(Under current)
Ambiente

Please look down, che sta cambiando la corrente

Nel silenzio del mare, la corrente atlantica che da sempre regola il nostro clima, sta perdendo stabilità anche a causa del surriscaldamento globale innescato dall’uomo. Cosa potrebbe significare? Un’Europa con dieci gradi in meno, livelli del mare sempre più alti e addio milioni di creature
di Giacomo Talignani
Tempo di lettura 4 min lettura
2 gennaio 2022 Aggiornato alle 18:00

Che accade se si inceppa il nastro trasportatore del mondo? E come potrebbe cambiare il clima in Italia e in tutta Europa se muta persino la grande corrente? Domande lecite da crisi climatica in corso: per non liquidarle con una semplice risata - come farebbe il personaggio interpretato da Meryl Streep in Don’t Look Up - forse vale la pena iniziare a guardare “giù” e ascoltare le ultime indicazioni fornite dalla scienza su un pericoloso cambiamento delle correnti atlantiche.

Il clima mite in Europa, così come molti altri scenari di temperature accettabili nel nord del mondo, sono legati da secoli all’invisibile nastro trasportatore del Pianeta: il sistema di corrente oceanica nota come AMOC (Atlantic meridional overturning circulation), dai noi conosciuto anche come “capovolgimento meridionale della circolazione atlantica”, un processo che di fatto mantiene gli ecosistemi marini e la vita. Di cosa si tratta? Nel silenzio del mare, questa corrente dai tropici trasporta lungo l’Atlantico acqua calda e di superficie fino all’Artico. Questo passaggio, anche grazie alle correnti che riscaldano l’aria circostante mentre viaggiano verso nord, consente le miti temperature che conosciamo nel Vecchio continente.

Una volta arrivata lassù, tra acque dolci e cambiamento della salinità, le correnti sprofondano più in profondità e tornano indietro trasportando acqua fredda verso sud. Questo meccanismo, secondo gli scienziati, come raccontato da un gruppo di ricercatori internazionali di recente anche su Nature, negli ultimi mille anni si è però indebolito, sia per cause naturali sia per l’ingerenza dell’uomo che con le sue emissioni ha accelerato il cambiamento climatico.

Oggi la circolazione atlantica trasporta infatti meno calore. Se le correnti nei decenni si indebolissero ancora, ci si avvicinerebbe a una soglia critica, un punto di non ritorno tale da influenzare pesantemente il nostro clima. Se si “bloccasse” l’AMOC, per ora un’ipotesi lontana, gli scienziati prevedono un abbassamento di almeno 10 gradi delle temperature medie in Europa, la produzione agricola potrebbe collassare insieme all’economia e il livello del mare, su varie coste del mondo, potrebbe alzarsi a tal punto da impattare su centinaia di città. Una “catastrofe globale”, l’ha definita Stefan Rahmstorf, ricercatore del Potsdam Institute for Climate Impact Research. Sarebbero a rischio milioni di vite umane e di tantissime specie, dalle alghe sino agli orsi polari o le balene. Per ora sul futuro dell’AMOC c’è molta incertezza, ci si basa su modelli climatici e matematici.

Si sa però che c’è una effettiva perdita di stabilità: anche la corrente del Golfo, che dal golfo del Messico trasporta acqua tropicale verso nord, e che fa parte del processo AMOC, negli ultimi 1600 anni non è mai stata così debole. Uno dei fattori che sta modificando questa stabilità è per esempio la salinità. Con i ghiacci dell’Artico che come sappiamo si stanno sciogliendo, l’acqua dolce rilasciata, così come le piogge più intense, la altera, a tal punto che già dalla metà del XX secolo c’è stato un indebolimento del 15% della corrente. Se continuasse così, entro fine secolo potrebbe indebolirsi anche del 45%, rendendo l’Europa gelida. Per ora è solo uno scenario, ma gli esperti - compresi quelli dell’Ipcc (International Panel on Climate Change) - confermano che si perdesse ulteriore stabilità allora sarebbero guai seri. Sebbene rimanga una ipotesi, purtroppo però ci sono già segnali scoraggianti, come la prima pioggia sulla calotta glaciale della Groenlandia che si è verificata quest’anno.

Parte di questo cambiamento, su come sta evolvendo l’Artico, è chiamato “atlantificazione”, ed è l’oggetto di studio di alcune missioni che ci aiuteranno a capire come e quanto sta cambiando la corrente atlantica. Una di queste è un progetto chiamato “RAPID” che sta raccogliendo centinaia di dati, grazie ai sensori nei mari, per comprendere cosa avviene nella rete delle correnti. Fra i suoi obiettivi c’è quello di chiarire quanto le emissioni dell’uomo e il surriscaldamento globale stanno impattando su AMOC e, soprattutto, se nei prossimi decenni potrebbe collassare.

Difficile comprendere ora come cambierà ancora la corrente, ma è certo che nel tempo si è sempre più avvicinata al suo punto critico. Dunque, se non inizieremo a guardare “giù”, se non invertiremo davvero la rotta dell’emergenza climatica - come ricorda Niklas Boers, professore della Technical University di Monaco - “ad ogni tonnellata in più di gas serra, probabilmente spingeremo il sistema sempre oltre”, proprio verso quel drammatico punto di non ritorno.

Leggi anche
In Antartide con “Beyond Epica”, alla ricerca del clima che fu
In Antartide con “Beyond Epica”, alla ricerca del clima che fu
Ambiente
di Redazione 2 min lettura