Ambiente

Zaporizhzhia: domani l’IAEA visita la centrale

L‘International Atomic Energy Agency visiterà l’impianto nucleare ucraino fino a sabato, per un’ispezione dopo i recenti bombardamenti
La centrale nucleare di Zaporizhzhia
La centrale nucleare di Zaporizhzhia Credit: reduper.com
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30 agosto 2022 Aggiornato alle 19:00

La centrale nucleare di Zaporizhzhia, nel sud-est dell’Ucraina, è sotto il controllo dei russi dopo i bombardamenti del 4 marzo scorso. Da domani (fino a sabato), International Atomic Energy Agency (IAEA) sarà lì in visita per seguire gli sviluppi di una vicenda “incandescente”.

È il più grande impianto nucleare in Europa, il nono più grande al mondo, e costituisce quindi il cuore energetico dell’Ucraina. Ciascuno dei suoi 6 reattori eroga 950 megawatt di energia per un totale di 5.700 megawatt - la centrale nucleare di Chernobyl erogava 3.800 megawatt, circa un terzo in meno - sufficienti ad alimentare 4 milioni di abitazioni.

La centrale si trova sulle rive del fiume Dnieper, a 200 km dalla regione contesa del Donbas, e 550 km a sud-est di Kiev. L’impianto, costruito tra il 1984 e il 1995, produce un quinto dell’energia elettrica dell’Ucraina ed è un reattore nucleare ad acqua pressurizzata: un reattore molto più sicuro di quello esploso a Chernobyl, perché l’acqua che serve a raffreddarlo, radioattiva, è in un circuito separato rispetto a quella che, attraverso il vapore, trasferisce energia alle turbine e all’esterno.

Il direttore generale dell’IAEA, Rafael Grossi, ha annunciato che l’Agenzia nucleare dell’Onu ha formato una squadra che si recherà in visita nella centrale questa settimana. La commissione è composta da esperti indipendenti provenienti da Paesi per lo più neutrali, per questo motivo non ci sarà personale né statunitense né britannico, a causa del loro forte sostegno a Kiev.

Ovviamente lo scambio di accuse tra russi e ucraini sono reciproche: il capo dell’amministrazione militare civile filorussa ha denunciato che nei giorni scorsi le forze ucraine hanno bombardato Energodar, la città in cui si trova l’impianto, colpendo zone residenziali prossime alla centrale.

Il 25, 26 e 28 agosto la centrale è stata nuovamente bombardata ma l’Ucraina non ha informazioni complete sulla natura dei danni, ma l’area colpita è quella dei cosiddetti edifici speciali dell’impianto, situati a 100 metri dagli edifici del reattore, che ospitano gli impianti di trattamento delle acque, le strutture per la gestione delle scorie e le officine di riparazione.

A seguito dei bombardamenti, la centrale era stata disconnessa dalla rete elettrica ma, dopo alcuni giorni di lavori, è giunta la notizia che la linea di alimentazione della centrale al sistema energetico ucraino era stata ripristinata e che questa riceve ora nuovamente l’energia necessaria al suo fabbisogno interno.

Gli ucraini accusano i russi di auto-bombardarsi: in ogni caso anche l’ultimo attacco ha sottolineato come sia tangibile il rischio di un potenziale incidente nucleare). È pertanto tempo di agire e finalmente in settimana, dopo giorni di trattative all’Onu, arriveranno gli ispettori nonostante non sia stato raggiunto l’accordo sul trattato di non proliferazione nucleare, riconosciuto all’unanimità dalla comunità mondiale ma non dalla Russia.

La vicenda è in divenire e bisogna aspettare i risultati dell’ispezione. A oggi, le misurazioni della radioattività del sito rientrano nell’intervallo normale e non vi sono segnali di perdite di idrogeno. Le affermazioni di Zelensky restano dure: «Mosca ha portato l’Europa sull’orlo del disastro nucleare». Non ci resta che sperare che la commissione sia in grado di fare chiarezza su questa situazione.

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