Diritti

C’è un pastificio gestito da donne afghane

Da quando i talebani hanno ripreso il potere a Kabul le donne sono ricadute in un incubo. Ma c’è ancora qualche fiaba da raccontare con un lieto fine. Come quella di Sima e del suo locale, che sopravvive grazie all’impegno quotidiano di 11 mamme
Tempo di lettura 4 min lettura
11 agosto 2022 Aggiornato alle 11:00

C’era una volta un pastificio, le sue nove lavoratrici e Sima, una giovane donna e piccola imprenditrice del nord dell’Afghanistan.

Sembra l’inizio di una fiaba e forse un po’ lo è: c’è una storia bellissima da raccontare, c’è l’incubo che spezza il sogno, ma poi c’è anche il lieto fine.

Di quelli che ci fanno ancora sognare e sperare in qualcosa di bello.

Sima è una giovane donna afghana che, nel 2018, decide di aprire il suo pastificio e avviare un’attività che nel giro di pochissimo tempo, arriva a dare lavoro a nove donne, tutte con storie difficili alle spalle e famiglie numerose da mantenere.

Il pastificio funziona, il lavoro non manca, tanto che Sima inizia a firmare contratti con ministeri, Ong e ospedali locali per la vendita della pasta.

Addirittura la sua attività viene insignita, nello stesso anno, del premio Bibi Khadija Annual Award (un premio della Camera di Commercio femminile dedicato alle donne imprenditrici il cui lavoro ha un impatto riconosciuto in Afghanistan), che ne ha riconosciuto la qualità di produzione e le potenzialità.

Sembra procedere tutto a gonfie vele e il sogno di una vita pare diventare realtà. Poi l’incubo. La bolla che scoppia. Tutto che si frantuma.

Nell’agosto 2021 i talebani riprendono il potere e Sima, le sue collaboratrici e le donne afghane perdono ogni cosa: il materiale dell’attività viene requisito, le donne mandate a casa, il pastificio obbligato a chiudere.

Quello che resta di tanti sacrifici sono le macchine a manovella per fare la sfoglia, che Sima riesce a portar via.

Con i talebani al potere non c’è posto per le donne. Né speranza di una vita normale.

Ma Sima non si arrende, per la sua famiglia e per il suo pastificio.

La svolta per lei arriva in un giorno qualsiasi, l’ennesimo di lavoro sotto il sole, coperta dal burqa, a vendere sciarpe e abiti tradizionali.

Quel giorno Sima incontra Selene Biffi, imprenditrice sociale attiva in Afghanistan sin dal 2009 e fondatrice di She Works for Peace, un’associazione no-profit che supporta oltre 300 donne e le loro micro-imprese in Afghanistan.

È il giorno in cui tutto cambia, di nuovo. Selene, infatti, ascoltando al storia di Sima, non esita neanche un attimo prima di decidere di aiutarla e fornirle il supporto necessario per far ripartire il pastificio e da subito si mette in contatto con la Girolomoni, una cooperativa agricola impegnata nella produzione e commercializzazione di prodotti da agricoltura biologica e specializzata nella produzione di pasta.

La Girolomoni ha già messo a disposizione un piccolo kit di primo soccorso per la sopravvivenza del pastificio fino ad agosto: ci sono i fondi per il salario delle dipendenti, per l’acquisto dei prodotti, per l’elettricità, il trasporto dei materiali, gli strumenti per la lavorazione e il confezionamento della pasta.

Così, grazie all’aiuto di Selene Biffi e alla partnership tra She Works for Peace e Girolomoni, il pastificio ha potuto riaprire: a oggi vi lavorano undici donne, inclusa Sima.

Tutte hanno famiglie numerose (tra i 2 e i 6 figli), storie dolorose e difficili alle spalle e, spesso, sono vedove o con mariti malati.

Unica fonte di sostentamento economico in casa, dunque.

Se fino a pochi mesi fa Sima non aveva più speranze di riprendere in mano il suo sogno, oggi si concede anche la possibilità di uno sguardo al futuro: gli obiettivi sono quelli di espandere il mercato di riferimento al di là dell’Afghanistan, vendendo il proprio prodotto ad altri Paesi dell’Asia Centrale, e puntare alla creazione di opportunità di lavoro per tutte le donne afghane.

Ma questo sarà possibile solo grazie all’aiuto di enti e aziende che decideranno di unirsi alla causa portata avanti da Girolomoni, che su Facebook lancia un appello: “Chiediamo ad altre aziende di unirsi a noi: senza fondi ulteriori, la vita del pastificio è a rischio già dai prossimi mesi”.

C’è il coraggio delle donne, la loro determinazione e la loro voglia di farcela. Ora serve la forza dell’unione per non lasciarle sole e mantenere viva la fiamma della loro speranza

Leggi anche
Economia
di Simone Spetia 2 min lettura
Una donna afghana che indossa il burqa cammina in una strada di Kabul.
Discriminazioni
di Valeria Pantani 3 min lettura