Ambiente

Google e le verità nascoste dell’inquinamento aereo

C’è una funzione del motore di ricerca che indica l’impatto ambientale di ciascun viaggio. Ma Greenpeace sostiene ne abbia cancellato le tracce, a favore dell’industria aeronautica
Credit: Ana Benet/Pexels
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27 agosto 2022 Aggiornato alle 20:00

Google Voli è l’utilissima funzione del motore di ricerca più famoso al mondo, nata per cercare in maniera semplice e veloce i voli con le tariffe più convenienti sul web. Da poco più di un anno, per aiutare i viaggiatori a fare scelte di viaggio più sostenibili, questa funzione si è arricchita di un’informazione importante: insieme al prezzo e alla durata del volo selezionato, infatti, è possibile visualizzare l’impatto generato dal viaggio sull’ambiente, calcolato considerando una combinazione di fattori, come la distanza, il numero di scali, la quantità e la classe dei posti a bordo, il tipo di aereo e i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente.

Fantastico, verrebbe da pensare. L’idea lo è sicuramente, peccato che il servizio non funzioni proprio come dovrebbe: Google su questa informazione non dice proprio tutta la verità.

Infatti, nel calcolo dell’impatto climatico-ambientale, da luglio Google prende in considerazione soltanto la quota di CO2 prodotta dagli aerei, escludendo tutti gli altri fattori che con ogni volo danneggiano il clima e l’ambiente. Come per esempio le cosiddette scie di condensazione, nubi lunghe e sottili che si formano nella parte più alta dell’atmosfera e intrappolano il calore irradiato dalla Terra, producendo un effetto di riscaldamento sul nostro Pianeta.

La scoperta di questa piccola bugia da parte colosso Google si deve al dottor Doug Parr, scienziato capo dell’organizzazione ecologista Greenpeace, che ha denunciato come il motore di ricerca abbia «cancellato dalle sue pagine gran parte dell’impatto climatico generato dall’industria aeronautica» e, di, conseguenza, abbassato il livello di consapevolezza dei passeggeri sull’effetto che ogni viaggio produce sull’ambiente, portandoli potenzialmente spostarsi di più, nella convinzione che il loro volo non sia poi tanto inquinante.

«Siamo nel mezzo di una vera e propria emergenza climatica che le compagnie aeree continuano ad alimentare: è fondamentale che il più grande motore di ricerca del mondo fornisca informazioni decenti sull’impronta climatica di questo settore», ha dichiarato Parr.

Addirittura, molti esperti ritengono che ora i dati di impatto ambientale di ogni viaggio restituiti da Google Voli siano dimezzati rispetto ai dati reali. Infatti, l’aviazione è responsabile soltanto del 2% delle emissioni di CO2 a livello globale, ma il settore causa complessivamente il 3,5% del surriscaldamento provocato da attività umane.

Quello effettuato da Google, quindi, «è un cambiamento che minimizza significativamente l’impatto globale dell’aviazione sull’inquinamento atmosferico», come ha dichiarato David Lee, professore della Manchester Metropolitan University, l’autore della valutazione scientifica più completa sul contributo del trasporto aereo al riscaldamento globale.

Dalla sua, Google ha fatto mea culpa, riconoscendo che oltre ai livelli di CO2 prodotta, andrebbero considerati numerosissimi ulteriori fattori inquinanti per fornire ai viaggiatori un dato quanto più verosimile possibile, e promettendo di intraprendere una strada di collaborazione con la comunità scientifica per elaborare un sistema di calcolo migliore e più realistico.

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