Diritti

Gaza: arrivata la (fragile) tregua

Dopo tre giorni di bombardamenti, Israele e il gruppo armato palestinese della Jihad islamica hanno sospeso gli attacchi. Le Nazioni Unite parlano di atti illegali e irresponsabili
Un bambino camina all'interno di un edificio pesantemente danneggiato nella città di Gaza, in seguito al cessate il fuoco tra Israele e Palestinesi. La tregua ha posto fine a tre giorni di intense violenze transfrontaliere iniziate venerdì
Un bambino camina all'interno di un edificio pesantemente danneggiato nella città di Gaza, in seguito al cessate il fuoco tra Israele e Palestinesi. La tregua ha posto fine a tre giorni di intense violenze transfrontaliere iniziate venerdì Credit: Ashraf Amra/APA Images via ZUMA Press Wire)
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
8 agosto 2022 Aggiornato alle 21:00

«La situazione a Gaza è sull’orlo di una crisi umanitaria». A parlare è Francesca Albanese, relatrice speciale per le Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nel Territori palestinesi occupati da Israele dal 1967, contattata dall’emittente Al Jazeera.

Nella tarda serata di domenica 7 agosto, dopo tre giorni di violenze, è entrato in vigore il cessate il fuoco grazie alla mediazione dell’Egitto: alle 23:30 ora locale, nonostante una raffica di raid aerei israeliani e numerosi attacchi missilistici palestinesi fino all’ultimo minuto, la tregua è iniziata e i bombardamenti che a Gaza hanno ucciso 44 palestinesi, tra cui 15 bambini, si sono interrotti.

«Il cessate il fuoco è un passo nella giusta direzione per fermare lo spargimento di sangue. Invito tutte le parti a rispettarlo», ha scritto su Twitter Albanese. «La situazione di tutte le vittime deve essere affrontata e gli aiuti umanitari devono essere rapidamente ammessi a Gaza per alleviare il peso delle vittime». Secondo Albanese i raid aerei «non solo sono illegali, ma irresponsabili» perché Gerusalemme potrebbe aver violato il diritto internazionale: per questo la relatrice ha chiesto alle Nazioni Unite di indagare sulle responsabilità di Israele.

Entrambe le parti hanno concordato di fermare gli attacchi, ma se una delle due ricomincerà l’altra risponderà con forza a qualsiasi violenza. Per ora, però, il cessate il fuoco sta tenendo, secondo fonti locali, e gli uffici del governo di Gaza riapriranno le porte al pubblico, così come le università.

Tutto è iniziato venerdì 5 agosto, con Israele che ha bombardato Gaza, radendo al suolo edifici e colpendo i campi profughi in tutto il territorio. L’esercito israeliano ha detto di aver preso di mira i membri della Jihad islamica, il gruppo militante palestinese considerato terroristico da Stati Uniti, Unione europea e Israele, compresi gli alti comandanti del gruppo. Ma secondo i funzionari palestinesi, quasi la metà delle 44 persone morte erano civili.

L’obiettivo era Tayseer Jabari, capo delle operazioni della Jihad islamica nel nord della Striscia di Gaza, ucciso nell’attacco di venerdì.

Il giorno dopo Israele ha ucciso Khaled Mansour, il capo delle operazioni della Jihad islamica nel sud di Gaza, in un attacco aereo che ha demolito una casa a Rafah, vicino al confine con l’Egitto.

Come riporta Al Jazeera, la Jihad islamica ha risposto lanciando centinaia di razzi, ma la maggior parte è stata intercettata o fatta saltare in aria dal sistema di difesa Iron Dome, che avrebbe abbattuto il 97% dei missili lanciati dalla striscia assediata. I servizi di emergenza israeliani hanno detto che 3 persone in Israele sono state ferite da schegge, mentre altre 31 sono state ferite leggermente.

Inoltre, sarebbero rimasti feriti almeno 350 civili palestinesi. L’elevato numero di vittime e la devastazione lasciata dai bombardamenti hanno reso questi attacchi i peggiori a Gaza dalla guerra degli 11 giorni dell’anno scorso, che aveva portato alla morte di almeno 250 persone tra i palestinesi e 13 in Israele.

La tregua di domenica è stata mediata dall’Egitto, con l’aiuto di Qatar e Nazioni Unite: in una dichiarazione pubblicata sabato 6 agosto, quando le vittime erano solo 13 tra i palestinesi (di cui un bambino di 5 anni e una donna), la coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite nel territorio, Lynn Hastings, aveva espresso la sua grave preoccupazione per la violenza in atto.

Hastings aveva avvertito che il carburante per la centrale elettrica di Gaza stava per esaurirsi, l’elettricità era stata tagliata e le strutture dei servizi di base erano a rischio. Ora, dopo l’annuncio della tregua, decine di persone sono scese in piazza a festeggiare. Un residente ha detto all’agenzia France Press che a causa dei bombardamenti, del caldo e dei razzi non dormivano da giorni.

L’inviato delle Nazioni Unite per il Medio Oriente Tor Wennesland ha accolto con favore il cessate il fuoco, sottolineando il suo impegno a «fare tutto il possibile» per porre fine all’escalation, garantire la sicurezza della popolazione civile e «dare seguito al fascicolo dei prigionieri palestinesi». Il segretario generale della Jihad islamica, infatti, ha affermato che uno degli accordi chiave era la garanzia che l’Egitto avrebbe lavorato per il rilascio di due dei leader del gruppo che sono detenuti da Israele.

Secondo Ali Abunimah, il direttore di The Electronic Intifada, un sito web che si concentra sui palestinesi sotto occupazione, l’equilibrio è molto fragile. «Probabilmente succederà di nuovo. Non so dire se sarà tra un giorno, una settimana, un mese o un anno. Ma continuerà ad accadere perché Israele gode della totale impunità per i suoi crimini contro il popolo palestinese, e non solo, ma del pieno e attivo sostegno», ha spiegato a Al Jazeera. Non basterà una tregua.

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