Ambiente

Cetacei: il loro peggior nemico? L’uomo

La vita dei mammiferi marini è profondamente influenzata dalle attività umane. Ogni anno, secondo le stime del WWF, ne muoiono 300.000. Intrappolati in reti e attrezzi da pesca o in seguito allo scontro con le imbarcazioni
Credit: Max Lissenden/unsplash
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1 settembre 2022 Aggiornato alle 07:00

Ogni anno nel mondo muoiono circa 300.000 cetacei a causa del bycatch, intrappolati negli attrezzi da pesca e nelle maglie delle reti fantasma.

Per bycatch, infatti, si intende la cattura accidentale di animali durante la pesca, un fenomeno che miete molte vittime fra i mammiferi marini, ma anche tra le tartaruche marine, le razze e gli squali.

I numeri dipendono dagli strumenti utilizzati, che sono a oggi molto più resistenti che in passato e possono essere impiegati anche in aree molto estese. Il problema è che non si tratta di attrezzature selettive, in grado di scegliere cosa catturare.

Oltre a questo dato, già di per sé allarmante, balene, delfini e focene subiscono gli effetti delle attività umane: vengono colpite direttamente dall’intensificazione del traffico navale e di conseguenza dell’inquinamento acustico, mentre indirettamente l’inquinamento chimico e da plastica altera il loro habitat e ha un impatto negativo sulle loro prede.

Sono i dati dell’ultimo rapporto del WWF sulla salute dei cetacei. Assieme all’Università della California Santa Cruz e Oregon State University, l’organizzazione animalista più celebre al mondo ha mappato le rotte migratorie della megafauna marina, sia in zone costiere sia pelagiche.

I mammiferi acquatici infatti per raggiungere alcune zone più adatte all’alimentazione e alla riproduzione, percorrono i cosiddetti corridoi blu, delle sorte di autostrade negli oceani, che consentono loro di muoversi tra habitat interconnessi: questi spostamenti rappresentano dei momenti di grande percolo, in cui questi mammiferi rischiano la propria vita a causa delle attività umane in mare.

Tra le aree chiave per il nutrimento e la cura dei cuccioli vi sono l’Oceano Pacifico orientale, Oceano Indiano, Oceano Meridionale, la porzione sud-ovest e settentrionale dell’Oceano Atlantico e anche il Mar Mediterraneo. Persino nel Santuario Pelagos - un’area che si estende per 87.500 km² e stabilita in base a un accordo tra Italia, Principato di Monaco e Francia per la protezione dei mammiferi marini nel Mediterraneo - ogni anno muoiono molti esemplari: nell’area si concentra oltre il 17% del traffico marittimo mondiale.

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