Diritti

App e down di pochi scellerati slogan

Non sai chi votare? Non sei solo, o sola. In tanti abbiamo patito l’incapacità dei leader di rappresentarci. Per questo domani giocheremo una partita diversa. Una partita d’istinto
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
Tempo di lettura 4 min lettura
24 settembre 2022 Aggiornato alle 07:00

C’è un gioco che gira nelle chat in questi giorni. Un gioco che, a seconda di come risponderai alle domande, ti permetterà di decidere il partito migliore per te. Si chiama Trovapartito, e come lui ne ho visti altri, tipo il Politicometro. Tutti - provare per credere - ti fanno capire da che parte stai. Perché oggi e domani, più che mai, è difficile trovare piena soddisfazione nelle proposte, e nelle persone, che il panorama politico offre. E allora, se la politica non ti è arrivata, e non ti ha capito, ecco la app che ti aiuta nell’avvicinamento ai candidati a te più consoni.

E tuttavia capisci bene che non è giusto, e che questo, sì, è segno di una profonda incapacità di marketing politico da parte di tutti gli schieramenti. Perché non basta più fare il meme di “scegli” del “credo” del “pronti” e via dicendo. Bisogna dire qualcosa di destra o di sinistra. Ma forse, oggi, tutto è così confuso dagli interessi economici che anche i candidati sono incapaci di esprimere vera indipendenza. Perché non siamo ancora come negli Stati Uniti, in cui ogni candidato ha delle multinazionali di sostegno, ma mi domando quanto sia costato mettere i faccioni di tutti i candidati e candidate nazionali a rotazione sui muri, gli autobus, le stazioni. I soldi hanno un peso specifico nelle campagne elettorali, e non possono mancare.

Un popolo a metà tra il Fashion Week, il Climate Strike e l’Election Day. Tra l’immagine, il contesto e la sostanza. Se Ilvo Diamanti spiega come in realtà in Italia la metà delle persone - a prescindere dai partiti politici - sia di destra e metà sia di sinistra, sarà solo il conteggio folle dovuto al sistema elettorale (ancora) incomprensibile che abbiamo, e l’incapacità dei partiti di allearsi nel modo corretto, a definire chi vince e chi perde. E a questo giro lo sappiamo chi è stato più bravo.

E più dei programmi, in questa campagna elettorale, hanno contato i segnali. Il leader di Forza Italia su Tik Tok a salutare i giovanissimi e poi su RaiUno a spiegare Putin ai vecchi. Una ragazza rovina il gioco al centro di Calenda, facendolo uscire dalle righe del “sul serio” per difendere il collega Richetti dalla “donna che incantava i potenti”. Calenda che aveva appena vinto sul versante femminile, conquistando Carfagna e Gelmini, e che butta al vento il lavoro anche loro, in un soffio di tempo. Poi, il leader del PD che afferma in un’intervista che la Meloni non va bene perché non è portatrice dei valori femministi, quando ha candidato numerose espressioni di diritti diversi (chiamiamoli così). Letta che archivia Conte anche se poi Orlando apre già a un’alleanza. Infine, il partito di De Magistris che fa la conta su Instagram dei giornali che non parlano di lui, fuori da ogni schieramento.

Ci sono le gaffe, ci sono le foto, ci sono gli abiti stracciati che propone Prada quest’anno nelle sfilate, ci sono le scosse di terremoto e l’inflazione galoppante con i tassi di interesse che salgono ogni mese. C’è ovviamente il gas e il nucleare, i migranti e ci sono gli scheletri nell’armadio di Alitalia Etihad che vengono a galla uno alla volta, come i cadaveri. C’è Ursula von der Leyen che dice a tutti: tranquilli, qualsiasi cosa non conta nulla perché decido io. E allora eccoci, ridotti bambini, a scegliere il partito con la app. Che tanto, come sempre, non contiamo niente? Eppure mai questa volta i problemi come quelli dell’ambiente contano per tutti allo stesso modo.

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