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Svolta President*, Luciana Lamorgese

È la terza donna nella storia della Repubblica Italiana a ottenere il ruolo di Ministra dell’Interno
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29 novembre 2021 Aggiornato alle 18:54

In questi giorni nel mirino di Matteo Salvini e Giorgia Meloni c’è Luciana Lamorgese. Lei, 68 anni, abituata a gestire momenti di crisi e di emergenza, è stata posta alla guida del Ministero dell’Interno per “spoliticizzarlo”. e ora invece si trova nell’occhio del ciclone, criticata a destra, ma anche a sinistra.

Originaria di Potenza, laurea con lode in Giurisprudenza alla Federico II e una grande esperienza nella pubblica amministrazione, nel 1979 - a 25 anni - entra nella prefettura di Varese. Un ambiente più raccolto, organizzativamente più facile da gestire, in netto contrasto con quello di Roma in cui giunge l’anno seguente: la macchina della pubblica amministrazione nella capitale è grande e dispersiva, ma rappresenta un periodo fondamentale della sua formazione, fatto di lunghe riunioni e tavoli di lavoro, alla direzione di vari uffici, tra cui l’ufficio concorsi e quello legislativo.

Poi, il biennio alla prefettura di Venezia, stagione che la stessa Lamorgese ricorda con piacere, per il clima di estrema collaborazione con le istituzioni e il fascino eterno della città, dove resta a vivere fino al 2017, anno in cui viene promossa da Marco Minniti a prefetto di Milano: è la prima donna a rivestire questo ruolo.

I rapporti tra Lamorgese e Salvini, a quei tempi, sono molto più distesi. Da poco insediata alla prefettura del capoluogo lombardo, infatti, organizza un’imponente operazione presso la Stazione Centrale, in coordinamento con il questore, intercettando in qualche modo le richieste del leader leghista sulla gestione dell’ordine pubblico di Milano. Bloccate le vie di fuga, le forze dell’ordine procedono all’identificazione di decine di extracomunitari e quelli sprovvisti di permesso di soggiorno vengono prontamente condotti in questura.

Se da una parte il leader della Lega la acclama a suon di “Finalmente un bel blitz con elicotteri e cavalli. Grazie a Dio, pulizia”, dall’altra la linea così dura in tema di sicurezza della Lamorgese suscita qualche perplessità. Durante il suo mandato, si registra un calo dei reati nel capoluogo lombardo, tant’è che il giorno del suo pensionamento riceve una targa di ringraziamento proprio da Matteo Salvini.

Presente ai tanti summit europei sul tema dell’immigrazione, ritiene che l’approccio debba essere di tipo strutturale: il fenomeno migratorio non va insomma gestito solo come un’emergenza, vivendo nel timore di una situazione incontrollabile. L’accordo di Malta del 2019 rappresenta in questo contesto un cambio di marcia nell’affrontare la questione.

Nel Conte-uno, richiamata dalle istituzioni dopo appena un mese dal suo pensionamento, viene nominata Consigliere di Stato. L’anno seguente assume l’incarico di Ministra dell’Interno nel Conte-bis: è la terza donna nella storia della Repubblica Italiana a ottenere questo ruolo, dopo Rosa Russo Iervolino nel governo D’Alema I e Annamaria Cancellieri nel governo Monti. Agli inizi del 2020 deve fronteggiare, assieme al governo, la pandemia di Covid-19. Nelle zone rosse del settentrione dispiega 585 unità tra polizia e forze armate, mentre al Sud intensifica i controlli sanitari su migranti ed equipaggi.

Viene confermata come ministra anche nel governo Draghi, in carica dagli inizi del 2021. Si accendono, però, le polemiche rispetto alla gestione dell’ordine pubblico nel corso dell’anno. In estate, decide di non ordinare lo sgombero di un rave party non autorizzato in provincia di Viterbo durato giorni, con migliaia di partecipanti giunti da tutta Europa. Poi, il 9 ottobre a Roma, l’assalto di un corteo di facinorosi, perlopiù esponenti di Forza Nuova, alla sede nazionale della CGIL. Anche lì, le viene imputata scarsa previdenza e addirittura c’è chi parla di strategia della tensione, a ridosso delle amministrative di quest’autunno. Stessa dinamica per le manifestazioni di Trieste.