Futuro

Sì Airbnb no party

La piattaforma statunitense ha implementato una tecnologia volta a escludere gli ospiti che vorrebbero organizzare delle feste private negli alloggi prenotati
Credit: Credit: Dia Mrad
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
21 agosto 2022 Aggiornato alle 09:00

I party non sono cosa gradita ad Airbnb.

La piattaforma statunitense nata nel 2007 da due host che decisero di accogliere per la prima volta tre ospiti nella loro casa di San Francisco, implementerà una tecnologia in grado di escludere gli ospiti che prenotano alloggi per organizzare feste private.

A giugno l’azienda aveva annunciato che il divieto di organizzare feste all’interno degli alloggi, prima temporaneo, sarebbe diventato permanente, parte integrante delle sue politiche volte a rispettare la comunità ospitante, il vicinato e la proprietà. Il nuovo strumento, testato in Australia e presto introdotto in Canada e negli Stati Uniti, identificherà le “prenotazioni potenzialmente ad alto rischio” e impedirà “a quegli utenti di sfruttare la nostra piattaforma”.

Si tratta di una versione più sofisticata del sistema under 25, in vigore in Nord America dal 2020, che esclude dalle prenotazioni nella zona gli ospiti minori di 25 anni senza recensioni positive.

Airbnb esamina fattori come la cronologia delle recensioni positive (o la loro mancanza), la permanenza dell’ospite su Airbnb, la durata del suo soggiorno, la distanza dall’alloggio, la scelta del fine settimana rispetto ai giorni feriali, e molti altri. La tecnologia è progettata per impedire che un tentativo di prenotazione “pericoloso” per la quiete del vicinato vada a buon fine.

Chi non sarà in grado di prenotare un alloggio a causa della nuova tecnologia, avrà la possibilità di prenotare una camera d’albergo o una stanza privata (in alternativa a un’intera abitazione, in cui è meno probabile che sia presente l’host) tramite Airbnb stessa.

Inizialmente la società aveva dichiarato che il divieto di organizzare feste era parte delle politiche volte a mitigare la diffusione del Covid-19, oltre a una risposta alla chiusura di bar e pub, che spingeva molti utenti a festeggiare nelle case in affitto. Fino alla pandemia, Airbnb aveva dato agli host la possibilità di scegliere se consentire o meno agli ospiti di organizzare feste. Poi, nel 2019, una nuova regola ha vietato le feste open-invite, quelle annunciate dagli ospiti sui social network.

Ma da quando la nuova tecnologia è stata testata in Australia, «abbiamo assistito a un calo del 35% delle feste non autorizzate nelle aree dell’Australia in cui è stata applicata», ha spiegato la piattaforma. I risultati sono stati così efficaci che la società spera in un successo simile anche in Canada e Usa. E se qualcuno sospetta che una casa nel proprio quartiere sia stata affittata da qualcuno che ha aggirato il sistema per organizzare una festa, Airbnb fornisce una linea di assistenza da contattare.

La piattaforma pensa che la tecnologia avrà “un impatto positivo sulla sicurezza della nostra comunità”, pur nella consapevolezza che “nessun sistema è perfetto”.

Leggi anche
Els è una host di Roma che ha ospitato un rifugiato attraverso Airbnb.
solidarietà
di Chiara Manetti 3 min lettura
Innovazione
di Chiara Guzzonato 3 min lettura