Ambiente

La crisi dell’ambiente chiama i leader a fare il loro lavoro. Presto

È uscito lo studio Breakthrough Agenda Report 2022. Non ci sono dubbi: il momento di invertire la rotta e ridurre le emissioni è adesso. È possibile. E i grandi e i ricchi devono agire per primi
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22 settembre 2022 Aggiornato alle 06:30

I conflitti si moltiplicano, la globalizzazione si frammenta, la polarizzazione sociale si aggrava. Ma i problemi più importanti del pianeta richiedono collaborazione.

L’emergenza climatica in particolare richiede investimenti finanziari, innovazione tecnologica, solidarietà internazionale. E invece le divisioni tra gli umani sembrano sempre più profonde, mentre le emissioni di CO2 continuano ad aumentare.

La ragione parla con chiarezza, ma la follia sembra prendere le decisioni. Sembra un incubo. Ma è il momento di svegliarsi e cambiare direzione.

Il compito dei leader del mondo è riuscirci. L’innovazione è il loro strumento. La visione è il loro valore.

È tutto chiaro nel Breakthrough Agenda Report 2022, uno studio appena pubblicato da International Energy Agency (Iea), International Renewable Energy Agency (Irena) e Onu. È scritto in modo da costituire un punto di riferimento per la preparazione delle discussioni del prossimo COP27 di novembre.

Ricorda che il percorso per limitare i danni derivanti dall’emergenza climatica è evidente: abbattere drasticamente le emissioni di CO2 e aumentarne grandemente la cattura, per arrivare alla neutralità, con l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura del pianeta intorno a 1,5-2,0 gradi rispetto all’epoca preindustriale.

Le guerre, le crisi alimentari, le crisi energetiche stanno facendo deragliare le società dal percorso necessario. I leader devono riportare il mondo sulla strada giusta.

Dal punto di vista tecnico, dicono gli estensori del rapporto, l’innovazione può portare il mondo a raggiungere gli obiettivi, ma la velocità e i costi della transizione dipendono dalla collaborazione internazionale che può aumentare le economie di scala e l’inclusione di tutte le economie nel processo di riduzione delle emissioni.

Mille miliardi di dollari all’anno per quadruplicare la produzione di energia da fonti rinnovabili e 130 miliardi di dollari all’anno per far decollare l’industria dell’idrogeno estratto dall’acqua con energie pulite: sono investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030.

I 45 principali Paesi del mondo, che producono il 70% dell’economia mondiale, si devono concentrare sui cinque settori che producono il 50% delle emissioni e che possono avere il massimo impatto per il raggiungimento degli obiettivi: produzione di elettricità, trasporti, acciaio, idrogeno, agricoltura.

I leader politici e aziendali possono guidare il mondo sulla strada giusta. Ma è chiaro che il loro approccio alla trasformazione del sistema produttivo globale deve cambiare.

Tanto più sono grandi e ricchi i Paesi e le aziende che guidano, tanto maggiori sono le loro responsabilità.

Tanto più generosa e inclusiva è la loro politica, tanto più efficace è la loro azione.

Se finora il loro potere è stato fondato sulla soddisfazione delle esigenze immediate delle società che rappresentano, in futuro sarà sempre più basato sui risultati di lungo termine che otterranno per le loro società e per tutte le altre.

Di fronte all’emergenza climatica ci si salva insieme e non da soli, si ottengono risultati nel lungo termine e non immediati, si perseguono i propri interessi facendo gli interessi di tutti.

Sembra proprio il contrario di quanto avviene in realtà.

Ma le crisi climatiche sempre più forti aumentano ogni anno i costi dell’inazione, mentre la crisi delle fonti energetiche fossili aumenta ogni giorno la convenienza del passaggio alle rinnovabili.

La complessità della transizione è enorme, bisogna ammetterlo: l’unico modo per affrontarla è andare sulla strada giusta con decisione.

Chi lo fa è leader. Gli altri seguiranno. O soffriranno.

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