Ambiente

La querelle (in)giustificata sui JovaBeachParty

Chi ha criticato i concerti da 50.000 persone sulla spiaggia sa bene che non sono l’unico fenomeno che devasta il litorale italiano
Credit: ANSA / MICHELE LUGARESI MAIKID
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12 agosto 2022 Aggiornato alle 06:30

Soffia tempesta sulle spiagge italiane. Nulla a che vedere con il cambiamento climatico.

Si tratta della polemica balneare infiammata dal cantante Jovanotti, criticato aspramente da cittadine e cittadini che ritengono che il suo show #JovaBeachParty (prossima tappa Area Naturale Rocella Jonica) arrechi danno alla natura, nonostante il protocollo di sostenibilità adottato dalla società che gestisce il tour, Trident Music.

L’escalation c’è stata a seguito di un video pubblicato dallo stesso Jovanotti dove definisce chi lo critica come econazista: “Il nostro show non distrugge nessun ecosistema, anzi portiamo le spiagge a un livello migliore di come le troviamo ce lo riconoscono le amministrazioni – queste le parole su Instagram – non è un progetto “greenwash”, che è una parola che mi fa cagare, una parola finta, un hashtag e gli hashtag sapete dove dovete metterveli”.

Ambientalisti ovviamente e giustamente risentiti, si sono scagliati contro il cantante ricambiando l’epiteto e denunciando l’assurdità di un maxi evento, popolare e amato, quanto controverso.

L’obiettivo di questa opinione tuttavia non è quella di entrare nel merito della querelle, balneare appunto, ma di analizzare a sangue freddo (corroborato dalle temperature miti della montagna) l’accaduto e fare attenzione alle parole e ai fenomeni sottesi.

Partiamo da quanto detto dal noto cantante cinquantacinquenne, lanciato da Claudio Cecchetto, artista poliedrico e apprezzato.

In preda al fastidio di chi, pensando di fare una cosa buona per l’ambiente, bollino Wwf incluso, si trova attaccato dagli ambientalisti, ha sbottato in modo poco consono al suo approccio positivo, da buono universale.

Eco-nazi è una parola che se indirizza a qualcuno dovrebbe essere considerata diffamazione. È un insulto la parola nazista, il peggiore.

Non ci si aspettava però che a usare Eco-nazi fosse il Jova.

Fino a oggi veniva usata limitatamente nella galassia populista, di quelli che usano lemmi come “gretini”, per cui il clima si va raffreddando e altre fandonie.

L’uso da parte del cantante è segnale di un’evidente popolarizzazione e volgarizzazione della distinzione tra ecologisti apocalittici e integrati, tra un approccio tranchant, senza compromesso, radicale e uno dialogante, integrativo, ottimista. Due approcci, unico risultato, che sia la decarbonizzazione dell’economia o la tutela della biodiversità.

Una distinzione pericolosa però, dato che viene sempre più usata dalla destra per dividere il fronte ecologista (si legga a proposito La Nuova Guerra del Clima, di Michael Mann) e confondere le acque. Chi ha urgenza, e non vuole compromesso sulle questioni ambientali diventa un eco-nazi, un radicale da chi cerca un maggiore compromesso (ma gli obiettivi sono gli stessi), da isolare e criticare con ferocia.

Non a caso il primo a saltare sul carrozzone di Jova “contro gli eco-nazi” è stato Matteo Salvini. “Fare polemiche ideologiche pseudo-ambientaliste perché uno va a fare un concerto in spiaggia mi sembra veramente triste”. Ha detto il leader della Lega, peraltro a margine della visita a un canile di Milano.

Sono seguiti altre accorate espressioni di solidarietà dalla galassia della destra, che si appresta a prendere voti insultando proprio il mondo ecologista radicale.

Econazi non è l’unico termine che emerge dal video. Jovanotti infatti si mette anche a farneticare sul concetto di greenwashing. Questo è un termine importante che definisce con chiarezza chi fa finta di rendere più sostenibile la propria impresa.

È innegabile che nella transizione ecologica del mondo industriale, come nella politica, c’è chi si mette in gioco e chi fa un mero esercizio di comunicazione per acchiappare consenso o visibilità.

Chi si dipinge di verde non solo inganna le persone, ma oggi, perlomeno per le aziende, si prospetta il reato di fronte alla pratica di greenwashing. Esattamente come il falso in bilancio, presto il falso in bilancio di sostenibilità sarà sanzionabile.

Quindi meglio evitare di usare parolacce per un fenomeno grave, complesso e che definirà la transizione ecologica nei prossimi venticinque anni.

Il tema però più interessante da riflettere, in tutto questo trambusto, è il ruolo della spiaggia, “vittima” dei concerti del #JovaBeachParty. Il punto lo tocca inintenzionalmente Matteo Salvini: “Se uno pensa di salvare l’ambiente fermando i concerti di Jovanotti ha sbagliato a capire”, ha detto sempre durante la foto-op con i cani senza padrone (nuovi neonati da tenere in braccio).

Ovviamente chi ha criticato i party da 50.000 persone sulla spiaggia sa bene che non sono l’unico fenomeno che devasta il litorale italiano. Eppure non si riflette mai a sufficienza sull’impatto complessivo degli stabilimenti balneari e altri esercizi commerciali sugli ecosistemi e sulla bellezza dei litorali italiani. Distese di bagni di dubbio gusto, bar e ristoranti, lidi, con decine di milioni di persone che calpestano, divelgono, sporcano, liberi dal peso della vita lavorativa e quindi giustamente distratti, hanno un impatto di magnitudine ben più grande. In proporzione in JovaBeachParty è un granello di sabbia.

Eppure, se si provasse a criticare gli stabilimenti balneari di Ostia, delle Marche, della Liguria e via a seguire, chiedendo di restituire la spiaggia libera, ci si ritroverebbe presto sotto scorta, minacciati e insultati. Ancora di più se si provasse a boicottarli chiedendo di spostarsi via dalla spiaggia.

Abbiamo concesso devastazioni di ogni tipo e il nuovo decreto sulle concessioni balneari (in vigore dal 2024) non fa molto di più che garantire l’accessibilità a tutti (ma l’occupazione della spiaggia ai privati viene ampliata). Sarebbe interessante per il mondo ambientalista avere un confronto con Assobalneari più che con un cantante per capire come tutelare le coste italiane e proteggerle, magari riportandole a uno stato di equilibrio ecologico e di adattamento climatico (anche perché nei prossimi anni l’erosione costiera costerà ai balneari milioni di euro, che toccherà pagare ai contribuenti).

Forse sarebbe bello che proprio Jovanotti diventasse il paladino di questa battaglia, per restituire una parte delle spiagge ai balli di notte, a chi si porta la stuoia da casa, alle stelle (materia di cui sono fatte anche le canzoni), e agli animali e alle piante che le abitano e le tutelano.

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