Economia

Price cap: l’Europa verso una visione comune sull’energia

Per affrontare l’impennata dei prezzi energetici collegata all’invasione dell’Ucraina, la Commissione Ue medita la possibilità di istituire un tetto massimo al prezzo del gas proveniente dalla Russia
Robert Habeck, politico tedesco e ministro dell'economia, all'apertura della fiera internazionale dell'artigianato a Monaco di Baviera lo scorso luglio
Robert Habeck, politico tedesco e ministro dell'economia, all'apertura della fiera internazionale dell'artigianato a Monaco di Baviera lo scorso luglio Credit: Alexander Pohl/Alto Press via ZUMA Press
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31 agosto 2022 Aggiornato alle 15:00

A prezzi estremi, estremi price cap.

È questo il motto che si sta facendo sempre più largo in Europa di fronte all’impennata dei prezzi energetici collegata all’invasione russa dell’Ucraina.

L’idea di porre un tetto massimo al prezzo (price cap) del gas non è nuova.

Da mesi il governo italiano, insieme a Spagna e Grecia, propone questa misura con un duplice intento: mettere al riparo famiglie e imprese dal collasso economico e diminuire allo stesso tempo le entrate della Russia, fornitrice fino all’anno scorso del 45% del gas immesso nel mercato europeo.

Per capire le motivazioni dietro la proposta del price cap bisogna partire dal sistema dei prezzi energetici attuali, che vede legati il prezzo del gas a quello dell’energia elettrica (e quindi alla bolletta).

Questo legame fa sì che alla crescita del prezzo del gas di questi giorni corrisponda un aumento del prezzo dell’energia con chiare ricadute sul benessere di cittadini e aziende.

Dall’inizio della guerra in Ucraina, le tensioni internazionali hanno fatto sì che il prezzo del gas aumentasse.

Questa situazione avvantaggia la Russia che, pur essendo vittima di sanzioni economiche, può permettersi di ridurre il gas destinato all’Europa anche grazie ai proventi sempre più ricchi derivati da prezzi mai così alti.

Tuttavia, l’idea di porre un tetto massimo al prezzo del gas non aveva trovato finora d’accordo Paesi come Germania e Olanda.

Secondo questi governi, la situazione non era abbastanza grave da giustificare una misura di questo tipo e rischiava inoltre di indispettire i nuovi Stati esportatori di gas con cui l’Europa sta cercando di sostituire la Russia come partner energetico.

I record del prezzo del gas di questi giorni (arrivato a 339 euro a megawattora, quando fino a un anno fa era fermo a 30 euro) hanno convinto anche i governi più riluttanti a intervenire.

Lo spartiacque è stato il 29 agosto, quando la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen è intervenuta per dire che “la Commissione sta lavorando a un intervento di emergenza e a una riforma strutturale del mercato elettrico”.

Poche ore dopo è trapelata la notizia di un messaggio scritto dal ministro tedesco dell’Economia Robert Habeck ai ministri dell’Energia degli altri Paesi europei.

Nel testo, Habeck ha fatto sapere che la Germania è pronta a confrontarsi sul price cap al gas e anche sul cosiddetto “decoupling” ovvero l’idea di scindere il prezzo del gas da quello dell’energia.

Entrambi gli interventi sarebbero però strutturali e richiederebbero molto, forse troppo, tempo per essere effettivamente approvati.

Per questo, una delle proposte più concrete sul tavolo è quella di introdurre un price cap solo al gas proveniente dalla Russia.

Una misura che potrebbe essere approvata sotto forma di sanzione. Una riforma più strutturale del mercato è comunque percepita come irrimandabile da molti osservatori e politici europei.

Gli occhi restano quindi puntati sui prossimi incontri europei. Senza dimenticare di sbirciare gli sms del ministro dell’Economia tedesco.

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