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Tutto quello che c’è da sapere del Partito democratico


Come è nato il partito di Letta? Come è organizzato? Scopriamolo insieme, grazie a una guida facile facile
Enrico Letta nella sede del PD durante la conferenza stampa su Donne e parita di genere, Roma, 14 settembre 2022
Enrico Letta nella sede del PD durante la conferenza stampa su Donne e parita di genere, Roma, 14 settembre 2022 Credit: ANSA/GIUSEPPE LAMI
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23 settembre 2022 Aggiornato alle 20:00

Capire quale sia l’organizzazione interna più convincente ed efficace per un partito politico non è semplice, ed è indubbiamente un processo che si intreccia con l’attenzione che viene data a talune questioni politiche e sociali nel determinato momento storico.

Una dimostrazione di questo è la storia dello statuto del Partito Democratico.

14/10/2007 e come ci si è arrivati

Il 14 ottobre 2007 si tennero le elezioni costituenti del Partito democratico (Pd) che contarono 3.554.169 voti validi, 75,82% dei quali andarono alle liste di Walter Veltroni, primo segretario del Pd. Ma bisogna fare un passo indietro per capire come i Democratici di sinistra (Ds), eredi del partito comunista italiano, la Margherita, erede del Partito popolare italiano, e altri gruppi riconducibili al cattolicesimo democratico, si unirono in un unico nuovo partito in quell’occasione.

Per una visione insieme di cose che però non sia troppo complicata si può prendere come punto di partenza i risultati delle elezioni europee del 1999, alle quali i Ds ottennero il 17,3%. Sconfitta che fu confermata alle amministrative del 2000 e alle elezioni del 2001 (16,6%).

Cosi, per tentare di cambiare rotta in vista delle europee del 2004, i Ds, La Margherita, Socialisti Democratici Italiani e Movimento Repubblicani Europei presentarono un’unica lista nota come “Uniti dell’Ulivo”, che con 31,1% elesse 25 europarlamentari.

Questi risultati furono convincenti abbastanza perché i partiti in questione, più l’Italia dei valori e il Partito della rifondazione comunista (Prc), decidessero di ripresentarsi insieme alle elezioni politiche del 2006 sotto il nome di “L’Unione”. La lista ottenne il 31,2% dei voti alla Camera e il candidato a presidente del Consiglio Romano Prodi fu eletto con il 74% dei voti. Lo stesso Prodi incaricò poi 13 personalità di redigere il Manifesto per il Partito Democratico, reso pubblico nel dicembre 2006.

Nei primi mesi del 2007 sia il congresso dei Ds sia quello di Margherita si dichiararono favorevoli alla formazione di un nuovo partito, per l’appunto il Partito democratico.

A questo punto, per stabilire le regole delle elezioni dell’Assemblea Costituente Nazionale, le Assemblee Regionali e i rispettivi segretari, si costituì il Comitato 14 ottobre, data delle elezioni, che era composto da 45 membri con diversi background.

Il primo statuto

Una volta in carica, l’Assemblea nazionale costituì al suo interno tre commissioni di cento componenti ciascuna che stilassero rispettivamente lo statuto, il Manifesto dei valori e il codice Etico nazionali del partito. A specchio, lo stesso avvenne a livello regionale.

Tutti e tre i documenti furono approvati il 16 febbraio 2008, durante la seconda seduta dell’Assemblea costituente nazionale.

Nel primo articolo si definiscono i “soggetti fondamentali alla vita del partito”: gli “iscritti”, coloro che sottoscrivono i tre documenti soprannominati e sono registrati all’Anagrafe degli iscrittə e all’Albo pubblico degli elettorə, e gli “elettori”, gli iscritto all’Albo pubblico degli elettor* che sostengono il Pd con un loro voto. La differenza si nota al momento delle elezioni interne, che prevedono che prima si consultino gli iscritti e poi si passi alle elezioni, parte a tutti gli elettorə.

