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Chi ha coniato il termine climate change?

La persona che per prima documentò il cambiamento climatico fu Eunice Newton Foote una suffragetta e scienziata rimasta sconosciuta fino al 2011
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5 gennaio 2022 Aggiornato alle 17:00

La persona che per prima documentò il cambiamento climatico fu Eunice Newton Foote, una suffragetta e scienziata rimasta sconosciuta fino al 2011. Per quasi duecento anni nessuno ha mai saputo niente del suo articolo intitolato “Circostanze che influenzano il calore dei raggi del sole”. Poi, dieci anni fa, un geologo in pensione di nome Ray Sorenson si imbattè in uno dei lavori della donna che, per prima, aveva stabilito una connessione tra anidride carbonica e climate change, senza ricevere mai alcun riconoscimento. E, finalmente, questa statunitense si prese i meriti che le spettavano. E che erano andati a un altro. A un uomo.

Era il 26 maggio del 1859, infatti, quando il fisico irlandese John Tyndall dimostrò alla Royal Society di Londra, una prestigiosa accademia scientifica inglese fondata nel 1660, che diversi gas potevano assorbire calore: “Così l’atmosfera ammette l’ingresso del calore solare, ma ne controlla l’uscita e il risultato è una tendenza ad accumulare calore sulla superficie del pianeta”, spiegò lo scienziato ai suoi colleghi. Era la prima volta che qualcuno scopriva e analizzava il cosiddetto “effetto serra”. O forse no? Tre anni prima, nel 1856, Eunice Foote arrivò alle stesse conclusioni. Ma nella sua lettera alla Royal Society, Tyndall sottolineò che “nulla, per quanto ne so, è stato pubblicato sulla trasmissione del calore radiante attraverso i corpi gassosi”.

Eugene si trovava a ben cinquemila chilometri di distanza, nello stato di New York. Era una lontana parente di Sir Isaac Newton, il padre della legge della gravitazione universale, ed era una donna istruita: frequentò un seminario femminile e prese lezioni di scienze in un college maschile. Suo marito Elisha Foote, che sposò nel 1841, era un inventore e un giudice. Sette anni dopo i due coniugi furono tra i primi firmatari della “Declaration of Sentiments” firmata a Seneca Falls, il luogo in cui si trasferirono: si trattava di uno dei documenti fondanti del movimento femminista del Paese.

Come riporta il Washington Post, i Footes conducevano esperimenti scientifici nel tempo libero e Elisha divenne membro dell’AAAS, l’Associazione americana per l’avanzamento della scienza, che è la società scientifica che oggi pubblica la rivista Science. Nel 1856, dopo un suo intervento, l’articolo di sua moglie venne letto dal primo segretario della Smithsonian Institution, Joseph Henry, probabilmente perché venisse preso sul serio. Disse che “la scienza non è di nessun paese e di nessun sesso. La sfera della donna abbraccia non solo il bello e l’utile, ma anche il vero”. E poi lesse l’articolo in cui Eunice parlava del suo esperimento.

In quel periodo gli scienziati discutevano del perché le vette delle montagne, anche se più vicine al Sole, fossero più fredde delle valli. Alla scienziata bastarono due cilindri di vetro, quattro termometri e la luce del sole per scoprire il motivo di questa ambiguità: più anidride carbonica nell’aria significava temperature più alte. Nonostante, secondo Henry, ci fossero “molte difficoltà che precludevano qualsiasi tentativo di interpretare il loro significato”, l’articolo venne pubblicato pochi mesi dopo sull’American Journal of Science and Arts. La conclusione era questa: “An atmosphere of that gas would give the earth a high temperature”, ovvero un’atmosfera ricca di CO2 innalzerebbe la temperatura della Terra. Foote pubblicò anche altri articoli scientifici, ma poi abbandonò le sue ricerche. Il suo attivismo, però, non si fermò, così come la sua inventiva: nel 1860 ricevette un brevetto per un’imbottitura di scarpe di gomma.

Tyndall, “il padre della scienza climatica”, fu una celebrità. Continuò a fare scoperte in fisica e glaciologia fino alla sua morte, nel 1893. Diversi istituti nel mondo portano il suo nome, persino alcune vette montuose - Mounts Tyndall in California e in Australia -, numerosi ghiacciai e addirittura un cratere sulla Luna. Non sapremo mai se Tyndall abbia effettivamente rubato a Foote la sua scoperta. Ciò che è certo è che molte riviste britanniche, canadesi e tedesche fecero riferimento agli esperimenti della donna prima della scoperta di Tyndall. In particolare, quando l’’articolo apparve sul numero di novembre 1856 dell’American Journal of Science and Arts, fu poi ripreso dal Philosophical Magazine. E chi era uno dei redattori della rivista? Sì, proprio John Tyndall.