Storie

Il volto moderato del centrodestra: Antonio Tajani

Un tempo cronista del Giornale e presidente del Parlamento europeo. Per i ritratti politici n.7, scopriamo la storia del vice presidente di Forza Italia
Antonio Tajani ospite del programma "Porta a Porta", condotto da Bruno Vespa, Roma, 25 maggio 2021
Antonio Tajani ospite del programma "Porta a Porta", condotto da Bruno Vespa, Roma, 25 maggio 2021 Credit: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
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23 settembre 2022 Aggiornato alle 19:00

Vice presidente di Forza Italia, Antonio Tajani è considerato il volto moderato della coalizione di centrodestra data in vantaggio in vista delle elezioni del 25 settembre.

Ripercorrere gli inizi del suo percorso può essere utile per capire perché Silvio Berlusconi abbia scelto proprio lui come leader operativo del suo partito.

Gli inizi

“In terza media ho preso la tessera del Partito monarchico. A scuola avevo fatto una ricerca su Vittorio Emanuele II ed ero rimasto affascinato dalla sua figura. Da qui la mia iscrizione. Un impegno durato fino al servizio militare”, così nel 2019 Antonio Tajani raccontava i suoi inizi nell’agone politico. Cresciuto a Roma, il giovane monarchico frequenta negli anni Settanta il liceo Tasso scontrandosi spesso con i gruppi di sinistra, capitanati all’epoca da Paolo Gentiloni, attuale Commissario europeo agli Affari economici.

Oltre all’amore per la monarchia, Tajani si contraddistingue anche per le sue manifestazioni in favore del generale Giovanni De Lorenzo, promotore a fine anni Sessanta del tuttora misterioso tentativo di golpe noto come piano Solo.

Col tempo rivedrà entrambe le sue posizioni dichiarandosi «da sempre antifascista» e ammettendo che «la monarchia non è adatta per l’Italia ma funziona altrove: in Spagna, in Olanda». Tajani tiene comunque ancora oggi a spiegare: «I miei valori sono sempre quelli. Credo nella patria, nell’unità nazionale e nella famiglia».

Le prime battaglie

Dopo il liceo, la passione politica di Tajani passa dall’attivismo al giornalismo.

Viene assunto alla redazione politica del Giornale (edito da Silvio Berlusconi).

In questa veste si rende suo malgrado protagonista di un episodio violento in Parlamento, quando il presidente dei deputati missini Alfredo Pazzaglia, poco contento di un articolo a lui dedicato dal giornalista, lo colpisce in pieno volto con un ceffone.

Un altro ceffone, questa volta figurato, Tajani lo rimedia quando nel 1989 viene condannato dal tribunale di Monza a risarcire la Keller, azienda del settore meccanico, accusata dal giornalista di avere ricevuto una commessa da Ferrovie dello Stato in realtà mai ricevuta.

Questi incidenti di percorso non intaccano comunque la stima che le persone vicine a Berlusconi nutrono nei suoi confronti.

Così quando il Cavaliere scende in politica nel 1993, il suo consigliere Gianni Letta chiede a Tajani di diventarne il portavoce.

Il giornalista all’epoca quarantenne accetta e nasce un sodalizio che continua fino a oggi. Nel corso della prima campagna elettorale berlusconiana Tajani non si risparmia certo: accusa il Pds (antenato del Pd) di essere “vetero stalinista” e di avere fatto “accordi con le cosche mafiose” (parole per cui sarà querelato).

L’ascesa politica fino a oggi

L’apporto di Tajani viene presto apprezzato da Berlusconi che lo candida alle politiche del 1994, ma sfortuna (o fortuna) vuole che proprio in quella circoscrizione le liste di Forza Italia non vengano accettate per questioni burocratiche. Ecco quindi che Tajani viene dirottato alle Europee del giugno dello stesso anno.

Per oltre vent’anni l’ormai ex cronista del Giornale rimarrà lì, crescendo in autorevolezza e diventando nel 2017 presidente del Parlamento europeo per poi essere richiamato da Berlusconi che lo vuole al suo fianco come vice. E chissà, come erede.

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