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Roma, caput rider?

La commissione cultura del Comune ha presentato una delibera in cui chiede la realizzazione di punti ristoro per rider in 16 biblioteche comunali. Ora la palla passa all’Assemblea capitolina
Credit: Carl Campbell
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
26 settembre 2022 Aggiornato alle 12:00

In un parallelo mondo utopico nessun lavoratore dovrebbe aver bisogno di scialuppe di salvataggio ma in quello reale sì perché nel mare di ciò che dovrebbe essere un diritto sacrosanto, non è sempre sicuro nuotare. Lo sanno bene i rider, che nella classifica di coloro che svolgono mansioni poco tutelate occupano quasi sempre le prime posizioni.

Un primato poco invidiabile, frutto della mancanza di contratti regolari e chiari e norme generali nette ma anche della solitudine nella quale si trovano a operare e dell’assenza o quasi di servizi che potrebbero rendere loro le ore in servizio decisamente meno difficoltose.

A migliorare in parte la situazione ci sta però provando il Comune di Roma, con un’iniziativa che non a caso si chiama SOS Rider. L’idea, ancora in commissione, è semplice, creare aree ristoro per questi lavoratori in diversi punti della città.

«Volevamo capire come venire incontro alle esigenze dei rider. L’amministrazione capitolina ovviamente non può intervenire sui contratti stipulati con i service del settore delivery ma possiamo comunque tendere loro una mano», spiega Erica Battaglia, presidente della commissione Cultura e Lavoro e autrice di questa delibera di iniziativa consiliare che è pronta a sottoporre all’attenzione dell’Assemblea capitolina.

Dopo diverse ricerche la scelta in merito ai luoghi più idonei da adibire a ristoro per rider è ricaduta sugli spazi esterni di alcune biblioteche comunali, che verrebbero munite di bagni, tavoli e sedie ma non solo, anche rastrelliere, caricabatterie, prese di corrente per caricare gli smartphone usati per le ordinazioni e le consegne, ricariche esterne per e- bike, ricambi per bici e cassette per gli attrezzi munite di pinze, cacciavite, pompe per gonfiare le ruote e tutto quello che potrebbe essere utile per riparare il mezzo di trasporto con il quale i rider, a qualunque ora, attraversano la città per consegnare il cibo nelle case.

«In inverno lavorano sotto la pioggia, in estate quando ci sono 40 gradi. Così avranno una serie di posti per fare una pausa, ricaricare il telefono, andare al bagno, prendere un caffè o una bottiglietta d’acqua. Certo, va tenuto comunque conto che le biblioteche chiudono alle 20:00 ma comunque daremo un segnale di vicinanza a quei lavoratori che si occupano del turno del pranzo e del pomeriggio», continua Erica Battaglia.

Nello specifico, il protocollo d’intesa riguarda 16 biblioteche. Quelle individuate sono la Tullio De Mauro, la Flaminia e quella di villa Leopardi nel II Municipio; la Vaccheria Nardi, la Aldo Fabrizi e la Giovenale nel III; la Mameli nel V; Collina della Pace nel VI; la Rugantino e la Raffaello nel VII; la Laurentina nel IX; la Sandro Onofri nel X; le sedi di Colli Portuensi e di Corviale nel XI; il villino Corsini nel XII e la Casa del Parco nel XIV Municipio.

Dopo un incontro con i promotori, il progetto SOS rider è stato salutato con interesse anche dalla Fit-Cis, che ne ha visto il naturale proseguimento di un’iniziativa analoga portata avanti proprio dal sindacato poco più di un anno fa.

Nell’aprile 2021, infatti, in San Giovanni in Laterano 94 è stata inaugurata da Fit-Cis Stazione Lavoro, un punto di ristori e spazio di co-working dove rider e driver possono rifocillarsi tra una consegna e l’altra e instaurare relazioni sociali con persone che sulla carta sono colleghi ma nel reale estranei. Mettere in comunicazione questi lavoratori atipici, il cui ritmo è spesso scandito da un algoritmo che nulla sa di loro e delle loro esigenze ma che opera inseguendo solo profitto ed efficienza, è molto importante anche dal punto di vista psicologico e legale, e proprio per questo nella Stazione Lavoro è attivo un centro di ascolto e di supporto giuridico.

Se anche il progetto del Comune dovesse andare in porto, Roma diventerebbe un modello da seguire per la tutela di lavoratori la cui solitudine e il disagio purtroppo crescono di pari passo con le richieste dei loro servizi. Inoltre, si tratterebbe di un modo per ripensare gli spazi urbani inutilizzati, che potrebbe ulteriormente espandersi, per esempio adibendo a punti di ristoro anche vecchie edicole dismesse o altri edifici che così tornerebbero a essere utili alla cittadinanza.

Attualmente la discussione sulla delibera è in commissione e il passo successivo è di portarla in consiglio comunale, con l’auspicio che dalla teoria si passi presto alla pratica, tramite lo stanziamento di fondi idonei.

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