Diritti

Il grido delle iraniane è inarrestabile

Nonostante le violenze, gli arresti e il blocco alla rete da parte del governo, le loro voci stanno facendo il giro del mondo. E son giunte anche qui, a Roma e Milano
Una donna protesta contro le leggi severe dell'Iran in seguito alla morte di Mahsa Amini nei Paesi Bassi, il 23 settembre 2022
Una donna protesta contro le leggi severe dell'Iran in seguito alla morte di Mahsa Amini nei Paesi Bassi, il 23 settembre 2022 Credit: EPA/LEX VAN LIESHOUT
Tempo di lettura 3 min lettura
24 settembre 2022 Aggiornato alle 20:00

Le proteste iniziate dopo la morte di Jina Mahsa Amin continuano. Le città coinvolte sono almeno 15 e a cercarle sulla mappa restituiscono l’immagine di un Paese in rivolta.

Da Saqqez, città natale della giovane donna, nel Kurdistan iraniano, dove immediatamente è stato chiamato uno sciopero tuttora in corso in 6 città della regione, alla capitale Teheran in cui sempre più persone occupano le strade. Le proteste imperversano persino a Qom, “quartier generale” del clero sciita, arrivando fino al centro del Paese a Esfahan.

Le forze armate governative attaccano le persone da giorni e, anche se non si riesce a confermare l’esatto numero delle persone uccise dalla polizia, pare che siano tra le 40 (secondo Iran International) e le 50 (Iran Human Rights). Le fonti istituzionali invece, parlano di 7 morti. Le persone in carcere ormai sono diverse centinaia: già giovedì solo nella provincia di Gilan, Hasan Hosseinpour, deputy police chief, ha dichiarato di aver eseguito 211 arresti.

Da venerdì il governo ha limitato l’accesso alla rete e a social media come Whatsapp e Instagram, così da impedire la circolazione di informazioni interna al Paese, cercando quindi di fiaccare le proteste tagliando i mezzi per organizzarle, ma anche la possibilità per il resto del mondo di capire cosa stia succedendo. Poco dopo il collettivo Anonymous ha hackerato diversi server governativi pubblicando un video in cui rivendicava l’azione e dichiarando il proprio appoggio alla rivolta.

Ma le istituzioni islamiste ieri, oltre all’uso della forza, hanno cominciato una contro-offensiva ideologica: Iran Human Rights Watch ha confermato che il governo sta minacciando personalità dello sport e della cultura per evitare che si esprimano a favore delle proteste. Durante la preghiera istituzionale del venerdì, l’imam ha parlato di disordini fomentati da Usa e Israele, invitando la popolazione a prendere parte a una marcia a sostegno del governo che si è svolta poco dopo la fine della preghiera. Poche migliaia di persone si sono raccolte sventolando foto con il viso dell’Ayatollah Khomeini: le immagini mostrano una folla composta e vestita in maniera uniforme.

Un contrasto netto con le piazze in cui persone di ogni genere intonano “Jin Jiyan Azadi” (“Donna, vita, libertà” in curdo, la lingua madre di Amini), “a morte il dittatore”, e “combatteremo per la nostra libertà”.

Ma, nonostante la reazione del governo, l’eco di questi canti sta facendo il giro del mondo. Ieri in Belgio l’ambasciata iraniana è stata bersagliata di molotov, a Istanbul centinaia di donne hanno sfidato la polizia turca per esprimere la propria solidarietà, anche in Italia ci sono stati presidi presso le sedi diplomatiche iraniane, organizzate dalle comunità locali e supportate da diverti collettivi: a Roma e Milano di fronte alle ambasciate, il viso di Jina Mahsa Amini era incorniciato dai panueli fucsia della rete femminista e transfemminista Non Una di Meno.

La morte di Jina Mahsa Amini ha riacceso la scintilla di una rabbia che già nel 2019 era esplosa con forza, quando le proteste contro l’aumento del prezzo del gas e la corruzione del governo avevano bloccato il Paese fino alla loro repressione nel sangue. Oggi questa rabbia trova una nuova voce nel grido delle donne che attraverso il nome di Mahsa Amini chiamano la propria libertà.

Leggi anche
Proteste
di Azzurra Rinaldi 4 min lettura
Una donna mentre osserva un minuto di silenzio davanti l'ambasciata iraniana a Madrid nel 2009, per chiedere al governo iraniano il rispetto dell'omosessualità e dei diritti umani
Omosessualità
di Federica Biffi 2 min lettura