeera, il ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanaani ha definito la revoca da parte degli Stati Uniti di alcune sanzioni relative a Internet uno sforzo per “violare la sovranità dell’Iran”, aggiungendo che avrebbe intrapreso un’azione immediata. Quel giorno alcuni funzionari iraniani hanno bloccato il sito web di Starlink.
Se il progetto di Musk dovesse effettivamente realizzarsi, l’Iran potrebbe rivolgersi a numerose autorità tra cui l’Unione internazionale delle telecomunicazioni, che regola le comunicazioni internazionali delle Nazioni Unite per denunciare ciò che sta accadendo. E, secondo la legge, ne avrebbe diritto. Per tutti questi motivi alcuni critici e attivisti hanno etichettato la mossa del miliardario fondatore di Space X come puro marketing. E, per ora, di risultati concreti non c’è traccia.