Diritti

Prospettiva Nevsky, o whatever?

Oggi più che mai voteremo per la politica estera e per la visione e le alleanze internazionali degli schieramenti politici. O le non alleanze
EPA/ANATOLY MALTSEV
EPA/ANATOLY MALTSEV
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21 settembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Sullo sfondo si vede una mappa dell’Europa tinta di rosso, mentre in primo piano c’è il disegno di uno scheletro con un cappotto grigio, il fucile sulla spalla, un colbacco con una stella rossa sulla testa.

“Vota o sarà il tuo padrone”, recita il manifesto per le elezioni del 1948.

Rispetto a quello a cui eravamo stati abituati negli ultimi anni c’è qualcosa di diverso nell’aria di questa campagna elettorale, ma anche di vecchio.

A pochi giorni dalla chiusura non si può non notare che il cuore delle discussioni è la nostra collocazione internazionale, la nostra postura nei confronti della Russia, degli Stati Uniti e dei nostri fratelli europei, la nostra affidabilità sul piano delle scelte diplomatiche.

Le divisioni tra le coalizioni e all’interno dei vari schieramenti si sono giocate su tutte le sfumature di possibile supporto all’Ucraina, sul mantenimento o meno delle sanzioni nei confronti di Mosca, su quanto e come inviare le armi, sulla capacità della coalizione vincente di mantenere la barra dritta sulla strada intrapresa dal governo Draghi.

E lo spettro è talmente ampio da lasciare a chi consideri essenziale questo tema una possibilità di scelta molto puntuale.

Da quella strettamente atlantista di Fratelli d’Italia, del Partito Democratico e del Terzo Polo alle perplessità espresse dalla Lega sulle sanzioni; dal Movimento 5 Stelle con il suo no a ulteriori invii di armi all’Ucraina, a Sinistra Italiana, che di armi non ne ha mai volute inviare e ha anche votato contro l’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato; Italexit di Gianluigi Paragone vorrebbe addirittura l’uscita dell’Italia dalla Nato e dall’Ue.

Qualcosa di nuovo, si diceva, ma anche di vecchio.

Divisioni che paiono rievocare, pur senza quella solidità ideologica e intellettuale, un passato nel quale l’Italia insieme al resto del mondo si divideva in due blocchi, separati da quella che Churchill in un celebre discorso del 1946 definì la Cortina di ferro.

E che ora sembra essere calata di nuovo.

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