Diritti

Irlanda del Nord: il sorpasso cattolico

Per la prima volta, la fede protestate è in minoranza. Una situazione che potrebbe ingrossare le fila dei repubblicani favorevoli all’indipendenza
Twinbrook west Belfast
Twinbrook west Belfast Credit: Elliott Franks/i-Images/ZUMAPRESS.com
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
23 settembre 2022 Aggiornato alle 21:00

Per la prima volta dalla nascita dell’Irlanda del Nord nel 1921, il numero di cattolici della provincia britannica ha superato quello delle persone di fede protestante. A testimoniarlo è il censimento per l’anno 2021 diffuso il 22 settembre dall’Agenzia nazionale di statistica e ricerca.

Secondo la rilevazione, a essere cattolico è il 45,7% della popolazione nordirlandese, mentre il 43,5% si dichiara protestante o di altre confessioni cristiane. Il censimento precedente, risalente al 2011, fotografava il 45,1% dei cattolici a fronte del 48,4% dei protestanti.

Se i cattolici sono quindi cresciuti dello 0,6%, i protestanti sono diminuiti di quasi il 5%. Un dato che va letto anche in relazione all’aumento di chi professa altri credo religiosi (+0,6%) e dei non credenti (+3,7%).

Il sorpasso dei cattolici, tuttavia, potrebbe non interessare soltanto la religione, ma anche politica. Benché si tratti di una corrispondenza imperfetta e non sempre confermata, storicamente gli elettori di fede cattolica sono in larga parte repubblicani, favorevoli cioè all’indipendenza dell’Irlanda del Nord dal Regno Unito e al suo ricongiungimento con la Repubblica d’Irlanda.

Al contrario i protestanti sostengono in maggioranza il legame col Regno Unito, e vengono per questo chiamati “unionisti” o “lealisti”, a sottolineare la loro fedeltà alla corona. A partire dalla fine degli anni ’60, nazionalisti e repubblicani si sono scontrati nel corso di una sanguinosa guerra civile durata 30 anni – i cosiddetti Troubles, “Disordini” – conclusa ufficialmente il 10 aprile 1998 con la firma dell’Accordo di Belfast.

Con questo accordo, meglio noto come Accordo del Venerdì Santo poiché sottoscritto il giorno della festività cristiana, entrambe le parti riconoscevano formalmente la reciproca legittimità, e il Regno Unito si impegnava a emanare la legislazione necessaria a creare l’Irlanda unita qualora fosse stata espressa questa volontà dalla maggioranza della popolazione dell’Irlanda del Nord.

Quella decisione sembra ancora lontana, ma i legami della provincia britannica col Regno Unito si sono in parte indeboliti in seguito alla Brexit. Secondo quanto riportato dallo stesso censimento, i nordirlandesi che dichiarano di sentirsi “British” sono passati dal 40% del 2021 al 32% attuale.

Le elezioni di maggio scorso, inoltre, hanno decretato il successo di Sinn Féin, il partito nazionalista repubblicano che alle elezioni di maggio ha guadagnato per la prima volta la maggioranza relativa (29,02%). Fattori che nel corso dei prossimi anni potrebbero dare nuova linfa alla spinta indipendentista.

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