Diritti

Abortire in Usa: va sempre peggio

Negli Stati a guida repubblicana sono entrate in vigore le trigger laws (leggi pensate anni fa per diventare operative dopo la revoca della Roe v. Wade). Per fortuna alcuni giudici stanno cercando di bloccare le nuove restrizioni
Credit: EPA/WILL OLIVER
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
28 agosto 2022 Aggiornato alle 15:00

Negli Stati Uniti numerose leggi che vietano l’aborto sono entrate in vigore o lo faranno entro la fine della settimana, a circa due mesi dall’annullamento della sentenza Roe v. Wade che tutelava il diritto all’aborto di milioni di donne americane.

Attualmente, in più della metà degli Stati Uniti vigono leggi che non permettono o limitano fortemente l’aborto. Alcuni hanno approvato immediatamente dei progetti di legge emanati anni fa, pronti a entrare in vigore una volta caduta la sentenza: le cosiddette trigger laws. Altri, come spiega il New York Times, richiedevano una sorta di approvazione da parte dei leader statali, dal procuratore generale o dai legislatori statali, o una combinazione di entrambi.

Come spiega la Cnn, le regole della Corte Suprema stabiliscono che, dopo aver emesso un parere, la Corte invia una copia certificata della sentenza: il 26 luglio l’ha trasmessa ufficialmente ai tribunali di grado inferiore, aprendo la strada alle restrizioni statali. L’emittente Al Jazeera spiega che la maggior parte di questi Stati avevano già in vigore leggi anti-aborto che impedivano in gran parte ai pazienti di accedere alla procedura.

In Tennessee, fino a giovedì, era possibile abortire fino alla sesta settimana di gravidanza, quando si può rilevare il battito cardiaco del feto: ora la nuova legge vieta la procedura in ogni momento, in caso di stupro o incesto, ma non se se la vita della donna è in pericolo o per un grave rischio di “deterioramento sostanziale e irreversibile” di una funzione corporea.

In Oklahoma, entro la fine della settimana, entrerà in vigore una legge che prevede sanzioni penali più elevate per l’esecuzione di aborti illegali, aggiungendosi alle già dure leggi dello Stato che vietano la procedura.

Di recente l’Idaho ha vietato l’aborto dopo la sesta settimane di gravidanza. La legge del Paese proibisce l’aborto a meno che non sia necessario per prevenire la morte della donna incinta o in situazioni di stupro o incesto che siano state denunciate alle forze dell’ordine.

Un giudice federale dell’Idaho, però, ha emesso un’ordinanza preliminare, mercoledì 24 agosto, che blocca l’applicazione del divieto in caso di emergenze mediche, accogliendo una richiesta dell’amministrazione Biden per cui la norma avrebbe aperto ai medici la possibilità di essere perseguiti per via della legge federale nota come Emergency Medical Treatment and Active Labor Act: li obbliga a fornire cure abortive alle pazienti che rischiano la morte o altre gravi conseguenze a causa di una gravidanza. In questo caso, dunque, il giudice ha concordato con il Dipartimento di Giustizia, secondo cui la legge federale prevarica i divieti statali sull’aborto quando criminalizzano le procedure per le emergenze mediche.

In Texas, invece, è successo l’opposto: nel Paese la legge approvata nel 2021 ha reso illegali gli aborti a meno che la donna incinta non sia a rischio di morte o per “sostanziale menomazione di una delle principali funzioni corporee”, ma non prevede nessuna eccezione in caso di stupro o incesto. Qui il giudice federale ha accolto la richiesta del Texas e di un’organizzazione nazionale che chiedevano di bloccare l’amministrazione dall’utilizzare la legge per imporre ai fornitori di offrire cure abortive alle pazienti in emergenza, a fronte di un divieto statale della procedura.

La Cnn spiega che entrambi i casi potrebbero essere appellati, con la possibilità che nelle prossime settimane venga chiesto alla Corte Suprema di pronunciarsi sulla portata della legge federale e sul fatto che essa prevarichi i divieti statali di aborto in situazioni di emergenza.

In North Dakota la legge che vieta l’aborto nella maggior parte delle circostanze doveva entrare in vigore venerdì, ma un giudice statale ha bloccato il divieto il giorno prima. Attualmente lo Stato consente l’aborto fino a 20 settimane o più, ma l’unica clinica del Paese che pratica la procedura si è spostata oltre i confini del North Dakota all’inizio di agosto. Se la trigger law approvata nel 2007 divenisse la norma, renderebbe l’aborto un reato con ben poche eccezioni: salvare la vita della donna, stupro o incesto.

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