Il segretario è il rappresentante nazionale del Partito, nonché il candidato come Presidente del Consiglio dei Ministri del partito. Viene eletto a scrutinio segreto dall’Assemblea nazionale e non può essere candidato per più di due mandati pieni, ognuno di quattro anni. I tre candidati con il consenso del maggior numero di iscritti, purché superino il 5% dei voti validi, e i candidati che ottengono più del 15% dei voti validi e la medesima percentuale in almeno cinque regioni o province autonome vengono ammessi alla seconda fase delle elezioni.

Uno dei compiti del segretario è di nominare i quindici membri delle Segreteria nazionale, organo collegiale d’esecutivo con cui collabora.

L’Assemblea nazionale è composta da 1000 persone, a cui vengono affiancate un minimo di altre 400 persone. Trecento vengono elette dagli elettorə durante le elezioni delle assemblee regionali con modalità specificate negli statuti regionali; una regola base: ogni regione viene rappresentata da 5 seggi - tranne il Molise, due, e la Valle d’Aosta, uno - e da un numero di altri candidatə che dipende dall’andamento delle più recenti elezioni alla Camera. Cento vengono elettə dai parlamentari nazionali ed europei del partito. Infine, si aggiunge un numero variabile di candidatə alla segreteria nazionale non presentati agli elettori. Tutti questi componenti, in carica per quattro anni, devono essere convocati dal presidente almeno una volta a semestre.

I membri dell’Assemblea individuano centoventi membri dell’organo “di esecuzione degli indirizzi dell’Assemblea nazionale e d’indirizzo politico” (comma 1, art.8) detto Coordinamento nazionale, presieduto dal Presidente dell’Assemblea nazionale. All’appello mancano i quattro membri selezionati dalla Circoscrizione estero e dei membri di diritto, come il segretario nazionale e i segretari regionale e il tesoriere.

Le elezioni a segretario nazionale avvengono in concomitanza con quelle a componente dell’Assemblea nazionale.

Le istituzioni regionali godono di una “autonomia politica, programmatica, organizzativa e finanziaria” (comma 1, art. 12) in tutte le materie non gestite a livello nazionale. Il Coordinamento nazionale ha il potere si annullare le deliberazioni regionali qualora queste pregiudichi i valori del partito. Viceversa, un segretario regionale o una maggioranza di un’assemblea regionale possono richiedere che una decisione nazionale, approvata nei trenta giorni precedenti, venga rivista dalla Commissione nazionale di garanzia, che da un verdetto inappellabile entro trenta giorni. Queste scelte vengono prese nella conferenza dei segretari regionali, organo di rappresentanza federale.

Si prevede la possibilità di costituire circoli territoriali (legati alla residenza), ambientali (nei luoghi di lavoro o studio) o online per dare spazio agli iscritto di partecipare alla vita del partito.

La prima riforma

In una versione non corretta dello statuto del Pd modificato dall’Assemblea nel maggio 2010 viene scritto che i segretari regionali del partito iniziano a far parte dell’Assemblea stessa, con diritto di voto.

Il Coordinamento nazionale diventa Direzione nazionale, ma con una clausola in più. Non solo l’Assemblea, in base al ruolo del partito nella legislatura in corso, può designare altri membri di diritto, ma al segretario viene anche data la possibilità di “chiamare a farne parte, con diritto di voto, venti personalità del mondo della cultura, del lavoro, dell’associazionismo, delle imprese”.

Come è asceso Matteo Renzi

Nell’ottobre 2012 l’Assemblea nazionale del pd ha approvato una deroga allo statuto perché il sindaco di Firenze Matteo Renzi potesse correre per la premiership, candidatura che per norma spetta al segretario nazionale, all’epoca Pier Luigi Bersani. È giusto far notare che nondimeno Bersani era candidato, e che oltre a Renzi, altri personaggi importanti del partito si proposero (Laura Puppato, Bruno Tabacci, Sandro Gozi e Valdo Spini).

