Economia

Pnrr: facciamo un bel recap

Cerchiamo di capire cos’è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, i punti strategici, il caso italiano e come usufruire dei fondi. E le eventuali rivisitazioni dei progetti inseriti all’interno del Piano approvato
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen consegna a Mario Draghi il "Next Generation EU recovery program of the European Union" nel giugno 2022
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen consegna a Mario Draghi il "Next Generation EU recovery program of the European Union" nel giugno 2022 Credit: ANSA/ETTORE FERRARI
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23 settembre 2022 Aggiornato alle 14:45

In vista delle elezioni politiche del 25 settembre 2022, da più parti si è posto nuovamente l’accento sulla questione del Pnrr.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è quel documento nel quale gli Stati membri dell’Unione Europea hanno presentato i progetti di spesa sui fondi stanziati dal Next Generation EU. Quest’ultimo è un pacchetto temporaneo da 800 miliardi di euro, che ha come obiettivo primario quello di riuscire a sostenere i Paesi membri nel far fronte ai danni economici e sociali dovuti alla pandemia e agendo, nel caso specifico dell’Italia, sulle carenze strutturali del sistema stesso.

Sono 3 i punti strategici su cui si basa il piano, condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale. Il Pnrr italiano, recependo le indicazioni della Ue, si divide poi in 6 Missioni, ossia temi principali su cui si intende intervenire: Digitalizzazione, Innovazione, Competitività, Cultura e Turismo; Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica; Infrastrutture per una Mobilità Sostenibile; Istruzione e Ricerca; Inclusione e Coesione; Salute.

Nel caso specifico del Pnrr italiano è stato calcolato un totale degli investimenti pari a 222,1 miliardi di euro, di cui 191,5 miliardi finanziati dall’Unione Europea attraverso il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza – divisi, a sua volta, in 68,9 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi in prestiti – e 30,6 miliardi provenienti da risorse nazionali di un Fondo complementare, a cui vengo sommati 13 miliardi del React EU. Di tali fondi, il 27% delle risorse è destinato alla digitalizzazione, il 40% è destinato ai progetti per il contrasto del cambiamento climatico e più del 10% è destinato al sociale.

Ciò che ha preoccupato la Commissione Europea in questo periodo sono state le dichiarazioni in tema di proposta di rivisitazione dei progetti inseriti all’interno del Piano approvato. Ma in questi casi l’Unione Europea ha degli strumenti di controllo e verifica, finalizzati a bloccare i fondi, nel caso di scostamento dal progetto iniziale? Ovviamente sì.

Premessa principale quando si parla di fondi europei, e primo strumento di controllo degli stessi, come dichiarato dall’ex presidente del Parlamento europeo David Sassoli, consiste proprio nel concetto che questi dovrebbero essere destinati ai soli Paesi che rispettino la Rule of Law europea e i suoi principi democratici; questo perché, essendo uno strumento che l’Unione Europea mette a disposizione degli Stati membri al fine di risollevare le proprie economie, se non si ha fiducia in quella che è l’Ue, come istituzione, e se non si condividono i principi che intende diffondere, non si dovrebbe neanche usufruire di tali agevolazioni.

Proprio a causa della presenza di Paesi che non condividono appieno i principi europei, per esempio dove è notevolmente diffuso il fenomeno della corruzione, il Parlamento Europeo è stato a lungo scettico sulla messa in atto del NextGenerationEU. Una delle soluzioni a tale problematica è la possibilità da parte dell’Unione di poter indagare, perseguire e portare in giudizio reati che vadano contro il bilancio dell’Ue, come frode, corruzione e frodi transfrontaliere in materia di iva , attraverso la Procura Europea, cosiddetta EPPO.

Inoltre, ulteriori prevenzioni sono state attuate in materia di fondi per cui, anche per agevolare le amministrazioni sull’avvio dei progetti, gran parte delle risorse vengono anticipate dagli Stati stessi e saranno poi richieste all’Unione, in seguito alla rendicontazione semestrale. Ciò implica che, in un primo tempo, gli Stati membri contrarranno un debito, che verrà in un secondo luogo sanato dai fondi europei.

Questo meccanismo comporta l’utilizzo di sistemi di controllo delle spese da entrambe le parti sempre più sofisticati ed, inoltre, l’erogazione dei fondi da parte della Commissione sarà subordinata al raggiungimento, da parte degli Stati membri, degli obiettivi prestabiliti nei Pnrr , dopo una attenta valutazione e approvazione da parte del Consiglio europeo. Qualora la Commissione ritenga che vi siano dei gravi scostamenti dagli obiettivi prestabiliti, potrà richiedere il rinvio della questione al Consiglio Europeo successivo.

Inevitabilmente, esistono situazioni per cui il piano presentato contiene traguardi che non possono essere realizzati a causa di circostanze oggettive. In questi casi, lo Stato in questione può fare richiesta per la presentazione di un nuovo Pnrr o di un Pnrr modificato, che la Commissione dovrà valutare; sarà quest’ultima a decidere, poi, se accogliere la richiesta e presentare una proposta per una decisione di esecuzione al Consiglio, nel caso in cui ritenga che i motivi siano validi, o a respingerla nel caso in cui ritiene insufficienti i motivi presentati. Inoltre, anche nel caso in cui uno Stato membro ritenga necessario presentare una richiesta di modifica del piano durante l’attuazione dello stesso, modifica giustificata da circostanze oggettive, sarà comunque la Commissione a decidere se accogliere o respingere la richiesta.

Ulteriore strumento che l’Unione Europea ha predisposto al fine di salvaguardare i fondi del NextGenerationEU è la possibilità di richiedere la sospensione totale o parziale dei pagamenti agli Stati Membri, laddove il Consiglio deliberi che tali Stati non abbiano adottato le misure correttive proposte dalla commissione Europea in sede di valutazione della rendicontazione.

È questo il caso recente dell’Ungheria, dove la Commissione Europea sta valutando l’ipotesi di tagliare il 65% dei fondi a esso destinati, pari circa a 7,5 miliardi di euro, in 3 dei programmi chiave, in quanto ritiene che, nonostante lo Stato membro abbia presentato una serie di misure correttive per far fronte alle problematiche esposte dalla Commissione, permanga un rischio per il bilancio e per gli interessi finanziari dell’Ue.

Rendicontazioni, verifiche, sospensione dei fondi: al netto del dibattito politico e delle boutades, non rispettare i canoni della Commissione Europea ha un costo. Che, al momento, è difficile ignorare.

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