Diritti

Si è appena conclusa la peggior campagna elettorale di sempre?

Ci siamo: il 25 settembre è alle porte. Nell’attesa, facciamo qualche considerazione su queste ultime settimane. Forse un periodo troppo breve per metter su qualcosa di convincente
Giorgia Meloni e Matteo Salvini alla chiusura della campagna elettorale a Piazza del Popolo, Roma, il 22 settembre 2022
Giorgia Meloni e Matteo Salvini alla chiusura della campagna elettorale a Piazza del Popolo, Roma, il 22 settembre 2022 Credit: ANSA/GIUSEPPE LAMI
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24 settembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Per il surreale scenario politico del nostro Paese, le condizioni di base non erano delle migliori e il tempo per costruire le fondamenta di una campagna elettorale era effettivamente poco.

Alcuni partiti, fuori dall’attuale arco parlamentare, hanno dovuto raccogliere 60.000 firme in un periodo non ottimale per poter partecipare alle elezioni. L’ascesa di Fdi a primo partito italiano era già stata confermata mesi prima, complici la loro opposizione alla maggioranza e il repentino crollo della Lega di Salvini, che dalla celebre estate del Papeete non ha più azzeccato una scelta.

Giorgia Meloni si è dunque trovata a un punto in cui il vantaggio, dovuto anche al fatto di essere l’unico dei partiti principali a non aver mai davvero governato negli ultimi 15 anni (seppur Meloni sia stata Ministra), per il primato all’interno della coalizione di destra era tale da potersi occupare soltanto di apparire “moderata” agli occhi dell’Europa e degli Usa, che tuttavia non dimenticano la sua vicinanza a Orban, Le Pen, e al partito di estrema destra spagnolo Vox.

Come ha scritto Giovanni Diamanti di YouTrend, la strategia della “rassicurazione” di Meloni e Fratelli d’Italia è terminata all’inizio di questa settimana, con un ritorno ai classici toni più accesi.

In una campagna elettorale dove erano i partiti di centro e di sinistra quelli che avrebbero dovuto “dettare le regole del gioco” per poter recuperare dallo svantaggio contro la coalizione avversaria, i temi all’ordine del giorno sono stati invece dettati dai politici e dai media notoriamente più vicini alla destra, praticando una “normalizzazione” di un linguaggio più violento e totalmente staccato dalla realtà.

Il partito guidato da Enrico Letta è rimasto nel mezzo tra il sedicente “Terzo polo” di Renzi e Calenda, che gli contenderà i voti dell’elettorato più moderato, e il polo del Movimento 5 Stelle di Conte, riposizionatosi momentaneamente più a sinistra in un’ottica anti-Draghi.

La scelta del Pd di polarizzare la campagna elettorale con lo slogan “Scegli”, volta a convincere gli elettori di essere l’unica alternativa in grado di impedire una vittoria della destra, potrebbe dunque essere inadatta a risultare convincente nel contesto attuale.

Convincente è invece stata invece Elly Schlein nelle sue apparizioni televisive, la vicepresidente dell’Emilia Romagna candidata come indipendente nella lista di centro-sinistra, definita dal Guardian “la stella nascente della sinistra italiana”, che nell’intervista al giornale inglese ha dichiarato: «Idee non danno soluzioni ai problemi concreti dei più poveri d’Italia. Sono bravi solo a puntare il dito ogni giorno contro un capro espiatorio, una strategia molto antica che ha portato solo brutte cose al continente europeo».

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