Inoltre, furono riviste le regole delle primarie: bisogna registrarsi nella coalizione “Italia Bene Comune”, che implica lo sottoscrivere un appello pubblico per l’affermazione elettorale della coalizione, l’iscriversi all’albo dei suoi elettori e il versare un contributo di almeno due euro. Il certificato di voto rilasciato per il primo turno è fondamentale per avere diritto di voto a un eventuale ballottaggio, a eccezioni di casi di impossibilità indipendenti dalla volontà dell’elettorə.

14/12/2014

Per poter essere ammessi come candidatə a segretario nazionale bisogna presentare la sottoscrizione di almeno il 10% dei componenti dell’Assemblea uscente o di 1500-2000 iscrittə distribuiti in non meno di cinque regioni.

Il dovere degli iscrittə di versare le quote di iscrizioni viene messo sotto controllo anche attraverso la pubblicazione online dell’elenco degli iscrittə.

Compare il comma 4 dell’articolo 3, che stabilisce che il segretario nazionale è il titolare del simbolo del partito e responsabile del suo utilizzo, anche se la parola responsabile verrà usata solo nello statuto del 2019, anno in cui vengono introdotte delle norme più dettagliate riguardanti l’uso del simbolo (specificazione di dovere per correttezza).

Ricerca della modernità

Nel 2019 ci si occupa da una parte il simbolo, dall’altra dell’Assemblea nazionale, che viene ampliata: seicento elettə legati alle liste della candidatura a segretario nazionale; segretari a diverso livello (ex-segretari nazionali iscritti, segretari nazionali e provinciali, delle federazioni all’estero, delle città metropolitane ecc.); cento tra deputati, senatori ed europarlamentari indicati dai rispettivi gruppi; i sindaci delle città metropolitane, dei capoluoghi di provincia e di regione e i presidenti di regione.

L’articolo 7 definisce lo scopo e il funzionamento dell’Assemblea nazionale dei sindaci, che, tra le altre cose, nomina un Coordinatore, che diventa un nuovo membro della segreteria nazionale.

Politicamente rilevante è il fatto che il segretario nazionale non viene più fatto coincidere con il candidato alla presidenza del Consiglio del partito, rendendo la posizione contenibile.

Si complica l’individuazione dei 124 membri della Direzione nazionale: sessanta sono eletti dall’Assemblea nazionale con metodo proporzionale, sessanta dai livelli regionali e quattro dai delegati all’Assemblea nazionale della Circoscrizione estero. Considerando che sono membri anche diverse altre figure (segretari regionali, il coordinatore dei sindaci, cinque componenti indicati dall’Assemblea nazionale dei Sindaci, ecc) si spiega perché un articolo di Repubblica riporti: “Con la riforma il Pd diventa un partito federale, con la nuova direzione nazionale indicata per la metà ed eletta per i 2/3 dai territori e per un terzo composta da rappresentanti e amministratori o segretari locali e regionali scelti dagli iscritti”.

Per dare spazio al confronto con gli iscritt* il nuovo articolo dodici delinea come le scelte di indirizzo pubblico verranno prese tramite un Congresso, che si svolge in due fasi: la discussione del programma e la riunione dell’Assemblea nazionale; la votazione sulle candidature a segretario. Mentre compaiono tra i circoli i “Punti Pd”, che hanno l’obiettivo di far avviare un’azione democratica dagli iscritt* dove ritengono ce ne sia bisogno.

In un tentativo di rimanere al passo con i tempi si professa una perfetta parità di genere in tutti gli organismi esecutivi, viene creata una piattaforma deliberativa aperta a elettori e iscritti (che in realtà era già sul tavolo del 2015 ma non venne approvata) e si lancia il bilancio di sostenibilità del partito.

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di Redazione 3 min lettura