Ambiente

Tuttə a bordo dell’Elephant Express

In Botswana, nella regione del delta del fiume Okavanga, esiste un servizio di trasporto da un villaggio all’altro per garantire la convivenza pacifica tra esseri umani e elefanti
Photographs courtesy of Jonathan Salerno, Lin Cassidy, Michael Drake, and Joel Hartter.
Photographs courtesy of Jonathan Salerno, Lin Cassidy, Michael Drake, and Joel Hartter.
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
25 agosto 2022 Aggiornato alle 11:00

Nel cuore del Botswana, due autobus sfrecciano da una parte all’altra della regione attorno al delta dell’Okavanga, trasportando ə propriə passeggerə nei villaggi vicini. Un’area di straordinaria bellezza, che si estende per 2 milioni di ettari nel nord-ovest del Paese. Sulla fiancata delle due vetture campeggia l’immagine di un elefante e la scritta “Elephant Express”.

Il Botswana ospita la più grande popolazione di elefanti al mondo: circa 130.000 esemplari. Mentre i numeri triplicavano negli ultimi 2 decenni, l’aumento degli insediamenti umani nel Panhandle orientale ha comportato la trasformazione di vaste porzioni di terre selvagge in campi coltivati.

La conseguenza è stata l’intensificarsi degli scontri e degli incidenti tra gli esseri umani e gli elefanti. Tra il 2009 e il 2019 le autorità locali hanno registrato circa 67 morti e 26 feriti. Entrambi sono tra i numeri più alti di vittime dovute ad animali selvatici del Paese.

«C’è un’evidente sovrappopolazione di elefanti concentrata in Botswana», che a sua volta crea situazioni di tensione e conflitto, ha spiegato alla Bbc Nyambe Nyambe, direttore della Kavango-Zambezi Transfortier Conservation Area - KAZA (l’area protetta più grande del mondo che abbraccia Angola, Botswana, Namibia, Zambia e Zimbabawe).

Nel 2020 l’organizzazione no profit Ecoexist, nata nel 2013 per promuovere la convivenza e l’armonia tra umani ed elefanti, ha lanciato il servizio navetta “Elephant Express” che punta a collegare i villaggi costruiti lungo la foce ramificata del fiume. «Il suo obiettivo principale è ridurre i conflitti e promuovere la convivenza», afferma Othusitse Mosupi, coordinatore sul campo presso l’organizzazione.

I due furgoncini coprono un raggio di 200 km tra Seronga e Guidgwa che si trovano sulle estremità della V della foce del fiume Okavango. È uno dei pochi servizi di trasporto forniti sul territorio: per il resto la popolazione è abbandonata a se stessa e al rischio di incidenti con gli elefanti.

I 6 villaggi coinvolti nell’iniziativa hanno pagato il prezzo più alto in termini di vite umane, spiega Mosupi. Secondo diverse fonti locali, circa 2 persone all’anno vengono schiacciate dagli elefanti in questa parte del delta.

Il Dipartimento della fauna selvatica e dei parchi nazionali (DWNP) ha affermato che il Ngambiland, il distretto più ampio in cui si dipana la foce del corso d’acqua, ha registrato 3 morti e un ferito da elefante nel 2019 e 4 morti e 2 feriti tra gli esseri umani nel 2020. Neppure gli animali ne escono indenni però. Nella regione del delta, ogni anno, nei conflitti vengono uccisi circa 25 elefanti.

Gli abitanti dei villaggi che costellano le rive del fiume convivono ormai da tempo con la paura: è un timore talmente radicato da aver pian piano modificato lo stile di vita di migliaia di persone residenti nella zona.

Il principale problema è rappresentato dalla distruzione dei raccolti da parte degli elefanti: tra il 2009 e il 2015, i giganteschi mammiferi hanno compiuto 1.518 scorribande nei campi coltivati della zona, arrecando gravi danni ai raccolti, risorsa fondamentale per il sostentamento dei contadini e delle loro famiglie. Tanto che nel 2019 il governo del Botswana ha revocato un divieto di caccia agli elefanti quinquennale per consentire agli agricoltori di proteggersi dagli attacchi.

L’altra grande fonte di preoccupazione era poi costituita dal tragitto di bambini e bambine dalle proprie case alla scuola, spesso al di fuori dei confini del villaggio. I due minibus di Ecoexist ora trasportano circa 170 scolarə e 40 studenti più grandi iscritti alla Botswana Open University, ma anche operatorə sanitariə in cliniche, ospedali o a casa di pazienti.

«Medici e infermieri possono usufruire del servizio per raggiungere luoghi in cui è difficile accedere al servizio sanitario - ha raccontato Anna Songhurst, biologa ambientalista e co-fondatrice di Ecoexist - Durante i blocchi di Covid-19, i bus hanno trasportato il personale nelle fattorie. Prima del 2020, molti pazienti, anche se malati, non si recavano negli ambulatori o nelle cliniche per il terrore di incontrare gli elefanti lungo la strada».

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