Diritti

La Russia accusa Marina Ovsyannikova di fake news

La giornalista ed ex dipendente della TV di stato russa aveva protestato contro la guerra in diretta televisiva e poi davanti al Cremlino. Il tribunale l’ha condannata a due mesi di arresti domiciliari
L'ex giornalista della TV di Stato russa Channel One, Marina Ovsyannikova, viene scortata per partecipare a un'udienza presso il tribunale del distretto di Basmanny a Mosca, Russia, l'11 agosto 2022.
L'ex giornalista della TV di Stato russa Channel One, Marina Ovsyannikova, viene scortata per partecipare a un'udienza presso il tribunale del distretto di Basmanny a Mosca, Russia, l'11 agosto 2022. Credit: EPA/MAXIM SHIPENKOV
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
12 agosto 2022 Aggiornato alle 21:00

Il 14 marzo 2022, circa tre settimane dopo l’inizio della guerra in Ucraina, il telegiornale della tv di stato russa venne interrotto dall’irruzione, in diretta, di una donna che teneva un cartello che recitava “No alla guerra. Fermate la guerra. Non credete alla propaganda. Vi stanno mentendo”. Era la giornalista Marina Ovsyannikova.

Quel giorno comparve dietro alla conduttrice e iniziò a gridare “Stop alla guerra. No alla guerra”. Venne oscurata poco dopo da Channel One, che mandò in onda un servizio per coprire non solo la sua figura, ma anche le sue parole di protesta. Oggi, a più di cinque mesi dal 24 febbraio 2022, un tribunale di Mosca l’ha condannata a due mesi di arresti domiciliari per una protesta risalente a luglio. L’agenzia di stampa Interfax ha detto che Ovsyannikova dovrà rimanervi fino al 9 ottobre.

L’episodio del cartello in diretta televisiva non è un caso isolato: la giornalista, nata in Ucraina 44 anni fa, è stata accusata di aver diffuso false informazioni sulle forze armate del Paese durante una protesta risalente al 15 luglio, quando si trovava su un argine del fiume di fronte al Cremlino con un cartello che diceva: “Putin è un assassino. I suoi soldati sono fascisti. 352 bambini sono morti. Quanti altri bambini devono morire perché smetta?”. Ovsyannikova ha poi pubblicato, sul suo canale Telegram, delle foto che mostravano il suo atto di dissenso.

Mercoledì 10 agosto un gruppo di dieci agenti del comitato investigativo si è introdotto con la forza in casa sua intorno alle 6 del mattino, spaventando la figlia piccola e perquisendo l’abitazione. Dopo aver sequestrato diversi telefoni e un computer, l’hanno portata via e lasciata per la notte in una struttura di detenzione temporanea. Ovsyannikova ha denunciato in un post su Facebook ciò che le stava accadendo, contestando l’accusa di diffondere informazioni false: “Sono falsi gli oltre 350 bambini morti in Ucraina?”.

La decisione del tribunale distrettuale Basmanny di Mosca è arrivata meno di un giorno dopo. Dmitri Zakhvatov, l’avvocato della signora Ovsyannikova, membro del gruppo per i diritti civili Ovd-Info ha scritto in un post su Telegram che la sua cliente ha rischiato fino a 10 anni di prigione in base a un nuovo articolo del codice penale russo, introdotto dopo l’inizio della guerra in Ucraina.

In questi mesi Ovsyannikova aveva lasciato il lavoro a Channel One e aveva continuato a criticare apertamente la guerra. Lunedì scorso era stata multata (per la seconda volta) per 650 dollari, riferisce il New York Times, per aver screditato le forze armate russe.

Ovsyannikova aveva anche cercato di lasciare il Paese, ma l’Ucraina l’aveva respinta perché considerata legata, in passato, alla propaganda di Mosca. Era anche riuscita a scappare in Germania, dove aveva lavorato per il quotidiano Die Welt, ma poi era tornata in Russia all’inizio di luglio per proseguire la sua battaglia.

Da quando il presidente Vladimir Putin ha inviato le truppe in Ucraina, migliaia di russi hanno protestato contro la guerra. Il governo russo ha risposto prontamente rendendo illegali tutte le critiche al conflitto, chiamato inizialmente “operazione militare” volto a denazificare il Paese.

Da allora più di 200 persone sono state incriminate per aver espresso il proprio dissenso e sono stati effettuati 16.427 arresti per la presa di posizione contro la guerra, secondo Ovd-Info. La Federazione europea dei giornalisti, intanto, ha condannato duramente la detenzione della cronista e di tutti quei cittadini russi che “osano dire la verità circa la guerra in Ucraina”.

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