Ambiente

Alluvione Marche: «Nessuna allerta dalla Regione»

È quanto riferito dalla procura di Ancona, sottolineando che «le indagini sono in una fase iniziale». L’Ordine Geologi marchigiano in una lettera aperta: «Rimbocchiamoci le maniche per evitare nuove tragedie»
Un momento delle operazioni di ricerca dei dispersi nella zona Fosso Nevola nel comune di Barbara (AN), il 17 Settembre 2022
Un momento delle operazioni di ricerca dei dispersi nella zona Fosso Nevola nel comune di Barbara (AN), il 17 Settembre 2022 Credit: ANSA/US SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO
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20 settembre 2022 Aggiornato alle 13:00

Mentre nelle Marche si continuano a cercare 2 dispersi, tra cui il piccolo Mattia, a pochi giorni dal temporale autorigenerante che ha contribuito alla morte di 11 persone emergono le prime osservazioni della procura su quanto accaduto.

Secondo la procuratrice capo della procura di Ancona Monica Garulli, che ha parlato ai microfoni del Tg3 regionale, «non c’è stato un allerta da parte della Regione Marche nei confronti dei Comuni».

Il temporale, noto come V-Shaped a causa della caratteristica forma a V vista dai satelliti, è stato particolarmente impattante e difficile da prevedere per intensità: in poche ore, oltre a far esondare i fiumi come il Misa, ha rilasciato una quantità di pioggia impressionante (400 mm) - quasi quella che solitamente cade in 6 mesi - portando alluvioni e distruzione su diversi chilometri di territorio.

Per la procura c’è il dubbio che l’allerta non sia stata data tempestivamente, ma per ora «le indagini sono in una fase molto iniziale e tutte le ipotesi ricostruttive sono prese in considerazione» fa sapere la procuratrice.

Al momento, mentre è stato ritrovato per ora solo lo zainetto del piccolo Mattia, il bilancio parla di undici vittime tra Pianello di Ostra, Senigallia, Barbara, Trecastelli, Serra de’ Conti, Rosora. Oltre alla procura di Ancona, su quanto accaduto il 15 settembre anche la procura di Urbino ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per inondazione colposa con lo scopo di “ricostruire, in primo luogo, le fasi e le tempistiche degli allertamenti dei Comuni interessati dall’esondazione e lo stato di manutenzione dei corsi d’acqua straripati nonché quanto altro utile ai fini di giustizia”.

Mentre prosegue la conta dei danni, stimati in diversi milioni di euro, e con almeno 100 scuole danneggiate dall’alluvione, la Protezione Civile sta continuando i sopralluoghi nelle zone più colpite dalle esondazioni. Nel frattempo stanno montando 2 polemiche, una relativa al fatto che nelle ore del disastro il governatore delle Marche Francesco Acquaroli - responsabile della protezione civile regionale - fosse impegnato in una cena con Guido Crosetto di Fdi, l’altra invece basata sul fatto che già nel 2016 documenti parlavano di “diversi interventi per potere mettere in sicurezza il Fiume Misa in particolar modo all’interno dell’abitato di Senigallia e poco a monte dello stesso”, interventi che non sono stati fatti.

Sul tema di quanto è stato fatto ma soprattutto di ciò che sarà necessario programmare fin da subito per evitare nuove tragedie si sono espressi anche gli esperti dell’Ordine Geologi delle Marche.

In una lettera aperta scrivono che “abbiamo smesso da poche ore di contare le vittime della tragedia che ha colpito la nostra regione lo scorso 15 settembre. È arrivato il momento di rimboccarci le maniche e lavorare fattivamente perché tutto questo non accada mai più. Come abbiamo già detto in precedenza, non possiamo evitare fenomeni estremi come gli oltre 400 millimetri di pioggia caduti in poche ore, quello che però è in nostro potere evitare è che i fiumi e i torrenti straripino in prossimità dei centri abitati. Gli interventi necessari per mettere in sicurezza il territorio li conosciamo molto bene, come Geologi delle Marche ribadiamo da anni la loro urgenza (anche dopo gli eventi del 2014 quando sempre a Senigallia il Misa uscì dagli argini provocando la morte di 3 persone), non sempre ascoltati, il nostro auspicio è che questa sia la volta buona”.

Intanto, un’insegnante della Regione fa sapere che è stato deciso di «lanciare una raccolta fondi. L’obiettivo, minimo, è di acquistare almeno 3 idropulitrici da donare alle Brigate volontarie per l’emergenza Marche. Sono a oggi lo strumento migliore e più efficace per lavare il fango dalle case».

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