Bambini

Conosci il parentese? È la lingua canterina dei tuoi genitori

Gli studiosi e le studiose hanno scoperto che i genitori del mondo intero parlano tutti nello stesso modo ai loro piccoli. E che, cantando, si impara di più
Credit: Illustrazione Rocco di Liso
Tempo di lettura 3 min lettura
6 agosto 2022 Aggiornato alle 11:00

Ninna nanna, ninna oh, questo bimbo a chi lo do? Io lo do allo scienziato, che si studia cos’ha imparato. Io lo do alla linguista, che si studia cosa capisce. Io lo do al suo papà, che gli parla come un baccalà. Io lo do alla sua mamma, con la bocca come una capanna.

Se gli studiosi e le studiose potessero cantare per annunciare al mondo le loro scoperte, intonerebbero questa strana ninna nanna. Perché è di ninna nanne che si tratta, e di bambini piccolissimi e di genitori che sembrano tutti rincitrulliti di felicità e invece stanno facendo una cosa importantissima.

Cos’è stato scoperto? È stato scoperto che in tantissimi Paesi dove si parlano lingue diversissime, i genitori parlano tutti uguale ai bimbi piccoli piccoli. Non è proprio una lingua ma un modo di parlare che gli scienziati e le scienziate hanno chiamato il “parentese”, cioè la lingua dei genitori (ma tutti i parenti la parlano).

Hai presente quando Dori, la pesciolina smemorata di Alla ricerca di Nemo, parla il “balenese” strascicando le parole e aprendo la bocca tantissimo? Be’, il parentese non è poi così diverso, a parte il fatto che non si parla sott’acqua con qualche gigantesco mammifero marino.

Gli studiosi e le studiose hanno registrato più di 1000 mamme e papà da tutto il mondo mentre parlano ai loro piccoli e hanno trovato dei punti in comune. Facci caso anche tu se hai un fratellino, una sorellina o qualche cuginetto appena nato. Per parlarci, gli adulti alzano la voce e spalancano gli occhi e la bocca per fare le vocali grandi grandi. Possono essere dei gran noiosoni tra loro ma, di fronte a un bambino o una bambina molto piccoli, cantano, fanno su e giù con la voce e sembrano pronti a farsi arruolare in un circo.

Hai ragione, quando noi grandi facciamo così possiamo pure sembrare più scemi del solito, ma la scienza ci ha dato ragione. Si è capito che così i bambini piccoli imparano un sacco di cose perché vedono bene la bocca di chi parla e capiscono dagli occhi strabuzzati se la persona che hanno davanti è felice, triste, arrabbiata o sorpresa.

Gli studiosi e le studiose hanno anche capito un’altra cosa bellissima e interessantissima. Cantando, si impara di più. Grandi e piccoli capiscono e si ricordano meglio le cose se le sentono in musica. Non solo, le canzoni hanno un effetto super calmante e non importa in che lingua vengano cantate. Un bambino o una bambina italiani che ascoltano una ninna nanna in mandarino, in norvegese o in swaili si rilassano uguale, anche se non capiscono le parole, perché la musica dolce e la voce tenera di chi canta fanno tutto il lavoro.

Insomma, sembra proprio che ai cuccioli di essere umano del mondo intero, la musica e il suono della voce servano per imparare a diventare un essere umano grande, che parla, ragiona, si muove e ha il cuore pieno di sentimenti ed emozioni. Forse anche noi grandi dovremmo cantare di più: sembreremmo forse un po’ più scemi, ma saremmo sicuramente meno stupidini.

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