Ambiente

Cosa succede davvero nei macelli?

Se ne sa ben poco in realtà. Ma le violenze ci sono eccome, incentivate dalla mancanza di controlli interni adeguati
Credit: William Milliot
Tempo di lettura 3 min lettura
10 settembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Animal Equality è l’organizzazione che ha svolto più investigazioni nei macelli al mondo: in Messico, Brasile, Spagna, Cina, Gran Bretagna e soprattutto Italia, paese dove abbiamo rilasciato ben 10 inchieste su 19 svolte a livello globale. L’obiettivo è ottenere cambiamenti sociali e legislativi per limitare la sofferenza di milioni di animali.

Quella degli animali allevati a scopo alimentare è una vita fatta di sofferenza estrema, che si conclude ancora più dolorosamente. Dopo una vita trascorsa prevalentemente tra le sbarre di una gabbia angusta e sporca, gli animali allevati a scopo alimentare sono infatti destinati alla macellazione. I loro corpi, spesso stremati dallo stress, vengono caricati ancora vivi su camion che viaggiano per molte ore e a volte giorni verso i luoghi in cui gli animali verranno macellati.

Di quello che accade dietro le porte chiuse dei macelli si sa ben poco e le grandi aziende del Made in Italy non ci tengono a raccontarlo. Maltrattati, picchiati brutalmente, e uccisi senza pietà, gli animali rinchiusi in questi luoghi subiscono violenze di ogni tipo che peggiorano quando gli operatori degli stabilimenti non rispettano le norme esistenti, ignorando completamente gli standard – già minimi – che dovrebbero proteggere gli animali da estremi atti di crudeltà.

Nei macelli, gli animali vengono uccisi uno a uno davanti agli occhi dei propri compagni, spesso ancora del tutto coscienti nonostante la legge italiana lo vieti espressamente. Troppo spesso infatti i metodi di stordimento risultano essere del tutto inefficaci, provocando atroci sofferenze agli animali che vengono appesi per le zampe e sgozzati ancora vivi.

Spesso inoltre vengono condotti al macello addirittura animali in stato di gravidanza, provocando così la morte non solo della madre ma anche quella del proprio feto. Secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, in Europa le mucche gravide a essere macellate in via del tutto legale sono il 3% del totale, percentuale che si alza in Italia, dove si attesta al 4,5%.

Purtroppo gli atteggiamenti criminosi da parte degli operatori sono incentivati sia dall’insufficienza di controlli costanti su tutte le strutture nazionali, sia dalla mancanza di conseguenze penali concrete e severe per chi infrange la legge. Quando i controlli veterinari inoltre avvengono, ciò che spesso manca è una valutazione davvero indipendente rispetto alla conformità della macellazione: il personale veterinario è infatti assunto dall’azienda, che quindi ha interesse a far valutare il proprio operato in maniera positiva, al di là delle reali condizioni in cui gli animali vengono macellati.

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