Economia

Lavoro in Italia: il bisogno di crescere e l’incertezza nel futuro

Dopo due anni di pandemia, a maggio 2022 il tasso di occupazione raggiunge il 60,2%, la percentuale più elevata dal 2004. Eppure, il Paese rimane il quart’ultimo in Europa per tasso di disoccupazione
Credit: Sol/Unsplash
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28 settembre 2022 Aggiornato alle 13:00

Cresce l’occupazione. Ed è così che in Italia il mercato del lavoro sembra muoversi finalmente verso una lenta ripresa.

Dopo l’arresto dovuto a due anni di pandemia, nella seconda metà del 2021 il tasso di occupazione torna ad alzarsi e a maggio 2022 raggiunge il 60,2%, percentuale più elevata dal 2004.

I dati dovrebbero far ben sperare in una ripresa della situazione economica e lavorativa di un’Italia affaticata, che abbiamo visto scendere in fondo alla classifica europea al fianco della Grecia e della Spagna.

A confermare tale andamento è il Rapporto Istat del II trimestre 2022 secondo il quale è avvenuto un aumento del numero degli occupati del +3.0% rispetto all’anno precedente.

L’incremento interessa tutte le categorie di occupati, ma un particolare esito positivo è quello dei dipendenti a tempo determinato; si può notare come i contratti a termine sono aumentati tre volte di più rispetto agli indeterminati.

Il lavoro indipendente è tuttora in uno stato di sofferenza; faticano a riprendersi soprattutto i lavoratori in proprio, gli artigiani e i commercianti.

Nello stesso periodo, il tasso di disoccupazione si attesta al 8,0%, circa -2,1% rispetto al I trimestre del 2021.

Il risultato non rincuora, i dati dell’Eurostat parlano chiaro: l’Italia è quartultima per tasso di disoccupazione e ciò mette in evidenza il forte divario con i Paesi come la Germania (2.9%) la Norvegia (2.9%), la Polonia (2.3%).

A luglio 2022, vediamo i primi cedimenti e l’Istat registra il primo lieve calo da agosto 2021; pertanto, diminuiscono gli occupati (-0,1%), le persone in cerca di lavoro, soprattutto tra i 35-49 anni, portando a un innalzamento del numero degli inattivi.

Confrontando i numeri con quelli di luglio 2021 è, in ogni caso, evidente una crescita. A questa vacillante crescita, si accompagnano altrettanti fattori problematici, radicati già da tempi lontani, ai quali la pandemia ha dato “il colpo fatale”.

Stiamo parlando del lavoro delle donne, della fatica del Mezzogiorno, delle incertezze dei giovani.

In Italia, il divario di genere si dilata. È del 18,3% la differenza del tasso di occupazione tra i due sessi, ed è uno dei valori più alti in Europa; a esempio, in Francia, secondo l’Insee, la differenza è meno della metà di quella italiana, aggirandosi intorno al 7%.

Dunque, ancora una volta, a demoralizzare è il tasso donne occupate che, nel luglio 2022, subisce un ulteriore abbassamento del -0,2% rispetto al mese precedente, calo che non osserviamo, invece, tra gli uomini.

Ad accentuare il divario è l’occupazione delle donne nel Mezzogiorno: solamente il 34% lavora. Un valore estremamente basso se si osserva che al Nord la percentuale è quasi il doppio. Nonostante il Mezzogiorno, secondo l’Istat, riporti i migliori risultati sia per la diminuzione del tasso di disoccupazione (-2,8%) sia per l’aumento dell’occupazione (2,6%), la condizione delle donne rafforza il suo stato di arretratezza (- 21% di forza lavoro rispetto al Nord e Centro), il quale necessita di ulteriori misure per diminuire le disuguaglianze col resto del paese. a ogni modo, tra i giovani italiani, la domanda è sempre più frequente: come costruire un futuro nell’incertezza?

Oltre quanto già detto, a preoccupare i giovani, fino ai 34 anni, è la forte insicurezza di perdere il lavoro entro i sei mesi, poiché essi rappresentano più della metà del totale dei lavoratori dipendenti a termine. I contratti permanenti sono sempre meno frequenti e ciò non aiuta a una crescita del tasso occupazionale giovanile indispensabile per il nostro paese, che dal 2004 a oggi ha perso 2.394.000 unità.

Dunque, si può effettivamente parlare di crescita?

Solo attraverso il risanamento e il rafforzamento degli elementi critici, non dimenticando indietro nessuno, si potrà veramente osservare una ripartenza dell’Italia e da questa, camminare verso nuove certezze.

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