God save the Queen

Alla fine, sotto sotto, nessuno di noi pensava che avrebbe davvero vissuto il momento in cui Queen Elizabeth avrebbe lasciato questo mondo, passando il testimone a Prince Charles, o Carlo, come lo chiamiamo qua in Italia per un curioso retaggio degli anni ’50 che ci fa italianizzare i nomi dei regnanti stranieri. Pensavamo che sarebbe durata per sempre, Elisabetta, con i suoi cappellini e i suoi vestiti colorati che negli anni ’80 le erano valsi il titolo di “Peggio vestita” sui tabloid italiani, e invece erano un espediente per risultare visibile alle grandi folle. Non escluderei che le piacesse pure moltissimo, vestirsi in tutte le tonalità del Pantone incluse quelle tendenti al fluo.
E invece eccoci qua. Se n’è andata, e la maggior parte di noi non vedrà mai più una regina sul trono d’Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. I prossimi tre eredi, Charles incluso, sono maschi: William, poi George. Una lunga linea di successione maschile che solo un’immane tragedia o la fine della monarchia potrebbe interrompere. Se n’è andata dopo settant’anni di regno, tre giubilei, sedici primi ministri inclusa Liz Truss, un conflitto con l’Argentina per il dominio delle Malvinas, la fine di un impero e lo sfaldamento progressivo del Commonwealth. Amata per la sua stabilità e il suo senso del dovere nei confronti del Paese, criticata per la riluttanza a fare i conti con l’eredità coloniale del suo regno e per la fermezza con cui la famiglia reale ha coperto i misfatti dei suoi membri, Queen Elizabeth è comunque una figura totemica.
Alla sua nascita sembrava che il destino le riservasse poco altro che una vita di agi e servizio come parte della famiglia reale inglese: istruite in casa dalla celebre governante Marion “Crawfie” Crawford, Elizabeth e la sorella Margaret non si trovavano sulla linea di successione per il trono. Lo scarto improvviso avviene con l’abdicazione del re Edoardo VIII e l’incoronazione del mite Giorgio VI, padre delle due principesse. Da quel punto, la vita di Elizabeth cambia: è lei l’erede, è lei quella che deve essere preparata a regnare. Il suo momento arriva presto, a soli venticinque anni e fresca di matrimonio con Philip, duca di Edimburgo.
È difficile parlare di lei senza sembrare inveterati monarchici, fan di un’istituzione che non ha alcun motivo di esistere nel mondo contemporaneo, ma è anche impossibile scrivere di lei senza una forma di rispetto per la sua capacità di tenere la barra dritta in ogni momento, anche i più difficili e imbarazzanti. E anche quando il regno ha dato segno di essere sul punto di sbriciolarsi, dopo una Brexit che ha spinto il Parlamento scozzese a chiedere un nuovo referendum e la situazione complicata in un’Irlanda del Nord che aveva beneficiato moltissimo della fluidità di scambi con la Repubblica d’Irlanda portati dall’Unione europea, lei era sempre lì, un po’ più anziana di prima, un po’ più sola di prima dopo la morte dell’amatissimo marito, tradita dal figlio Andrew, denunciato per stupro ai danni di una diciassettenne avviata alla prostituzione da Jeffrey Epstein, delusa dal nipote Harry, che si è strappato ai doveri della casa reale con più clamore di quanto lei avrebbe gradito.
Di sicuro era difficile vederla come un’innocua nonna. Anche nei suoi ultimi anni manteneva il piglio della donna abituata alla vita di campagna, ai cavalli, alle passeggiate, alle battute di caccia e alla guida. Non certo una principessa fragile e sofisticata, molto diversa da Margaret, l’inquieta sorella dalla vita tormentata. A tratti arcigna, ma anche capace di prendersi poco sul serio, come nel video per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra del 2012, in cui appare insieme a Daniel Craig nei panni di James Bond e finge di lanciarsi con il paracadute sullo stadio, per poi essere inquadrata in tribuna con la solita espressione solenne.
La sua dipartita arriva in un momento molto dedicato per il Regno Unito e la monarchia stessa, e rappresenta un punto di svolta. Prince Charles, presto King Charles, non gode certo della stessa popolarità o abilità comunicativa della madre: su di lui grava anche l’ombra di un matrimonio contratto per soddisfare le esigenze di immagine della Corona e finito prima in divorzio, poi in tragedia. Camilla, sua moglie dal 2005 e suo amore di una vita, non porterà il titolo di regina come non ha avuto quello di Principessa di Galles, ma sarà Queen Consort. Charles sarà un re anziano, costretto ad appoggiarsi molto al figlio maggiore William e alla nuora Catherine per mantenere un rapporto con la gente, ma il rapporto compromesso con il figlio minore Harry è un’ulteriore macchia sulla sua reputazione. L’ombra di Mummy, la madre, la regina, la donna che ha portato la corona per sette decenni, è forse troppo lunga perché lui riesca a percorrerla tutta e a uscire alla luce.
Queen Elizabeth se n’è andata. Non è la fine del mondo, ma è di certo la fine di un mondo.

